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Governo, il Colle dà due mesi di tempo. Il primo giro è per il centrodestra con incarico a Salvini

Lo schema - Dopo il voto sui vertici del Parlamento, il Quirinale conta di verificare per prima la possibilità di un esecutivo a guida “centrodestra”. Esaurito il tentativo di Salvini, il pre-incarico dovrebbe andare a Di Maio. Sia Casellati sia Fico sarebbero fuorigioco per un eventuale incarico istituzionale

Di Fabrizio d’Esposito
26 Marzo 2018

Dieci giorni esatti per elaborare, decantare, metabolizzare l’esito delle elezioni dei presidenti delle Camere di sabato scorso. Con Pasqua in mezzo, le attese e difficilissime consultazioni del capo dello Stato cominceranno martedì 3 aprile.

Al Quirinale, la realtà consegna due schemi politici complicati ma in ogni caso la cornice temporale è stata già tracciata. La gestazione per un possibile governo, con il sostegno di una maggioranza certa, non potrà durare all’infinito. E di fronte a scenari anche autorevoli di una proroga autunnale dell’esecutivo dimissionario di Paolo Gentiloni, la strada maestra del Colle dovrebbe andare in senso opposto. Non superare, cioè, l’estate. Senza la possibilità di formare un governo, non resta che sciogliere. Lo dice la Costituzione. E Mattarella, da docente di Diritto parlamentare nonché ex giudice della Consulta, non ama le soluzioni extra ordinem talvolta studiate e adottate dal suo predecessore.

Sessanta giorni dunque, sino alla fine di maggio. Questa la cornice. Ma se la direzione è quella impressa dagli accordi sulle presidenze di Camera e Senato, allora forse i tempi saranno più brevi. Il realismo del Colle non può che muovere dalle forze che si sono accordate per eleggere Casellati a Palazzo Madama e Fico a Montecitorio. Certo, entrambi i leader vincitori e vincenti, Di Maio e Salvini, precisano che è stato un accordo “slegato da tutto il resto”, ossia da un’eventuale maggioranza. Allo stesso tempo però non mancano continua segnali di stima tra Lega e Cinquestelle.

Sia Grillo, sia Di Maio hanno detto che Salvini è “uno che mantiene la parola data”. È la prima volta che dal mondo pentastellato arriva un’attestazione di stima per un leader di partito. Non solo. Nella sua lunga intervista di ieri al Corriere della Sera, il candidato premier del M5s non ha specificato tra le cose da fare il reddito di cittadinanza.

Contemporaneamente, su Facebook, Salvini ha risposto omettendo nel suo programma da premier la flat tax. Il primo, Di Maio, ha optato per un più generico “aiuti alla disoccupazione”. E anche il secondo, Salvini, si è mantenuto sul vago, con “tasse giù”. Tentativi per costruire un terreno comune, seppure “parzialmente”, come ammesso dal numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti? Queste le parole di Giorgetti: “Esecutivo con i Cinquestelle? Sì, ma parzialmente”.

Rispetto però ai titoloni e ai metri quadri dedicati dalla stampa a un esecutivo Lega-Cinquestelle, lo schema è cambiato. Se Salvini riuscirà a mantenere la bandiera del Carroccio issata sabato su Palazzo Grazioli, per dirla con Denis Verdini ieri sul Tempo, la formula di partenza varia. Non più Lega-Cinquestelle ma centrodestra-M5s.

Ed è per questo che Salvini diventa favorito per il primo giro da pre-incaricato. Da leader di una coalizione che venerdì scorso è morta salvo risuscitare sabato mattina, tocca a lui. Ovviamente c’è l’incognita Berlusconi. Per Di Maio e i grillini è un’opzione (quasi) impossibile l’accordo organico con il centrodestra. Anche perché stavolta l’ex Cavaliere difficilmente rinuncerà alla sua condizione di incontrare il capo politico del Movimento.

Esaurito il primo giro di Salvini, il pre-incarico dovrebbe andare a Di Maio. E questa volta si potrebbe tornare allo schema originario Lega-Cinquestelle, dove però il Carroccio da solo sarebbe la metà del M5s, invertendo i rapporti di forza. Insomma, Salvini ha due abiti a disposizione per la trattativa: uno maggioritario, a capo del centrodestra; l’altro minoritario, da leader leghista. Senza dimenticare, comunque, che sia i grillini sia i leghisti prevedono un esodo forzista verso la Lega, formato da una folta truppa di azzurri che considera il berlusconismo finito.

Due schemi, due tentativi. Dopo si entra davvero in una terra incognita, dove serviranno altri esploratori e altre formule. E in cui sia Casellati sia Fico sarebbero fuorigioco per un eventuale incarico istituzionale. La prima ché troppo caratterizzata dal suo berlusconismo ad personam. Il secondo perché si tratterebbe di un doppione di Di Maio.

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