Conti pubblici

Def, la risoluzione dei 5Stelle: Iva ferma, crescita e un pezzo di Reddito di cittadinanza

Ecco il documento M5S sulla politica economica: la base per il futuro governo. Previsto un aumento di risorse per il Reddito di inclusione, che sarà la base per la misura promessa dai grillini

29 Marzo 2018

Primo punto comune: fermare l’aumento dell’Iva da 12,5 miliardi da gennaio 2019. Movimento 5 Stelle e Lega stanno studiando il modo di usare la presentazione del Documento di economia e finanza per indicare le proprie idee di politica economica, quasi una prova generale di governo che servirà anche a segnalare convergenze o distanze, così da capire se ci sono basi comuni per governare insieme.

Il Documento di economia e finanza indica i saldi di bilancio da raggiungere con la legge di Stabilità, che viene scritta e approvata in autunno, e traccia i binari della politica di bilancio. Il governo Gentiloni dovrebbe approvarlo e mandarlo alla Commissione europea entro il 30 aprile, ma il termine è flessibile e, comunque, potrebbe anche lasciare il compito al prossimo governo. In attesa che il Parlamento sia pienamente funzionante, si insedierà una commissione provvisoria in ciascuna Camera, 40 deputati e 27 senatori, per esaminare i provvedimenti urgenti. In quella sede già si potranno mandare segnali politici, votando delle “risoluzioni” sul Def.

Il viceministro Enrico Morando (Pd) ha già detto all’Huffington Post che il governo non potrà tenerne conto: “Sarebbe un vulnus all’equilibrio costituzionale che un governo senza fiducia dica ‘accetto o non accetto’ una risoluzione, determinando una preclusione nei confronti delle altre risoluzioni”. Ma lo scopo è politico: indicare una linea, un programma minimo di governo.

La Lega per ora è su posizioni di attesa. Claudio Borghi Aquilini, neo eletto deputato, osserva che “sull’evitare l’aumento dell’Iva” sono tutti d’accordo. C’è da disinnescare una cosiddetta “clausola di salvaguardia”, cioè un aumento di tasse automatico ma differito per coprire spese già deliberate dai governi Renzi-Gentiloni. Bisogna trovare coperture alternative che non siano soltanto in deficit perché la Commissione europea è già pronta a contestare la mancata riduzione del disavanzo strutturale promessa ma non mantenuta dalla gestione Padoan: 2-3 miliardi, che probabilmente verranno tollerati, ma non se a quelli si aggiungono i 12,5 che costa fermare l’aumento dell’Iva. Per il resto, Borghi segue una linea pragmatica: “Se presenteranno un Def inaccettabile voteremo una risoluzione per dire che appena al governo lo riscriveremo da capo”.

I Cinque Stelle hanno messo invece al lavoro i loro ministri economici in pectore – Andrea Roventini, Pasquale Tridico e Lorenzo Fioramonti – con la deputata più esperta di dossier economici, Laura Castelli. Hanno progetti più ambiziosi di quelli leghisti. La loro risoluzione conterrà impegni sui temi centrali del loro programma: un aumento di risorse per il Rei, il reddito di inclusione, oggi ci sono 2 miliardi, ne servirebbero almeno altrettanti, poi ci sono i 2 miliardi per riformare i centri per l’impiego. È una piccola svolta, perché significa che i Cinque Stelle vogliono costruire il reddito di cittadinanza espandendo già nel 2018 il Rei avviato dai governi Renzi-Gentiloni, invece di azzerarlo come era scritto nel programma elettorale (per dare aiuti alle famiglie e poi ricominciare da zero).

Poi ci sarà la richiesta di mettere risorse per gli investimenti al Sud (la richiesta di Tridico è di rispettare la proporzionalità alla popolazione e portarli dal 19,6 al 34 per cento del totale nazionale, al netto dei fondi europei). I Cinque Stelle stanno cercando coperture per l’Iva, ma per il resto ci sarà la proposta di fare un po’ di deficit, anche per dare un segnale a Bruxelles che un eventuale governo Di Maio sarebbe determinato a prendersi qualche margine di manovra, ma senza sfasciare i conti.

Nel frattempo Padoan osserva: se il primo giro di consultazioni al Quirinale lascerà intravedere una maggioranza possibile, il ministro del Tesoro presenterà un Def con soltanto i conti tendenziali, cioè a legislazione vigente, lasciando quelli “programmatici” al prossimo governo. Se le cose dovessero complicarsi, invece, la linea è di trovare dei saldi programmatici minimi condivisi da tutti per risolvere la questione dell’Iva e poi rimandare il resto a fine maggio quando, si spera, ci sarà un nuovo governo insediato.

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