l’intervista

Sardine romane: “La nostra piazza aperta a tutti, pure a CasaPound”

Paradossi - La “sardina” romana Ogongo: “Per ora niente paletti, non siamo un partito”

10 Dicembre 2019

“Per me, almeno per ora, chiunque vuol scendere in piazza è il benvenuto. Che sia di sinistra, di Forza Italia o di CasaPound. Ai paletti penseremo dopo”. Stephen Ogongo ha 45 anni, viene dal Kenya e vive in Italia da quando ne aveva 20. Fa il giornalista e nel 2018 ha fondato un movimento, Cara Italia, per dar voce agli italiani senza cittadinanza, che prima o poi vorrebbe trasformare in una forza politica. Negli ultimi mesi ha ingaggiato vari duelli a distanza contro Matteo Salvini, come quando annunciò di aver fatto rimuovere vari post dalle pagine social del leader leghista per “istigazione all’odio”. Oggi è il plenipotenziario delle Sardine di Roma, che su Facebook contano quasi 140 mila iscritti.

Ogongo, qual è il futuro delle Sardine?

È presto per dirlo e non c’è bisogno di saperlo ora. A noi basta aver unito centinaia di migliaia di persone, che si sono ritrovate in modo spontaneo a dire no a un linguaggio politico pieno di odio e discriminazione. E poi le cose prendono pieghe che nessuno può immaginare: chi l’avrebbe detto che dalla piazza di Bologna sarebbe venuto fuori questo?

Vi contestano di non avere proposte. Da Roma, il 14 dicembre, arriverà un messaggio al governo?

Probabilmente no. Gliel’ho detto, è presto, bisogna far sfogare questa energia spontanea, lasciare che trovi da sola la propria identità. Per quanto mi riguarda le Sardine possono anche finire qui. L’importante è aver dimostrato che l’Italia ha gli anticorpi.

Lei si è battuto per lo Ius soli e contro la Bossi-Fini. Se fossero le prime proposte delle Sardine?

Sicuramente sono punti che mettono d’accordo tante persone che scendono in piazza. A me piacerebbe che le Sardine diventassero un movimento per l’inclusione, per una società multiculturale, come il mio Cara Italia. Ma per avere un programma bisogna essere un interlocutore politico e noi al momento non lo siamo. Non so nemmeno se lo diventeremo mai.

Non c’è il rischio che la sovraesposizione di alcuni leader, come Mattia Santori, confonda le loro idee con quelle del movimento?

Io non lo vedo. Quello che ho sentito dire in tv da Mattia e da altri rispecchia più o meno quello che diciamo tutti insieme in piazza. E poi loro non parlano a nome di nessuno. Non siamo un soggetto politico, per l’appunto.

Negli ultimi giorni vi è arrivato l’endorsement di Mario Monti e di Francesca Pascale. Non è il caso di mettere dei paletti?

Quelli li metteremo se, e quando, ci daremo un’identità politica. Per ora è ammesso chiunque, pure uno di CasaPound va benissimo. Basta che in piazza scenda come Sardina.

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