“Rendita di oltre il 3%”, le polizze civetta che ingannano i vecchi clienti

8 Aprile 2019

Le offerte civetta dei supermercati non danneggiano altri loro clienti. Quelle delle assicurazioni italiane invece sì. Purtroppo però la materia è complessa, il che facilita gli inganni. Da alcuni anni si legge infatti di “polizze che rendono più del 3%” e che “battono il mercato”. Con i tassi sul reddito fisso a basso rischio intorno allo zero, sarebbe magnifico. In realtà sono frottole confezionate dagli uffici vendita delle compagnie, premurosamente amplificate dalla stampa amica.

Per cominciare i rendimenti sul 3% non sono quelli delle polizze, bensì delle gestioni separate – una specie di fondi interni – cui esse sono agganciate. Da essi bisogna togliere qualcosa come l’1-1,5% fra una cosa e l’altra, per arrivare al risultato per il cliente, comunque lordo. Ma soprattutto tali gestioni non “rendono il 3%”, ma tutt’al più “hanno reso nel 2018” quella o altra percentuale. I rendimenti per il passato, tecnicamente detti ex post, vanno confrontati con rendimenti per lo stesso periodo.

Così quelli sbandierati dagli assicuratori fanno una magra figura rispetto, per esempio, al 12% corrisposto da alcuni buoni fruttiferi postali. Ma pure rispetto al 5%, sempre per l’anno scorso, dei Btp 1-3-2022, se si ragiona sul prezzo storico di sottoscrizione. Perché tale è il criterio applicato per determinare i rendimenti delle gestioni separate assicurative. Quindi è falsissimo che tali polizze abbiano battuto il mercato. È vero il contrario: chi ha fatto da sé con titoli di Stato o buoni postali ha ottenuto regolarmente di più, spesso però lo sa.

Sui meccanismi che abbiamo visto si innesta poi una furbata delle compagnie, che è opportuno smontare; e che dovrebbe essere vietata. A chi ha liquidità da investire viene proposto di sottoscrivere polizze incardinate su gestioni già esistenti. Ma queste hanno in pancia titoli redditizi valorizzati meno delle quotazioni attuali e così i nuovi clienti possono partecipare per il futuro a rendimenti alti, a danno però dei vecchi clienti. Che sarebbero imbufaliti, se i compari dell’educazione finanziaria non gli nascondessero con cura la cosa.

Però non è chiaro se davvero questa convenga ai nuovi clienti. Le offerte sono spesso contingentate e magari abbinate ad altre polizze rischiosissime, agganciate ad azioni. Ma soprattutto col denaro fresco che arriva non si riescono mica a comprare alla pari altri titoli al 5%, come quelli citati prima. Per cui i nuovi ingressi annacquano i portafogli delle gestioni separate, abbattendo vieppiù i rendimenti futuri.

 

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