Catanzaro

Catanzaro, indagini sul procuratore aggiunto Vincenzo Luberto per corruzione aggravata dal metodo mafioso

Il procuratore aggiunto avrebbe accettato doni dall’ex parlamentare Aiello

Di Vincenzo Iurillo e Lucio Musolino
13 Dicembre 2019

Il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto è indagato per corruzione aggravata dal metodo mafioso. L’accusa formulata dalla Procura di Salerno è contenuta in un decreto di perquisizione eseguito nei giorni scorsi da agenti di polizia giudiziaria provenienti dal capoluogo di provincia campano. Gli inquirenti erano alla ricerca di tracce e riscontri relativi al capo di imputazione riportato sul decreto di perquisizione secondo cui il procuratore avrebbe ricevuto in dono dei viaggi da un ex parlamentare del Partito democratico, Ferdinando Aiello, con il quale è in rapporti di amicizia. Anche Aiello è stato perquisito. L’aggravante mafiosa sarebbe scattata perché, dagli elementi in mano ai pm, sarebbero emersi contatti del politico cosentino con ambienti legati alla criminalità organizzata.

L’inchiesta è partita dopo che nell’ambito di un’altra indagine condotta dalla Dda di Catanzaro è emerso il nome di Luberto. Dunque, come impone l’articolo 11 del codice di procedura penale, il procuratore Nicola Gratteri ha stralciato gli atti riguardanti il suo procuratore aggiunto per trasmetterli per competenza ai colleghi di Salerno.

Dopo i primi accertamenti, per riscontrare gli elementi contro Luberto, il procuratore reggente Luca Masini ha ritenuto necessario perquisire sia l’abitazione del magistrato a Cosenza sia il suo ufficio che si affaccia su via Falcone e Borsellino a Catanzaro. Gli investigatori avrebbero controllato pure il cellulare di servizio, nel tentativo di dimostrare i rapporti con l’ex parlamentare del Partito democratico.

La corruzione non sarebbe l’unico reato contestato al giudice Vincenzo Luberto. Ma l’inchiesta non è chiusa e quindi si tratta di accuse provvisorie sulle quali la Procura salernitana sta compiendo doverosi accertamenti anche a garanzia del collega calabrese che ora potrà difendersi e spiegare la sua versione dei fatti nel corso del procedimento penale.

Inoltre, come è prassi in questi casi, i capi di imputazione di Luberto sono stati trasmessi al Procuratore generale della Cassazione e al Csm, competenti per gli eventuali aspetti disciplinari di una vicenda i cui contorni si stanno disegnando poco alla volta.

Secondo le anticipazioni del Fatto Quotidiano risalenti a gennaio scorso, anni fa Luberto era stato già indagato dalla Procura di Salerno con ipotesi di rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio. L’accusa riguardava notizie su un’operazione di polizia che l’aggiunto avrebbe rivelato all’ex vicepresidente della Calabria ed ex deputato Nicola Adamo (Pd) che si trovava in compagnia di Giuseppe Tursi Prato. Questa vicenda, però, risale al 2007 (quando Luberto era pubblico ministero presso la Procura di Cosenza) ma le accuse, all’epoca mosse nei confronti del magistrato, vennero archiviate dalla Procura di Salerno che oggi si trova a indagare di nuovo sullo stesso collega.

L’indagine per corruzione su Luberto riguarda invece fatti più recenti. La perquisizione eseguita nei giorni scorsi è il secondo provvedimento che i pm di Salerno eseguono in pochi mesi nei confronti di magistrati calabresi.

Prima di Luberto, infatti, è stato chiesto il rinvio a giudizio per il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, indagato anche lui per corruzione e per questo trasferito dal Csm a Potenza a fare il giudice civile.

In attesa dei processi in cui entrambi i magistrati potranno dimostrare la loro innocenza, adesso le due inchieste stanno facendo tremare gli ambienti della “Cosenza bene”, quella che da anni vede attorno allo stesso tavolo magistrati, politici e professionisti. Ma anche personaggi legati alla ’ndrangheta.

Un convitato di pietra che ha sottovalutato il “cambio di guardia” alla Dda di Catanzaro e che, per questo, sta collassando.

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