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L’Air Force Renzi ha volato 88 volte: ecco chi l’ha preso

La lista - Il costoso Airbus usato anche sulle rotte più brevi: Alfano è tornato da Bruxelles da solo. In media 23 passeggeri a bordo. Costo: 25mila euro l’ora

Di Luigi Franco e Thomas Mackinson
3 Agosto 2018

Sulla distanza vince Paolo Gentiloni, che, ancora ministro degli Esteri, il 28 ottobre 2016 fa un Roma-Marsiglia, andata e ritorno: il gigante ribattezzato Air Force Renzi si alza in volo per 600 chilometri, poco più che Malpensa-Fiumicino, a bordo giusto sette persone. Il record degli sprechi spetta però all’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano che ha compiuto una trasvolata in solitaria: a bordo un solo passeggero, lui stesso, tra 299 posti vuoti. Era il 21 gennaio scorso. Dopo essere stato scarrozzato ad Abu Dhabi e ad Algeri con non più di sette compagni di viaggio, tornava a Roma da Bruxelles, dove nessuna compagnia al mondo si sognerebbe di fare quel volo con un bestione così ingombrante e costoso. Ma tant’è. Alfano ha usato l’Air Force Renzi per una ventina di missioni istituzionali: il 22 marzo 2017, per esempio, è tornato da Washington con almeno un altro passeggero a bordo, i posti vuoti in quel caso sono stati solo 298. La media è di 23,1 passeggeri a tratta.

Il Fatto Quotidiano pubblica, dopo aver fatto un accesso agli atti presso il segretariato generale della presidenza del Consiglio, i voli dell’Airbus della discordia, quello acquistato (o meglio affittato in leasing) dal governo Renzi con un contratto che il governo Conte ha deciso di rescindere e sul quale anche la Corte dei Conti ha avviato un’indagine.

Per la prima volta possiamo così conoscere il nome dell’autorità richiedente e il numero dei passeggeri. È così possibile farsi un’opinione non tanto sul contratto da 150 milioni circa di cui quasi tutto oramai si è detto (il Fatto ne ha rivelato i dettagli nei giorni scorsi), quanto sull’utilità effettiva di questo “investimento” alla luce dell’uso concreto.

Dall’11 luglio 2016 al 24 febbraio 2018 i voli sono stati in tutto 88: 47 sono riportati nell’elenco di cui il Fatto è in possesso, altri 41 sono relativi alle più alte cariche dello Stato e non sono stati resi noti per motivi di sicurezza. Da ulteriori verifiche sono risultati ascrivibili a Paolo Gentiloni, stavolta nei panni di premier, e al presidente della Repubblica. Il Quirinale conferma che Sergio Mattarella lo ha utilizzato in due occasioni soltanto: a maggio 2017 per una missione istituzionale in Argentina e Uruguay, il mese successivo per recarsi in Canada.

La vicenda dell’Airbus 340, acquistato da Renzi ufficialmente per voli di Stato su tratte a lungo raggio, è quindi finita con lui che non sale a bordo (per schivare prevedibili polemiche) ma lo mette a disposizione dei suoi ministri, come fosse un taxi per le tratte brevi, ma a costi stellari: il contratto iniziale prevedeva, oltre al leasing per 70 milioni, costi di manutenzione per 32 milioni, altri 12 milioni per l’handling (il supporto a terra) e il ricovero a Fiumicino, 4 milioni per addestramento piloti e altri 20 per il riallestimenti della versione “vip” (poi saltata).

Questo spiegamento di risorse forse ha indotto chi lo ha utilizzato a non sentirsi in soggezione. Non ha certo badato a spese Alfano, per esempio, quando ha utilizzato questo Airbus 340 per andare a Lubiana, facendolo alzare in volo per nemmeno 500 chilometri. A bordo una trentina di persone. Per avere un’idea dello spreco si può citare il suo viaggio del 9 gennaio 2017 sulla tratta Roma-NewYork con sole 8 persone a bordo. Secondo gli esperti, un’ora di volo del quadrimotore in questione costa dai 20 ai 25mila euro. Significa che quel viaggio da 19 ore è costato intorno ai 400mila euro, 50mila euro a passeggero. Un biglietto di linea può costare cento volte meno. Non proprio un affare.

La tabella fa chiarezza anche su un altro punto che è centrale nella vicenda e nello scontro politico. Ancora pochi giorni fa Matteo Renzi ha risposto alle polemiche e al blitz dei ministri Di Maio e Toninelli a bordo del gigante sostenendo che su quell’aereo lui non ha mai messo piede. Il costoso contratto di leasing è però sembrato a molti lo scotto da pagare per convincere gli arabi di Etihad (fuggiti dopo tre anni) a farsi carico del salvataggio di Alitalia. Renzi ha detto che l’Airbus serviva a promuovere l’export italiano, tanto che l’investimento si ripagava da solo, secondo il “business plan” citato dallo stesso Renzi: “Con la presenza di almeno i due terzi dei posti per gli imprenditori per i quali era previsto un contributo”. I dati però dicono che quei due terzi non sono mai stati raggiunti, l’aereo non ha mai portato più di 120 passeggeri.

Quello con destinazione India, a bordo il sottosegretario allo Sviluppo Ivan Scalfarotto, è il “viaggi d’affari” più riuscito. Gli altri sono ancora meno affollati, a partire dal volo inaugurale dell’11 luglio 2016, di cui si è parlato, a Cuba in compagnia di 50 imprenditori (su 70 passeggeri tra 230 posti vuoti) in missione per tre giorni all’Avana. Nessuno dei viaggi si è quindi “ripagato” grazie al biglietto degli imprenditori. Per essere portati a Cuba con le bandiere dell’Italia, per esempio, gli imprenditori hanno pagato 2.500 euro ciascuno per un totale di 125mila euro recuperati. Soldi con cui non si sono ripagate neppure le spese vive di quel singolo volo. Nulla del leasing, neppure un adesivo dell’aereo.

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