David Zard - Non solo Michael: “Non gestiscono la fama”

George Michael e gli altri, parla l’impresario David Zard: “Ho cacciato gli spacciatori dai camerini”

Lo storico manager italiano di concerti e musical: "Spesso gli artisti sono incapaci di gestire la fama, ma li terrorizza il cono d’ombra. Devi saper controllare la tua sensibilità e la carriera in ogni momento"

Di Stefano Mannucci
28 Dicembre 2016

Quando ho saputo della sua morte mi sono detto: ora non ce ne sono più, di idoli degli anni Ottanta”. Si immalinconisce, David Zard, pensando alla fine di George Michael e alle voci che vogliono l’infarto causato da un’overdose di eroina, da cui l’ex cantante degli Wham! (che ha lasciato un’eredità da 100 milioni di sterline e che progettava un reunion tour con Ridgeley nel 2017) era diventato dipendente.

Lei l’aveva conosciuto.
Anni fa a Londra, a una festa degli Spandau Ballet, dei quali ero l’impresario italiano. Quella sera c’era anche Elton John, un altro caduto nel baratro della droga, per sua fortuna uscendo. Vedo un filo tragico nei destini delle icone del periodo d’oro. Nel 2016 se ne sono andati anche Prince e Bowie. David è morto di tumore al cervello, ma troppo a lungo era stato un tossico. E poi Michael Jackson… produssi due tour per lui. Era in perfetta forma, allora. Nulla lasciava pensare al peggio.

Zard, la droga è un pedaggio inevitabile, nel music business?
Io mi sarò drogato al massimo una volta. La mia eccitazione è far stare bene gli altri con gli spettacoli. Troppe star sono persone infelici, nella loro ricchezza. Sono incapaci di gestire la fama, ma li terrorizza il cono d’ombra. Iniziano con la marijuana, poi la coca: sentono una scarica di adrenalina, scrivono una canzone fantastica e pensano che andrà sempre meglio. In un attimo li trovi che si strafanno di crack, mischiando tutto con l’alcool e le schifezze sintetiche.

E quando la top ten diventa irraggiungibile…
Il successo si allontana a volte per limiti di età, più spesso per mancanza di voglia di lavorare. L’impresario Bill Graham diceva agli Stones: “Come posso avere nostalgia di voi se siete sempre tra le palle?”. L’unico modo per diventare vecchi in una superband è stare continuamente in giro. Keith Richards in corpo ha più droga che sangue, ma prima di ogni tour va a ripulirsi in una clinica svizzera. Ne escono concerti della madonna, perché quelli non sono solo grandi artisti, ma signori professionisti.

Il palco come antidoto alla depressione. Pure Springsteen ha confessato inclinazioni suicide, superate con mille show in fila.
È così, ma devi saper controllare la tua sensibilità e la carriera in ogni momento. Quando ero manager di Baglioni gli ripetevo: “Perché ti preoccupi di battere il tuo record di vendite a ogni nuovo disco?”. Gli artisti vivono la costante nevrosi di superare se stessi, e perdono di vista la creatività, affannandosi su prodotti superflui. Quest’anno Gianna Nannini voleva escludere dai concerti un classico come America, io l’ho costretta a eseguirlo in apertura.

Serve un grande manager accanto a un grande performer.
In Italia non esiste il concetto del management. In troppi si circondano di figure deboli: un autista, una segretaria. Hanno paura di essere manovrati. Così qualcuno di loro va in paranoia, comincia a drogarsi, diventa asociale. E vogliamo parlare di quei cazzo di selfie?

I selfie?
I musicisti hanno paura di uscire perché devono subire la rottura dei fans che chiedono foto. Lo vivono come un dovere morale e come un tormento. Una buona soluzione è quella del meet and greet. Vuoi incontrare il tuo beniamino e farci un selfie? Paghi un biglietto e lo incontri in una serata per pochi.

Lei, Zard, ha mai frenato di fronte a certe stranezze sospette delle star?
Nel contratto per i concerti di Ike & Tina Turner c’era una clausola che pretendeva per loro due suite comunicanti con moquette e tende color champagne e celeste. Replicai che era impossibile. E il loro manager: “David, agli artisti devi dare qualcosa che vogliono vedere…”. Mandai indietro il contratto. Dissi che non facevo il pusher. Ho sempre evitato l’ingresso degli spacciatori nei camerini, e anche fra il pubblico.

Oggi riparte dal Palalottomatica il tour del suo “Notre Dame de Paris”, il musical cocciantiano record di incassi negli ultimi due anni.
Sono l’unico stronzo che spende milioni per far suonare un palasport come fosse un teatro, ma in 11 anni abbiamo venduto 4 milioni di biglietti. In Italia nessuno ha voglia di creare spazi fruibili per la musica. Realizzano bellissime Nuvole che sono monumenti agli architetti, e del tutto inutili.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.