La pandemia

Ventilatori, un mese di ritardi. “E se ne parlava da febbraio”

Forniture e numeri - Locatelli (Consiglio superiore di sanità): “Sapevamo da subito di dover comprare i respiratori”. Ma si son mossi il 5 marzo. Ancora 793 morti, frenano i contagi

25 Marzo 2020

Sapevano dall’inizio di dover rafforzare le terapie intensive, fin “dai primi di febbraio” come dice il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Ma è passato un mese prima che il ministero della Salute avviasse l’acquisto di apparecchi ventilatori. Solo il 5 marzo la Protezione civile ha ricevuto l’indicazione di comprarne 2.325; solo il giorno dopo è partito il bando Consip per altri 5.000 macchine per la terapia intensiva e subintensiva (gli ormai noti caschi Cpap) ma le consegne non potevano essere immediate e infatti sono ancora in corso.

Speciale Coronavirus - iscriviti alla newsletter e ricevi gli ultimi aggiornamenti nella tua casella.

ISCRIVITI

Il 5 marzo si contavano 148 morti e 3.858 contagiati, già 244 erano i ricoverati nelle terapie intensive lombarde che avevano allora circa 600 letti (ma ovviamente non solo per i malati Covid e comunque il 30 per cento dovrebbe rimanere libero). Il 3 marzo il Fatto titolava: “Lombardia: in 72 ore terapie intensive al collasso”. E i contagi aumentavano tra il 20 e il 28 per cento al giorno. L’Italia aveva in tutto 5.300 posti, la Germania ne ha 28 mila. Centinaia di persone, secondo testimonianze che sarà difficile smentire, sono morte in Lombardia e altrove per carenza di posti, perché si è costretti a intubare chi ha più chance di farcela. Era fin troppo nota, dagli studi sulla Cina, la gravità delle polmoniti interstiziali provocate dal virus Sars-Cov 2 – , evidenziata fin dal 12 gennaio dal ministero nelle linee guida per gli operatori sanitari – e di conseguenza il probabile sovraccarico delle rianimazioni. Infatti il professor Locatelli, presidente del Css, ieri l’ha spiegato ai colleghi dell’Ansa: dei ventilatori da comprare si era parlato subito nel Comitato scientifico che affianca il governo. “Dai primi di febbraio”, ha detto. “Da quando si è avuto dai modelli previsionali contezza di quello che avrebbe potuto essere, in funzione dell’indice di contagiosità, quello che si chiama ‘R con 0’”, ha sottolineato, “un secondo dopo si è cominciato a ragionare di acquisti di ventilatori, di dispositivi per la ventilazione non invasiva e di mascherine, non c’è stato un minimo di esitazione.” Hanno ragionato molto a lungo, dovranno spiegarlo il governo, i suoi consulenti e i dirigenti del ministero della Salute. Anche il bando per assumere medici e infermieri è arrivato solo il 6 marzo, quando tutti sapevano che mancava personale negli ospedali. Le mascherine, come sappiamo, erano state ordinate ma non sono arrivate dall’estero, con i risultati che abbiamo visto e il prezzo intollerabile pagato da medici e infermieri.

L’epidemia, intanto, prosegue il suo corso. Un alto numero di decessi, 743 in un giorno di cui 420 nella sola Lombardia, porta il bilancio a 6.820 morti in poco più di un mese e attenua l’ottimismo di lunedì, secondo giorno di minore incremento. Però, secondo gli esperti, i morti di ieri sono i contagiati di circa due settimane fa, quando il divieto di uscire di casa era appena entrato in vigore in Lombardia (9 marzo) e non ancora tutta Italia (è dell’11 marzo).

I contagi rilevati in Italia – che come ormai sappiamo sono solo una parte del totale, da metà a un decimo a seconda delle stime e tenendo conto degli asintomatici e di migliaia di tamponi non fatti per i ritardi delle Asl – sono 69.176 , cioè 5.249 in più rispetto a lunedì per un incremento dell’8,21 per cento contro l’8,1 per cento di lunedì. Non ci sono brutte notizie dal Centro Sud. Diminuisce ancora il numero degli attualmente positivi, cioè al netto di morti e guariti: sono 54.030, con un incremento di 3.612 che è inferiore a lunedì e a domenica. Gli analisti dicono che l’atteso picco potrebbe essere vicino. Fabrizio Nicastri, fisico dell’Istituto di astrofisica (Inaf) che si concentra sui decessi perché ritiene inaffidabili i dati sui contagi, lo vede attorno al 29 marzo. Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr e analizza anche i dati locali, vede una sessantina di province (su 107) oltre il picco. È chiaro che si continuerà a contare morti e contagi anche dopo il picco. Ci vorrà tempo prima di riavvicinarci alla normalità.

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione