Puglia

“Malpelo” e altre storie di ordinario caporalato

Arresti, sequestri e il caso di un minore schiavizzato

27 Agosto 2019

“Oltre 20 caporali arrestati e altrettanti denunciati a piede libero tra i quali tanti italiani. E poi centinaia di migliaia di euro in multe, attività agricole sospese, automezzi e immobili sequestrati. Sono i risultati del “piano d’azione” varato dalla Prefettura di Taranto e dalla Regione Puglia contro il fenomeno del caporalato nelle campagne di Taranto, la risposta dello Stato dopo la tragedia di Paola Clemente, la 49enne originaria della provincia ionica morta il 13 luglio 2015 mentre lavorava nei campi per due euro all’ora.

“Un traffico di braccia che nella crisi perdurante del sistema è sempre più presente e pressante” come hanno spiegato Paolo Peluso e Lucia La Penna della Flai Cgil che da sempre è in prima linea nella tutela dei diritti dei lavoratori che operano nelle campagne tra il capoluogo ionico e il materano. E proprio ieri, dinanzi alla Prefettura del capoluogo lucano, centinaia di manifestanti hanno chiesto un alloggio sicuro e più servizi per i lavoratori stranieri alloggiati nei capannoni della Felandina di Metaponto, un vero e proprio ghetto in cui, qualche settimana fa, ha perso la vita una donna a causa di un incendio. Nel tarantino, negli ultimi 12 mesi, grazie all’impegno dei Carabinieri, Polizia e guardia di finanza stanno arrivando i primi frutti. In particolare l’opera del e in particolare del “Nil”, il comando dell’Arma per la tutela del lavoro, sta portando alla luce storie incredibili di sfruttamento. Ad esempio quella di un ragazzino: lo chiameremo Malpelo, come il Rosso protagonista di una novella di Giovanni Verga. Anche lui come il personaggio nato dalla penna dello scrittore siciliano è ancora minorenne e ha già imparato cosa siano “il sudore e la fatica”. Non va a scuola, non usa il cellulare, non esce con gli amici. È tutto proibito dal suo padrone. Ed è qui che la realtà supera il romanzo: il suo padrone è suo padre e a differenza di Mastro Misciu non mostra affetto nei confronti del figlio. I carabinieri lo hanno salvato da quell’uomo che lo aveva ridotto in schiavitù.

L’uomo è finito in carcere con accuse pesantissime: “per aver esercitato nei confronti del figlio minore poteri corrispondenti al diritto di proprietà, costringendolo a prestazioni lavorative inumane”.

Il pubblico ministero Antonella De Luca le ha formalizzate dopo l’agghiacciante racconto che Malpelo ha reso quando è stato portato via dalla sua prigione. “Di solito – ha detto il giovane – la sera mangio da solo preparandomi da solo i pasti, mentre loro (il padre e la sua convivente, ndr) mangiano e vanno a coricarsi prima che io abbia finito di lavorare. Una volta ho risposto male a mio padre e mi ha colpito con un ferro alla gamba, un’altra volta mi ha tirato un cazzotto in faccia perché mi lamentavo del lavoro e poiché qualche giorno fa non avevo svolto un lavoro che mi aveva chiesto, ossia riparare un cancello, mi ha lanciato il barattolo della Nutella colpendomi al volto. Mio padre è sempre stato così, sin da bambino”.

Ha poi aggiunto: “Sono il suo schiavo, il suo miglior operaio”. Ma dalle carte dell’inchiesta emerge addirittura di peggio. Quell’uomo lo ha picchiato “con i più disparati arnesi da lavoro” e, dopo averlo obbligato a lasciare la scuola, ha provato persino a investirlo con il trattore. Malpelo è salvo solo grazie alla sua prontezza di riflessi: quando il padre si è lanciato contro di lui “è riuscito a passare – come si legge negli atti d’indagine – nella parte centrale del mezzo evitando le ruote”.

Malpelo è tornato libero grazie a una sorella che non sapeva nemmeno di avere. Separata da lui alla nascita è stata adottata da una famiglia che vive lontano da lui. Lei lo ha trovato e quando ha scoperto le sue condizioni di vita ha denunciato tutto. Una sua storia che potrà dare nuovo impulso ai tanti invisibili costretti a lavorare per oltre 10 ore al giorno in cambio di una paga di 30 euro da cui i caporali sottraggono denaro per il trasporto per un alloggio fatiscente. Donne e uomini che non hanno il diritto di lamentarsi. Proprio come Malpelo.

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