Cambia il decreto Genova: Autostrade può demolire

Il governo approva l’emendamento che cancella l’esclusione di Aspi dalle opere “propedeutiche e connesse” alla ricostruzione del ponte

17 Ottobre 2018

Alla fine Autostrade per l’Italia potrà demolire quello che resta di Ponte Morandi, oltre a raccoglierne le macerie. Il grande stigma nei confronti del gruppo guidato dai Benetton – annunciato orgogliosamente dal governo, e soprattutto dai 5Stelle, all’indomani della tragedia – è stato addolcito nel tempo necessario a far approvare un emendamento. Aspi resterà fuori dalla ricostruzione, certo, ma potrà essere coinvolta in tutto quello che bisogna fare prima.

Il relatore grillino del decreto, Gianluca Rospi, mette le mani avanti: “Potranno prendersi carico solo dei lavori di rimozione delle macerie”. In verità l’emendamento non stabilisce questo, ma si limita a cancellare l’esclusione di Autostrade dalle opere “propedeutiche e connesse” alla ricostruzione del ponte (come enunciato nel comma 7 del primo articolo del decreto). E quindi in linea di principio nulla potrà impedire al commissario straordinario (e sindaco di Genova) Marco Bucci di incaricare la concessionaria anche per la demolizione del viadotto.

È stato lo stesso Bucci, peraltro, a porre come una delle condizioni per la sua nomina a commissario straordinario il fatto che cadesse l’esclusione di Autostrade almeno nelle fasi che non riguardano la ricostruzione.

Già a fine agosto il governatore ligure Giovanni Toti – che di Bucci è il padrino politico – invitava pubblicamente Luigi Di Maio a “evitare le polemiche” e “affidare i lavori di demolizione ad Autostrade”, mentre il vicepremier Cinque Stelle era fermo sulla posizione che l’azienda dei Benetton non dovesse “toccare nemmeno una pietra”. Alla fine, dopo un iter lungo, tortuoso e pasticciato, il governo ha votato per modificare il decreto Genova nella direzione auspicata dai totiani (e non a caso gli estensori dell’emendamento sono i deputati del gruppo di Forza Italia).

Perché la norma emendata entri in vigore, ovviamente, bisognerà attendere l’approvazione del decreto (entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta, che è avvenuta il 28 settembre). E per iniziare la demolizione e la rimozione delle macerie bisognerà aspettare l’autorizzazione dei magistrati e il dissequestro dell’area. I pm non faranno perdere tempo, come ha garantito già ad agosto il procuratore di Genova, Franco Cozzi: “Se ci chiederanno di togliere i sigilli, se qualcuno arriverà dicendomi che sono pronti per la demolizione, noi saremo pronti a compiere gli accertamenti e dissequestrare l’area in tempi brevi”. Finora non si è presentato nessuno, difficile immaginare che si inizi prima di dicembre.

Intanto ieri sera Matteo Salvini ha incontrato Raffaele Cantone. Il presidente di Anac gli ha rinnovato le sue perplessità per il rischio che i lavori di ricostruzione possano essere esposti a infiltrazioni mafiose. Preoccupazioni che non sembrano aver persuaso il ministro.

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