Juventus, il capo ultras faceva l’informatore per i nostri Servizi segreti

Raffaello Bucci, suicida nel 2016, aveva un “rapporto fiduciario” con un uomo Aise

30 Aprile 2017

L’uomo di raccordo tra Juventus, curva e polizia, l’ex ultrà Raffaello Bucci morto suicida a Fossano il 7 luglio 2016, aveva un “rapporto fiduciario” con un uomo dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna. Negli atti dell’inchiesta “Alto Piemonte”, che ha rivelato l’interesse dei clan nel bagarinaggio, viene chiamato “Gestore” perché “gestisce” gli informatori. Tra i quali c’era Bucci, ex uomo di spicco dei “Drughi”, fonte dei servizi dal 2010 fino al 2015, quando fu assunto da una ditta come aiutante del “supporter liaison officer” della Juventus, raccordo tra security del club, Digos e ultras.

Lo ha detto “Gestore” nell’interrogatorio del 29 settembre scorso: “Avevo un rapporto con lui relativo alla infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve”. Gli aveva anche parlato di due odierni imputati del processo “Alto Piemonte”, Rocco Dominello (accusato di associazione mafiosa) e Fabio Germani (alla sbarra per concorso esterno): “Nacque un appunto per l’agenzia che all’epoca era riservato”. Quel documento è stato trasmesso nel 2013 ai carabinieri per spiegare che sul gruppo ultras “Gobbi”, creato da Dominello e da suo padre Saverio (imputato già condannato per ‘ndrangheta), “ci sarebbe stato l’interesse della famiglia Ursini”, storica cosca di Torino. “Quando mi raccontò questa cosa dei Gobbi non mi parlò direttamente di Rocco Dominello – continua – sapevo che aveva rapporti, ma non conosco il dettaglio”. Dopo gli arresti del 1° luglio l’ex ultras si era rivolto all’agente dell’Aise: “Mi mandò un sms domenica 3 luglio chiedendomi di vederlo. Mi disse di essere preoccupato, che era uscita una bomba, che rischiava il posto in Juventus, cosa a cui teneva”. E ancora: “Era agitato, ma l’ho rassicurato. Viste le modalità non era certamente indagato”. Il 6 luglio viene sentito dai pm ed esce dalla Procura ancora più turbato. La mattina dopo si butta da un cavalcavia di Fossano. Delle ore precedenti alla sua morte restano tracce soltanto nei messaggi: gli apparecchi per intercettare le conversazioni si erano bloccati, fatto che gli investigatori non sono riusciti a spiegarsi.

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