‘Ndrangheta, la lavanderia dei boss: “Qui in Germania possiamo fare tutto”

In un report riservato della polizia federale tedesca Bka gli affari delle ’ndrine, la presenza e il controllo del territorio

10 Gennaio 2018

Dall’Assia a Stoccarda. Dalle città di Duisburg ed Erfurt. Poi Bochum, Monaco di Baviera, Lipsia. Dalla Renania al land del Baden-Württemberg. Germania provincia di ’ndrangheta. Intercettato il giovane Vincenzo Farao, figlio di un boss di Cirò Marina, spiega: “In Germania possiamo fare tutto”. Mentre Luigi Muto, trait d’union con la cellula tedesca esclama: “Se tieni la cosa della Germania, là puoi fare i miliardi (…). La Germania è una lavanderia”. L’operazione Stige di ieri, coordinata dalla Procura di Catanzaro, conferma un quadro già delineato dalla Bka, ovvero la polizia federale tedesca, in un corposo report riservato. Cinquantuno i locali censiti (ristoranti, hotel, appartamenti) riconducibili ai clan. Circa 200, invece, i cognomi in odor di mafia residenti in Germania. Dai Farao di Cirò Marina ai Grande Aracri di Cutro, dagli Iamonte di Melito Porto Salvo, fino all’esercito di San Luca. Non a caso il report della Bka viene definito “il sanlucario tedesco”. E non solo perché la strage di Duisburg del 15 agosto 2007 ha smascherato gli affari dei potenti clan di San Luca.

Buen retiro per latitanti e l’albergo pagato dall’Ue
Scrivono gli investigatori tedeschi: “Questi clan investano i loro proventi in Germania (…). Tuttavia il Paese non viene utilizzato solamente come campo di investimenti, ma anche come zona di riposo, il che viene dimostrato dai numerosi arresti di latitanti avvenuti in territorio tedesco”. Dal 2000 a oggi sono stati venti i boss di San Luca ricercati a livello internazionale che hanno trovato rifugio nei land tedeschi. La Germania oggi è il luogo perfetto per la ’ndrangheta. Quella dei Faro-Marincola che qui, come dimostrato dall’inchiesta Stige, imponeva i suoi prodotti gastronomici e trafficava con auto di lusso. Quella potentissima di San Luca che negli anni ha colonizzato diverse città. La prima è quella di Dusiburg. Qui i nomi sono quelli delle famiglie Mammoliti, Giorgi e Romeo “Staccu”. Qui il clan può contare su diverse basi logistiche, ristoranti e alcuni hotel di lusso. Negli atti d’indagine, citati dalla Bka, emergono contatti anche con Giuseppe Calabrò, soprannominato ’u Dutturicchiu, potente personaggio di San Luca, attivo nel traffico di armi e di droga. La presenza dei sanlucoti nella zona di Duisburg è talmente influente che membri della famiglia Pelle sono riusciti a costruire un grande albergo in un’area protetta da vincoli ambientali e con denaro finanziato dall’Unione europea. Altra enclave è la città di Erfurt nella Turinga. Qui “membri del clan di San Luca sono riusciti in brevissimo tempo ad acquistare pizzerie di alto livello e immobili”. Personsaggio di spicco è Sebastiano Pelle legato al clan Vottari alias Frunzu. “Lo stesso – annota la Bka – ha anche legami di parentela con il clan Nirta”.

Il summit con i capimafia più potenti della Locride
La città di Stoccarda è storicamente un luogo di elezione delle ’ndrine. Qui si è svolto un summit ai più alti livelli. Avviene nel 1992. “Si ritiene – scrive la polizia federale – che allora siano venuti a Stoccarda il capoclan Sebastiano Romeo , alias Staccu e Antonio Pelle, alias Gambazza”. Ecco, infine, il quadro tratteggiato dalla Bka: “Per quanto riguarda le famiglie Romeo e Pelle si deve partire dal presupposto che siano strutturate secondo suddivisioni a camere stagne. Per la Germania si potrebbe presupporre una struttura di questo tipo: il ramo operativo per gli stupefacenti verrebbe guidato dai Mammoliti. La parte finanziaria potrebbe essere gestita da Giuseppe Giorgi”. Si tratta del “boss manager” detto ’u Capra recentemente arrestato dopo 23 anni di latitanza. La Germania oggi è la terra promessa dei clan. Tutto si può fare, basta non fare rumore. Lo sa bene Vincenzo Barbieri, altro emissario dei cirotani che spiega: “Ho detto Melsungen (città dell’Assia, ndr) deve essere una chiesa perché qua ci sono amici nostri che vanno e vengono e qua non devono cominciare a rompere il cazzo con queste cacatine”.

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