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Coronavirus, la bozza del decreto: dalla cassa in deroga ai congedi per chi ha figli a casa

Le nuove misure - Pronte le integrazioni salariali ai lavoratori se le fabbriche chiuderanno. E i sindacati cambiano linea: ora fermiamo la produzione

11 Marzo 2020

Mentre Confindustria fa le barricate contro l’ipotesi di una chiusura della produzione al Nord, il governo prepara le misure a sostegno dei lavoratori nel caso del blocco della produzione. Le bozze sono conosciute anche dai vertici sindacali e il cuore del provvedimento è chiaro all’articolo 1: “È prevista una nuova causale ‘emergenza Covid-19’ della durata massima di nove settimane, in deroga a tutti i limiti temporali” per erogare ammortizzatori come cassa integrazione ordinaria e in deroga, assegni ordinari del Fondo di solidarietà, indennità di disoccupazione, ma anche congedi parentali e coperture di malattia.

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Il provvedimento ammonta a 3,5 miliardi e stima una platea di beneficiari del 25% dei lavoratori complessivi. La Cig. Il costo maggiore, 1,829 miliardi, è dato dalla Cassa integrazione ordinaria per chi non ha altro sostegno al reddito. Questa scatta “in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, previo accordo con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale” e prevede trattamenti per la durata della sospensione del rapporto di lavoro e comunque per un periodo non superiore a nove settimane”.

La platea stimata è di 2,6 milioni di lavoratori (compresi gli agricoli) “con una retribuzione media mensile 2019 pari a 1.259,7 euro”. Si stima però un ricorso alla prestazione del 50%.

I congedi. Altra misura importante riguarda i congedi parentali in conseguenza della chiusura delle scuole e dei servizi per l’infanzia. Il congedo, dal costo di 706 milioni complessivi, viene ipotizzato “per un numero medio di giornate pari a 10”.

L’indennità proposta, per figli tra 0 e 12 anni di età, è commisurata “all’80% della retribuzione di riferimento per retribuzioni fino a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione (513 euro) e al 30%per retribuzioni superiori a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione”. In alternativa al congedo parentale, si prevede un voucher “di importo pari a 600 euro”.

La terza voce è data dall’assegno ordinario dei Fondi di solidarietà e dalle integrazioni salariali per “lavoratori dipendenti già tutelati da forme di sostegno al reddito”. Si tratta di 429 milioni di cui 361 per l’assegno ordinario che verrà erogato considerando un ricorso da parte del 40% delle aziende che impiegano da 5 a 15 dipendenti, ognuna per il 40% del proprio organico. La prestazione media stimata è di 1,5 mesi.

Malattia. È di 129 milioni il costo per la misura che prevede l’equiparazione alla malattia del periodo trascorso in quarantena, mentre si prevede la proroga dei termini di presentazione per la Naspi (disoccupazione) e la Dis.Coll (indennità per i collaboratori).

L’intervento dovrebbe dare corso all’idea del governo di non lasciare nessuno per strada, anche se alcune delle misure non garantiscono di per sé il mantenimento del posto di lavoro.

Il cambio sindacale. È con l’occhio a queste misure che si registra un diverso atteggiamento da parte sindacale. Dopo aver sposato la linea confindustriale della produzione che non si deve fermare – Maurizio Landini era andato negli studi di Lucia Annunziata insieme al presidente di Confindustria per dare forza al messaggio –, ieri Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al premier Conte per chiedere “una riduzione modulata (dal rallentamento fino alla sospensione momentanea) dell’attività lavorativa manifatturiera e dei servizi” fino al 3 aprile.

Il sindacato si è accorto che i lavoratori hanno paura e temono di non avere adeguate coperture sanitarie sul posto di lavoro. E questo ha aperto una riflessione forse sottovalutata una settimana fa. Anche perché la pressione di Confindustria, o la stessa paura di non preservare i posti di lavoro, spinge per comportamenti più prudenti.

Ma il problema non può essere aggirato. Un call center di Roma della Telecom con postazioni tutte attaccate, un’azienda in Abruzzo che la sera raccoglie le mascherine per poi utilizzarle il giorno dopo (fonte sindacale). La campagna #iorestoacasa finora si è fermata davanti ai posti di lavoro. In molti non sono d’accordo.

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