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Salvini è nei guai: indagato per i voli sugli aerei di Stato

L’inchiesta - Abuso d’ufficio il reato contestato dalla Procura di Roma Le carte al Tribunale dei ministri, che è competente per le indagini

12 Dicembre 2019

Nuova grana giudiziaria per Matteo Salvini. Questa volta davvero imbarazzante anche per lui e i suoi, diversamente da quelle sugli sbarchi. L’ex vicepremier è indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta su alcuni voli di Stato utilizzati quando era anche ministro dell’Interno. La Procura di Roma, dopo aver ricevuto il fascicolo dalla Corte dei conti, ha iscritto Salvini nel registro degli indagati come atto “dovuto” e ha trasmesso le carte al Tribunale dei ministri, competente a indagare su eventuali reati commessi nell’esercizio delle funzioni ministeriali. È a questo organo che spetta il compito di acquisire documentazione e atti, per poi decidere se archiviare o procedere.

La vicenda riguarda alcune trasferte dell’ex ministro a bordo di velivoli di Polizia e Vigili del fuoco. Alcuni voli sono avvenuti su un Piaggio P-180, un bimotore noto come “la Ferrari dei cieli” per i suoi arredi di lusso.

Dalla D’Urso, poi i vertici e le campagne elettorali

Nel maggio scorso fu un’inchiesta di Repubblica a ricostruire alcune trasferte del 2018-2019, spiegando l’escamotage usato dall’ex ministro: agganciare agli impegni istituzionali quelli di partito. Sarebbe per esempio accaduto – secondo quanto ricostruito dal quotidiano – il 4 gennaio 2019, quando Salvini volò da Milano a Pescara abbinando un vertice sulla sicurezza all’apertura della campagna elettorale abruzzese.

C’è poi il 10 maggio 2019: giornata assai complicata per l’allora ministro, che intorno alle 7 del mattino parte da Ciampino per Reggio Calabria a bordo di un P-180. Qui un Agusta lo porta nel comune di Platì per una cerimonia antimafia. Dal paese reggino si sposta a Lamezia Terme e poi in elicottero fino a Catanzaro, dove c’è un comizio elettorale. Ma quel giorno l’agenda è fitta. Perché poi Salvini vola ancora a Napoli, in occasione della conferenza stampa sugli arresti per il ferimento della piccola Noemi (l’ex vicepremier sarebbe passato in Prefettura) e conclude la maratona atterrando a Milano Linate.

Altro giorno, altro volo. Sempre Repubblica fa riferimento al 25 aprile 2019, quando un P-180 porta l’allora ministro da Ciampino a Palermo, dove poi monta su un elicottero fino a Corleone per inaugurare il nuovo commissariato di polizia e festeggiare lì la festa della Liberazione. E poi c’è il 16 settembre quando, a bordo del solito Piaggio, Salvini vola a Linate: nel pomeriggio è ospite di Barbara D’Urso a Domenica Live.

“Con i voli di linea stessi costi, ma…”

Dopo l’inchiesta di Repubblica, la Corte dei conti apre un fascicolo, che si chiuderà con l’archiviazione. I magistrati contabili comunque analizzano “20 voli con aereo P-180 e 14 voli con elicotteri in dotazione al Dipartimento di Pubblica sicurezza, nonché un volo con aereo P-180 in dotazione” ai Vigili del fuoco, utilizzati a partire dal 1° giugno 2018 “per trasferimenti in ambito nazionale” di Salvini e “di altro personale al seguito (scorta, capo segreteria, capo ufficio stampa, ecc.)”. Sono dunque 35 le trasferte che la Corte dei conti ritiene fuorilegge: è “ritenuta illegittima – si legge nel decreto di archiviazione – la scelta di consentire l’uso dei menzionati velivoli per la finalità di trasporto aereo del ministro e del personale al seguito”.

Vediamo il perché. Durante i loro approfondimenti, i magistrati contabili analizzano la documentazione normativa fornita dal Corpo dei Vigili del fuoco e dal Dipartimento di Pubblica sicurezza. E nel decreto spiegano che i voli di Stato vengono disciplinati dal decreto legislativo n. 98 del 6 luglio 2011: all’articolo 3 viene prescritto che siano limitati al capo di Stato, ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del Consiglio e al presidente della Corte costituzionale. Le cinque massime cariche dello Stato. Il comma 2 ammette “eccezioni”, che però devono essere “specificamente autorizzate”. È proprio questa autorizzazione che manca nel carteggio in mano ai pm contabili, che nel decreto di archiviazione parlano di una “circostanza che non ricorre nella fattispecie concreta all’esame”.

Per la Corte dei conti non vi è alcun danno erariale. Questo perché – ragionano i giudici contabili – se Salvini avesse preso un volo di linea, le spese sarebbero state superiori o uguali ai voli di Stato (per i quali è stata calcolata una spesa inferiore a 1.000 euro all’ora): “I costi sostenuti – scrivono – non appaiono essere palesemente superiori a quelli che l’amministrazione dell’Interno avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea”. Fin qui, il giudizio contabile.

Polizia: “Tutto è in regola”

Sulla vicenda in passato è anche intervenuto il Dipartimento di Pubblica sicurezza per ribadire che non vi era nulla di irregolare. Questo perché a Salvini – si spiegava –, era “attribuito il primo livello di protezione che gli dà diritto all’utilizzo di aerei di Stato al pari dei soggetti sottoposti al medesimo livello di sicurezza”.

Quando la Corte dei conti aprì il fascicolo, Salvini commentò: “L’inchiesta sui voli di Stato fa ridere”. Quell’indagine è stata archiviata, ma la faccenda è ora aperta sotto il profilo penale davanti al Tribunale dei ministri. Lì si vedrà se Salvini avrà altri motivi per ridere.

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