L’intervista

Morta Jole Santelli, intervistata dal Fatto Quotidiano parlò della sua malattia: “Non voglio che mi perseguiti”

Jole Santelli - La candidata governatrice del centrodestra e il tumore: “Lo sanno tutti, ma non voglio che mi perseguiti. L’oncologo mi ha dato l’ok”

12 Gennaio 2020

“Quando una persona subisce un attacco così violento alla propria vita, quando il dolore fisico si fa radicale e incomprimibile, allora quella persona ha due strade: deprimersi e farsi portare via dalla corrente, scegliere che il destino scelga per lei. Oppure attivarsi, concentrarsi e soprattutto ribellarsi. Io sono una persona danneggiata dalla malattia. Quel verbo e quella parola sono gli esiti della lettura del libro di Josephine Hurt (Il danno, appunto) che mi è stato di grande aiuto. Mi hanno obbligata a inquadrare l’esatta misura del dolore e di testare la capacità di replicare alla sofferenza, addirittura di resistervi e infine di dominarla”.

Jole Santelli ha cinquant’anni, già cinque legislature alle spalle, è candidata del centrodestra alla guida della regione Calabria e racconta, su una panchina del corso principale di Cosenza, la sua nuova vita. Anzi la sua doppia vita: un po’ candidata, un po’ ammalata. “Non ho mai nascosto la mia malattia, qui in città tutti sanno, non voglio neanche però che essa mi perseguiti. Spero di parlare con lei anche di quel che ho in mente per la Calabria”.

Guidare la Regione esige un impegno fisico notevole. Chi si candida a una responsabilità così rilevante deve averne la possibilità di farvi fronte. Non è una curiosità morbosa domandarle quindi di una condizione che, secondo i suoi avversari, potrebbe portarle anche qualche voto in più.
Quando Silvio Berlusconi mi offre la candidatura ringrazio felice, ma chiedo due minuti prima di accettare. Chiudo la telefonata e formo il numero del mio oncologo: posso candidarmi? Posso onorare il mandato quinquennale? Il medico risponde: non solo puoi candidarti, ma mi auguro che io possa essere il tuo consulente negli anni della presidenza.

La Calabria è stata così sgovernata che la sanità pubblica assomiglia a un mattatoio. La sua regione spende centinaia e centinaia di milioni di euro per far curare altrove i suoi abitanti. Adesso lei si ritrova ad essere cliente del disastro provocato dal ceto politico che soprattutto in lei si identifica. Il destino sembra vendicarsi.
In ogni comizio racconto dei nostri errori. Errori della mia parte politica ed errori dell’altra parte politica. Non dimentico, riconosco.

Riconosce, però oggi alla sua manifestazione hanno partecipato fior di squali della politica calabrese. Famelici acchiappavoti.
Non sono più famelici di tanti altri, e non addossi loro tutte le responsabilità di questo mondo.

Lei dice di essere ribelle e poi pare il cane da guardia del grande gregge. Può farne a meno dell’ipocrisia.
La malattia, caro amico, ti dà tanti dolori ma ti fa un grande regalo: ti fa conoscere la libertà, ti aiuta a non avere paura di niente, a non rispettare più le convenienze. Quindi, altro che ipocrita!

La sua ribellione dovrebbe misurarsi nei volti nuovi e non nella sfilata dei soliti noti.
Forza Italia ha giovani capaci, ed in quelli ripongo la mia speranza. È colpa mia se lei non li conosce? Venga, glieli faccio vedere. Hanno tutti curriculum eccellenti, al riparo di ogni possibile ombra.

Ecco Maurizio Gasparri che viene a salutarla. Parlavamo del nuovo… Tutto torna.
Il 26 gennaio si vota non solo per cambiare la Calabria, ma per mutare le sorti del governo. Quindi è del tutto comprensibile che i leader nazionali si impegnino.

La Calabria è una cascina piena di pacchetti di voti e di distributori in attesa del miglior offerente…
La Calabria è meglio di quel che lei pensa. È meglio di come la giudicano i giornali. La Calabria è molto di più.

Si faccia curare in Calabria. Trovi un lavoro in Calabria. Scelga di aprire un’attività imprenditoriale in Calabria.
Io sono in cura presso il reparto di oncologia di Paola. Sorpreso, vero? Da noi ci sono medici eccellenti.

Le eccellenze in un mare di incompetenza, di clientelismo, di ignavia, annegano come sassolini nello stagno.
Lo so lo so, tante cose non vanno. E io proverò a cambiare.

Già ha vinto?
I voti si conteranno il 27 gennaio.

Salvini è salito con lei sul palco?
Due volte, e tornerà ancora.

Il suo vice, nel caso, sarà della Lega?
Se si vince si vede chi ha in termini di rappresentanza il diritto di sedere in giunta.

Ci sarà una gara alle preferenze. Chi più ne ha più bravo sarà.
Nessuna gara, ma chi gode del voto popolare avrà pure da esercitare un qualche diritto? O deve vergognarsene?

La Calabria si sta svuotando, è in limine mortis.

Ho due sorelle. Ambedue vivevano a Roma. Una ha scelto di andare in Germania, l’altra di tornare in Calabria. Come vede la realtà non è bianca o nera: ci sono i grigi in mezzo. Voi vedete questa terra sempre allo stesso modo. Si chiama cliché.

È la realtà che racconta sempre la stessa verità: malaffare, sudditanza della politica alla criminalità organizzata, incapacità di guardare lontano.
Chi fa politica deve guardare lontano.

Dovremo dunque aspettarci un repulisti da lei?
Le ricordo che la malattia, oltre alla disgrazia, mi ha dato la fortuna di non aver paura della libertà, di essere libera e di sentirmi tale. E non ho paura del coraggio che serve perché quello l’ho dovuto conoscere così bene che è divenuto un amico fraterno.

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