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L’inchiesta - Interrogati i capistazione 1 minuti

Puglia, scontro fra treni: l’ipotesi del falso contatto che ha acceso il semaforo. I pm puntano sull’errore umano

Di Antonio Massari e Massimo Pillera
13 Luglio 2016

L’unica certezza in mano agli investigatori è che entrambi i treni avessero la luce verde. Come sia potuto accadere, è una verità custodita dai capistazione di Corato e Andria, che sono stati immediatamente interrogati, e dagli stessi dirigenti della Ferrotramviaria. Le prime indiscrezioni raccontano di un testimone che avrebbe ascoltato lo sfogo immediato del capostazione di Corato: “Non ho attivato la luce verde”. Testimonianza al vaglio degli investigatori insieme con un’altra dal tenore contraddittorio: “Non si può escludere che vi sia stato qualche errore…”.

La verità è custodita anche nei tabulati relativi alle comunicazioni tra le due stazioni che, in prima battuta, sarebbero stati visionati proprio dai dirigenti della società che gestisce la tratta: la Ferrotramviaria. Dati che in queste ore stanno acquisendo anche gli inquirenti della Procura di Trani. ll punto, però, è che tra le prime testimonianze in apparenza contraddittorie – com’è possibile al tempo stesso non aver attivato il semaforo verde e poi ipotizzare qualche sbaglio? – c’è un’ulteriore pista investigativa seguita dagli inquirenti: c’è chi sostiene che un falso contatto abbia attivato uno dei due semafori – probabilmente proprio quello di Corato, dove sono in corso lavori di adeguamento della linea ferroviaria (leggi) inducendo in errore il capotreno che, in quel momento, avrebbe dato per scontato lo scambio di “ok” tra i due capistazione. A quel punto, il capotreno avrebbe fischiato il via, autorizzando il macchinista a partire mentre, in realtà, non era stato fornito alcun via libera. La differenza tra errore umano e guasto tecnico risulterà essenziale per attribuire le vere responsabilità di questa tragedia. Ed è proprio verso l’errore umano che l’indagine inizia a propendere.

L’ipotesi di reato al vaglio della Procura di Trani è quella di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo (leggi). “Non ci sono indagati, almeno per ora. Siamo ancora in una fase conoscitiva dell’inchiesta, ma non credo che questa fase durerà molto”, dice il procuratore capo Francesco Giannella, facendo capire che l’iscrizione dei primi indagati potrebbe essere questione di ore. “Sospettiamo che si siano scontrati tra i 100 e i 100 km/h. – ha detto il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitgti –. Da come sono ridotti i treni non hanno fatto neanche in tempo a frenare”. Non è chiaro, però, se uno dei due treni avesse rallentato o fosse fermo.

Nelle prime ore successive alla tragedia gli investigatori di polizia, carabinieri e Guardia di finanza, hanno iniziato gli interrogatori – come persone informate sui fatti – di una decina persone a cominciare dai capistazione di Corato e Andria. Primo obiettivo dell’indagine è comprendere se si tratti di errore umano o di un guasto tecnico. Per questo motivo gli investigatori stanno acquisendo i dati e le testimonianze della centrale operativa della società Ferrovie Nord Barese che ha sede a Bari. Il punto, però, è che la principale chiave dell’inchiesta è nei computer delle stazioni di Corato e Andria. È lì che deve esservi traccia delle comunicazioni tra le due stazioni (leggi).

Il percorso dei due treni, infatti, nel segmento da Corato in poi, non è più soggetto al primo dei tre “ok” previsti dal protocollo, ovvero quello della centrale operativa di Bari. Da Corato in poi è assente la tecnologia necessaria – Scmt, sistema controllo marcia treno (leggi)– a bloccare il treno in caso di anomalie attraverso boe e sensori a frequenza elettrica installati sul binario. Nel tratto di binario unico che ha visto scontrare i due treni, in assenza di questa tecnologia, il primo “ok” previsto dal protocollo viene attivato in modo telefonico: i due capistazione si parlano e decidono insieme se e quale dei due treni può partire. Resta il fatto che le versioni dei primi interrogati, come abbiamo già spiegato, non stanno convincendo pienamente gli investigatori (leggi).

C’è poi in questa tragedia un punto politico: perché i due treni viaggiavano con un sistema di controllo così obsoleto? Nei documenti disponibili sul sito delle Ferrovie Nord Barese si legge che il raddoppio della linea ferroviaria Corato-Andria sarebbe dovuto terminare nel giugno 2015 con fine collaudo nell’ottobre dello stesso anno (leggi). Se i tempi fossero stati rispettati, i due treni avrebbero potuto viaggiare su due binari diversi, ma i dirigenti della Ferrotramviaria denunciano “intoppi burocratici” che “hanno provocato gravi ritardi”. Sulla situazione il M5S aveva presentato già nel 2013 un’interrogazione parlamentare nel giugno 2013 alla quale, sostiene il Movimento, né l’ex ministro Maurizio Lupi né l’attuale Graziano Delrio, hanno mai fornito risposta. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha spiegato in una nota che, tra i primi atti della sua amministrazione, c’è stato proprio lo sblocco del progetto di raddoppio del binario.

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