Antonello Fassari: “In coma? Meglio ibernato“
Ci sarebbero due opzioni: imbracciare un mitra o fuggire in un eremo. Siccome Antonio è una persona mite, ma soprattutto è abituato a discutere e ama il ‘dibattito’, l’unica soluzione sarebbe rimanere in coma a vita. Anche perché già 20 anni fa non capiva D’Alema, lui che era abituato a Berlinguer, figuriamoci oggi come prenderebbe Renzi: come un cartone animato”.
Nel 1993 ad Avanzi Antonello Fassari era – tra gli altri – il “compagno Antonio”, in quella che fu e che non potrà mai più essere la satira che ha segnato una generazione. Un comunista caduto in coma nel ’73 e risvegliatosi, appunto, nel ’93, dopo lo scossone di Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica, quando l’unica cosa rimasta tra quelle che lui aveva conosciuto erano i Pooh.
Fassari, ha letto? I Pooh si sono riuniti…
Ancora i Pooh… Vuol dire che qualcosa della Prima Repubblica è arrivata fino a noi! In fondo anche loro sono dei sopravvissuti, come Antonio. In quel periodo contribuimmo a farli tornare in auge. Serena Dandini cercava di tirarmi su, ma mi diceva: ‘Il comunismo non c’è più, Lennon è morto, il Pci non c’è più ma c’è la Quercia’. E io le rispondevo: ‘I compagni hanno aperto una sezione in campagna?’. Antonio non capiva le trasformazioni. L’unica cosa rimasta erano i Pooh, e questo lo faceva ricadere in coma.
Cosa rappresentava, allora, il compagno Antonio?
La faccia dell’onestà. Quel che volevamo mostrare non era soltanto la nostalgia dei tempi andati, ma un valore che si stava perdendo, il candore. Pensi se Antonio si risvegliasse oggi…
Mi fa un esempio concreto?
L’informazione. Allora le notizie importanti derivavano da un pensiero politico e a elaborarlo era la base del partito, il dibattito all’interno delle sezioni. Oggi hai ogni giorno, calate dall’alto, cinque notizie che non ne fanno una. Pensi se dovessimo spiegare ad Antonio chi ha vinto.
Chi ha vinto?
Le multinazionali. Le nostre vite sono governate da un pensiero stranissimo che non si sa ‘ndo sta, ma che guida gli Stati. Antonio è abituato ad avere davanti la barricata, ad avere un’idea. Cosa gli diresti oggi, comanda la Nestlé?
Ma se questo processo è vero, non è certo un fenomeno degli ultimi tempi.
Infatti già all’epoca c’erano tutte le avvisaglie di quello che sarebbe accaduto. Solo che poi è successo troppo in fretta. Il salto per Antonio sarebbe sesquipedale, sarebbe come risvegliarlo dopo 60 anni, non dopo 20.
I picchetti davanti alle fabbriche non si fanno più.
La perdita dei diritti dei lavoratori non è cominciata l’altro ieri, ma la sinistra – pensando di andare incontro a non so quale modernità – non ha ottemperato al suo ruolo di mediazione e ha lasciato al sindacato una difesa obsoleta. Le riforme andavano fatte, ma stiamo facendo adesso quelle che andavano fatte, e meglio, 20 anni fa. Così rimarremo sempre indietro.
Anche la satira è rimasta indietro?
Avanzi era un gruppo di lavoro, all’interno di una dirigenza di Rai3 che era quella di Guglielmi. Per fare satira ci vogliono una parte e una controparte: quando hai un’istituzione forte, che funziona, allora puoi fare satira. Nel ’92 prendevamo per il culo l’intera classe dirigente, il pensiero dominante della società, il sistema politico. Oggi la politica si è leaderizzata, e quindi puoi fare satira soltanto sul singolo.
Ma nel frattempo è cambiata anche la tv.
Avanzi era l’unico programma a non avere la pubblicità dentro, perché faceva la parodia della stessa pubblicità. Oggi gli artisti vengono scelti – anche per le fiction – in base agli spazi pubblicitari. Occupiamo l’etere perché questo venga segmentato, e lì dentro ci va la pubblicità.
Renzi è il prodotto di questi cambiamenti?
Sono giunto a una considerazione: son tutti uguali, ma almeno tra gli uguali Renzi sta facendo qualcosa. Posso pure non votarlo, ma bisogna dargliene atto. Nell’immobilismo totale, anche della sinistra, non si può sempre dare contro. Ogni tanto le notizie positive ci vogliono, ti riconciliano col mondo. I ‘compagni’? Erano felici che Antonio entrasse in coma e sarebbero ancora più felici oggi di ibernarlo…