FQ MillenniuM

Nord contro Sud, 160 anni dopo. Ma se il Mezzogiorno ripartisse, saremmo ricchi come la Germania. Su FQ MillenniuM in edicola

Sul nuovo numero del mensile diretto da Peter Gomez, inchieste e approfondimenti su una frattura territoriale "unica a livello europeo". Fra richieste di autonomia delle regioni ricche e un ritrovato "orgoglio terrone" venato di nostalgie borboniche, i numeri dicono che far ripartire l'economia meridionale sarebbe un bene per tutti. Parla il ministro Provenzano: "Diecimila nuovi tecnici negli enti locali, ma chi non agisce deve essere commissariato dalla Stato"

14 Febbraio 2020

Potremmo essere come la Germania, o almeno la Francia. Dal punto di vista economico, s’intende. Potremmo essere il Paese più ricco d’Europa, o giù di lì, se lo sviluppo del Sud seguisse una logica industriale simile a quella del Nord. Lo sostengono due economisti autorevoli, Alberto Quadrio Curzio, presidente emerito dell’Accademia dei Lincei, e Marco Fortis (già consigliere d’amministrazione della Rai). “La Germania è ancora molto distante, ma la Francia è raggiungibile”, chiarisce Quadrio Curzio a FQ MillenniuM, il mensile diretto da Peter Gomez in edicola da domani con un numero dedicato – con inchieste, reportage, interviste – alla questione Nord-Sud.

Non solo irrisolta 160 anni dopo l’Unità d’Italia, ma aggravata soprattutto dalla crisi economica di questi anni. I settori da cui ripartire con investimenti mirati in infrastrutture e non a pioggia ci sono: dall’agroalimentare ai porti, oltre al turismo. Potremmo essere la Germania, invece negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Sud un milione e 183 mila residenti: la metà giovani tra i 15 e i 34 anni, un quinto laureati, si legge nell’ultimo rapporto Svimez. Certo, le differenze territoriali esistono ovunque, Germania compresa. Ma l’Italia “è un caso unico a livello europeo per la consistenza del divario e per la sua durata nel tempo”, ha scritto recentemente su Meridiana Carlo Trigilia, sociologo già ministro per la Coesione territoriale nel governo Letta. Snocciolando i dati – il Pil pro capite al Sud si dimezza, l’occupazione femminile pure e così via – Trigilia conclude che il Sud sarebbe collassato da tempo se non ci fossero due “ammortizzatori”: l’economia in nero – che FQ MillenniuM racconta in un reportage da Misterbianco, alle porte di Catania – e appunto l’emigrazione.

Nulla ammortizza però la caduta dei servizi pubblici essenziali. A Milano, per dire, c’è posto al nido per 36 bambini su 100, a Napoli soltanto per 11. Sul fronte dell’occupazione, nelle tre province meridionali che stanno meglio (L’Aquila, Teramo e Chieti) ci sono meno opportunità di lavoro che nelle tre settentrionali messe peggio (Novara, Rimini e Imperia). Non stupisce dunque che 160 anni dopo l’Unità, lo scontro fra Nord e Sud resti incandescente, anche dopo la svolta sovranista della Lega un tempo nordica: da un lato, la richiesta di autonomia differenziata proveniente dalle regioni più ricche – Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna – che rischia di allargare la frattura; dall’altro un revival di orgoglio “terrone” venato di nostalgie borboniche, con le truppe dei Savoia paragonate ai nazisti e i briganti trasfigurati in ottocenteschi Che Guevara. Fra gli opposti estremismi, chi studia a fondo la questione indica una strada diversa. “Il Nord è locomotiva se il Sud riprende a camminare, altrimenti si ritrova vagone della Germania”, dice il ministro per la Coesione Peppe Provenzano in una lunga intervista. E annuncia i suoi provvedimenti per il rilancio, a partire da 300 tecnici dell’Agenzia della Coesione “che dovranno sporcarsi le scarpe per sostenere gli enti bisognosi di capitale umano a progettare e realizzare gli interventi”. E in prospettiva, “il reclutamento di diecimila tecnici per attrezzare l’amministrazione, sia quella regionale che locale, ai livelli più alti di competenza”. E chi ci garantisce che le nuove risorse non si disperdano in ruberie e sprechi? “Di fronte all’inadempienza altrui, lo Stato commissaria, sostituisce, manda a casa. Fa saltare il banco delle convenienze occulte”.

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione