Caso Raggi, l’assessore ai pm: “Marra me lo suggerì il fratello”

Meloni sentito come testimone racconta che era stato l’ex vicecapo di gabinetto a consigliargli il congiunto. E la posizione della sindaca potrebbe complicarsi

Di Val. Pac. e And. Man.
26 Gennaio 2017

Renato Marra mi è stato suggerito dal fratello”. L’assessore allo Sviluppo economico e al Turismo di Roma, Adriano Meloni – sentito due giorni fa come testimone dalla Procura che indaga su Virginia Raggi – ha detto ai pm che ad avergli parlato del vigile urbano non è stata una persona qualunque, ma Raffaele Marra che lavorava già in Campidoglio – prima da vicecapo di gabinetto, poi a capo del Personale – e da dicembre è in carcere con l’accusa di corruzione.

Meloni dice di aver accettato il consiglio anche perché dopo 20 anni di lavoro in America non conosceva nessuno nella Capitale e si è affidato alle indicazioni. Così sarebbero iniziati i blitz contro l’abusivismo commerciale e alberghiero con Renato Marra che all’epoca era nel gruppo Sicurezza Sociale Urbana della Polizia municipale. La versione dell’assessore però ora potrebbe diventare una carta da giocare per i pm di Roma, convinti che a gestire la nomina (poi revocata) di Renato Marra a capo dell’ufficio del Turismo sia stato proprio il fratello. E per coprire ciò, secondo i pm Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio, il sindaco Raggi ha anche commesso un falso in atto pubblico, quando nella nota “indirizzata al Responsabile della Prevenzione della Corruzione di Roma Capitale, confermava, contrariamente al vero, che il ruolo di Marra in relazione alla procedura per la nomina del fratello era stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisione”, come è scritto nel capo di imputazione.

La nota è stata trasmessa all’Anticorruzione che l’ha inviata in Procura: così è stata acquisita nel fascicolo sulle nomine. A Raggi e Marra è contestato anche l’abuso d’ufficio. Che per i pm si sarebbe realizzato in due fasi: quando Raffaele Marra partecipa all’iter della nomina del fratello anziché astenersi per evitare un conflitto di interessi; e quando Raggi omette “una valutazione comparativa dei curricula degli aspiranti dirigenti”. Tutto ciò, secondo l’accusa, per procurare “intenzionalmente a Renato Marra un ingiusto vantaggio di fascia retributiva”: ossia 20 mila euro lordi l’anno in più.

La conferma del ruolo di Marra nella nomina viene da alcune chat. Una su Telegram tra Raggi, Raffaele Marra, l’ex capo della segreteria Salvatore Romeo e l’ex vicesindaco Daniele Frongia, denominata “Quattro amici al bar”. In un messaggio la sindaca si informa solo dopo la nomina sullo stipendio di Renato Marra. E poi ci sono le conversazioni telefoniche tra i due fratelli: Raffaele indirizza Renato sulla domanda da fare e sulle tempistiche.

di Valeria Pacelli e Andrea Managò

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