Il focolaio

Coronavirus, in Lombardia corsa contro il tempo per i letti negli ospedali. Sos terapia intensiva: “In 3 giorni posti finiti”

Si cercano 350 letti in più. Dopo Lodi e Cremona, allarme Crema. Due guariti in zona rossa

3 Marzo 2020

Prima di tutto una notizia confortante: due contagiati della zona rossa nel Basso lodigiano ricoverati al Sacco di Milano ieri sono stati dimessi perché guariti. Al netto di questo, la situazione resta ancora critica. Il virus cresce in modo esponenziale e il picco non è stato raggiunto. Risultato: la curva nei prossimi giorni continuerà a progredire. La Lombardia rappresenta il focolaio principale e il più preoccupante. Se giovedì 20 febbraio alle 21 avevamo il primo paziente affetto da Covid-19, ieri il numero dei positivi si attestava a 1.254 e 38 decessi con un totale nazionale che sfiorava i 1.850. Nessun dubbio che la vera emergenza sia oggi la Lombardia e alcune sue province. L’ondata dei contagi rischia di ribaltare l’intero sistema sanitario regionale. Con un’ultima emergenza, la mancanza dei posti letto per la terapia intensiva. Secondo i dati raccolti dalla sezione lombarda dell’Associazione anestesisti rianimatori italiani (Aaroi-Emac) a oggi nella regione ci sono liberi poco meno di 30 posti. Il resto, circa 900 (prima dell’epidemia erano 600), è occupato da pazienti con altre sintomatologie e dai 150 positivi al Covid-19. Con cifre del genere e vista la progressione del virus SarsCov2 che porta in rianimazione circa 13 persone ogni 24 ore è evidente che in meno di tre giorni la Lombardia andrà incontro a una saturazione e a una emergenza conclamata per la terapia intensiva, dove i contagiati possono sopravvivere con la respirazione assistita.

Il tema è stato affrontato ieri durante il punto stampa dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera. La Regione sta lavorando per altri 200 posti. L’obiettivo, anche grazie alla collaborazione del settore privato, è quello di arrivare a 350 in più. Si lavora, spiega sempre l’Aaroi, per trasformare le sale delle terapie sub-intensive in intensive. Molte sale chiuse per mancanza di personale sono state riaperte. Al netto di questo, un altro vero problema è proprio il personale composto da anestesisti e rianimatori. Ad oggi, secondo le ultime stime, per essere a regime solo in Lombardia mancano circa 400 operatori sanitari specializzati. Sempre ieri, il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha firmato un pacchetto da 40 milioni per l’acquisto di materiali vari, come i Cpap (Continuous Positive Airway Pressure), sorta di caschi irrorati di ossigeno e in generale per l’incremento delle stesse terapie intensive . Lo strumento necessario è il respiratore, ma non solo. Sappiamo, per come è stato spiegato dai medici, che chi arriva in pronto soccorso ha spesso una situazione già compromessa. Questo implica il trasferimento diretto in rianimazione. Qui i trattamenti sono vari. Ad oggi, ad esempio, dei circa 150 ricoveri, quattro vengono trattati in Ecmo, ovvero con un sistema che si sostituisce al funzionamento del cuore e dei polmoni. Oggi in Lombardia solo quattro ospedali hanno questo strumento salva-vita: Monza, il San Raffaele e il Policlinico di Milano e il San Matteo di Pavia dove è ricoverato il paziente uno. In molti ospedali della Lombardia, dunque, le terapie intensive sono complete. È successo a Lodi e Cremona, sta avvenendo all’ospedale Maggiore di Crema che, suo malgrado, si trova tra i due focolai più importanti d’Europa, quello del Lodigiano e quello del Cremonese.

L’emergenza qui è iniziata venerdì, quando l’ospedale di Lodi è andato in tilt con circa 100 accessi quotidiani di presunti Covid-19 al pronto soccorso. Da Lodi molti pazienti sono stati dirottati a Crema. Ieri qui un anestesista e una infermiera sono risultati positivi e subito sono stati ricoverati. La direzione generale ha comunicato che la stessa Areu sta dirottando le ambulanze su altre strutture per evitare il collasso di Crema, dove ieri sera la riorganizzazione della struttura ha portato ad avere altri 70 posti letti, ma non di terapia intensiva. I contagi continuano. Gli over 65 rappresentano il 53% dei positivi in Lombardia, di questi il 68% è in rianimazione. La Regione ieri ha registrato un altro dipendente contagiato, si tratta dell’assessore allo Sviluppo sostenibile Alessandro Mattinzoli subito ricoverato. Tutta la giunta si è sottoposta al tampone. Il 26 febbraio Mattinzoli a Roma ha incontrato il ministro Stefano Patuanelli. I controlli al ministero dello Sviluppo economico hanno dato esito negativo. Intanto il paziente uno del Pirellone, una collaboratrice del presidente Fontana, è stata dimessa: proseguirà la quarantena a casa.

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