L’analisi

Coronavirus, perché essere ottimisti (o pessimisti)

6 Marzo 2020

È nel pieno del lavoro, all’ospedale Sacco di Milano. Maria Rita Gismondo da due settimane, con la sue équipe del laboratorio di microbiologia clinica e virologia, analizza tamponi di possibili contagiati. La sua proposta, già nei primi giorni dell’emergenza, è stata non esagerare con l’allarme. Continua a ritenere che “la situazione sia sotto controllo e che sia necessario mantenere la calma”. Ma senza abbassare la guardia. Con lei proviamo a stilare un elenco dei motivi per cui essere preoccupati e attenti; e di quelli per cui essere invece più rassicurati e tranquilli.

Perché essere pessimisti

Ecco cinque motivi per cui essere preoccupati e attenti secondo la professoressa Maria Rita Gismondo dell’Ospedale Sacco di Milano.

1. Un Paese di anziani

Siamo una popolazione vecchia, con un alto numero di anziani (oltre 15 mila le persone sopra i cento anni): secondi al mondo, dopo il Giappone, per longevità. Sappiamo che gli anziani sono i più colpiti dal coronavirus. Per questo motivo, dunque, nel nostro Paese è possibile una più ampia diffusione e penetrazione dell’infezione da Covid-19.

2. L’onda lunga

In questo momento stiamo vivendo l’onda lunga dei contagi partiti dal primo focolaio, quello della Bassa lodigiana. Abbiamo avuto molti casi, che necessitano peraltro di cure intensive, concentrati in un periodo molto breve. La percentuale è contenuta, ma il numero assoluto è alto. Il vero problema, oggi, è riuscire ad avere una risposta rapida dall’organizzazione sanitaria sotto pressione.

3. L’errore

Abbiamo fatto un errore, che si ripercuote sull’immagine internazionale dell’Italia: siamo stati i primi a comunicare il numero dei soggetti trovati positivi al virus, lasciando intendere che fossero malati. Ma sappiamo che è così soltanto nel 10% dei positivi, mentre la maggior parte guarisce senza alcun supporto sanitario.

4. tranquillizziamoci

È scattato in Italia quel fenomeno che gli psicologi sociali chiamano “iper-tranquillizzazione”: quando ci sono troppi messaggi tranquillizzanti, scatta la reazione opposta e la gente si allarma.

5. Il sistema sanitario

Abbiamo una sanità spezzettata, regione per regione. Questo non aiuta le misure di contenimento, a oggi l’unico mezzo che abbiamo contro il virus. Ma i provvedimenti dovrebbero essere uguali su tutto il territorio nazionale. Le regioni ancora non esposte devono sentirsi nello stesso livello di rischio delle altre, perché la gente in Italia, come dimostrato, viaggia e gira per il Paese. Se posso aggiungere un sesto motivo di preoccupazione, questo riguarda la politica. La sfiducia e la confusione dei cittadini sono alimentate dalle polemiche e dai continui litigi dei politici. Una quarantena utile potrebbe essere la quarantena mediatica di tutti i politici.

Perché essere ottimisti

Ecco cinque motivi per essere più tranquilli secondo la professoressa Maria Rita Gismondo dell’Ospedale Sacco di Milano.

1. Il pericolo contenuto

I contagiati oggi sono migliaia e aumenteranno. Ma questo, da una parte, ci invita a vivere con prudenza e a fare di tutto per contenere il contagio. Dall’altra, ci permette di affermare che il pericolo di ammalarsi è molto basso e, soprattutto, che è ancor più basso il rischio di ammalarsi gravemente.

2. La natura dei decessi

I decessi sono quasi totalmente dovuti all’ulteriore aggravamento di condizioni patologiche gravi pregresse. Può sembrare un ragionamento cinico, ma ci permette di affermare che chi è in buone condizioni di salute di partenza, in caso sia contagiato dal virus difficilmente rischia le conseguenze più gravi.

3. L’essere responsabili

I cittadini hanno dimostrato in queste settimane una buona reazione individuale, assumendosi responsabilità, accettando limitazioni di movimento e comportamenti prudenti e igienicamente corretti. C’è da sperare che tutto ciò si diffonda ancor più nelle prossime settimane.

4. I nostri medici

Questa crisi sanitaria, che diventerà anche economica, ci sta insegnando l’importanza dei medici e dell’assistenza sanitaria, a cui non bisogna pensare soltanto nei momenti di crisi. Speriamo che molti giovani medici vengano assunti e che questa crisi diventi un’occasione affinché la nostra “vecchia” sanità si rifornisca di nuove energie.

5. Il mondo e i confini

In un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci sta dimostrando che i confini non esistono, che i muri non fermano il contagio. Dobbiamo fare del nostro meglio per evitare che il contagio si diffonda, praticare comportamenti virtuosi per diminuire le occasioni di diffusione del virus. Ma sapendo che il mondo non si può fermare.

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