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Madia la riformista e il maestro Bassanini

dopo l’ennesimo richiamo europeo per l’inefficienza della p.a. il quirinale attende per oggi il decreto che innova il sistema con la benedizione del capo della cassa depositi e prestiti
Madia la riformista  e il maestro Bassanini
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Il decreto per riformare la Pubblica amministrazione è ormai cosa fatta: il Quirinale attende per oggi il testo approvato dal governo, seguirà pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e immediato vigore di legge.

Il decreto non risulta rivoluzionario, ma sarà un buon test per il Renzi-power: mettere le mani intorno ai colletti bianchi è sempre un’operazione delicata, e i sindacati hanno già espresso un verdetto negativo. Eppure un passaggio radente sul tema gigantesco del pubblico impiego e delle esauste casse statali andava rischiato. Anche stavolta, il premier cammina sul filo dei cambiamenti che piacciono molto e costano – relativamente – poco: ricambio generazionale, dirigenti a tempo, limiti alle funzioni extra dei magistrati, tagli agli sprechi e ai privilegi di casta.

Il ministro competente, Marianna Madia, ha scritto una lettera ai dipendenti pubblici elencando le 44 novità messe in cantiere, ma difficilmente il decreto potrà realizzarle tutte: come per altri decreti già licenziati, gli aspetti più complessi verranno messi da parte e affidati alle cure del Parlamento, però intanto la casella di giugno avrà la sua bella stellina nel calendario della rottamazione. Il tentativo insomma è di giocarsela al meglio davanti agli italiani stanchi di tasse, e all’Europa che ieri ha piazzato l’ennesimo bollo d’inaffidabilità sulla bandiera tricolore: se non cambia qualcosa entro due mesi, partirà la procedura d’infrazione contro l’Italia per il ritardo cronico dei pagamenti della Pa. Le aziende italiane aspettano 75 miliardi di euro dallo Stato, e vogliono capire se la promessa di saldare rapidamente il conto abbia un briciolo di credibilità.

Per questo il decreto sulla Pa diventa più importante, oggi. Per questo tutti si chiedono fino a che punto il governo potrà spingersi senza spezzarsi.

Il ministro Madia ostenta serenità. C’è chi giura di averla vista in un locale di Prati, qualche sera fa, in festa con gli amici più cari, incluso l’ex compagno Giulio Napolitano, esperto di diritto pubblico. Un consulente speciale per la prima grande riforma di Marianna? I meglio informati indicano altre dinamiche, legate alla pura tattica renziana: il premier ha puntato tutto sul vice della Madia, Angelo Righetti, suo fedelissimo, e sui tecnici interni (da Palazzo Chigi al capo dell’ufficio legislativo alla Pa, Bernardo Mattarella, hanno lavorato tutti come pazzi negli ultimi giorni).

Ma un ausilio superiore c’è stato, un riscontro contabile di alto valore era indispensabile: Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti, ha seguito passo passo il decreto. “Raccomandazioni Ue: rientrano tutte nel programma di riforme di Renzi, spingono ad attuarlo senza indugio, aiutano a vincere veti e resistenze” twittava Bassanini il 2 giugno.

Aggiungendo il 13: “Riforma Renzi-Madia: molte coraggiose innovazioni + rilancio di buone riforme rimaste inapplicate. Pochi punti da correggere: lo farà il Parlamento”. E ancora, per incoraggiare direttamente la Madia: “Riforma Pa: Madia da Lilli Gruber, semplificazione + digitalizzazione, buona scelta di priorità” fino a esclamare un sonante “Forza Matteo!”. Così i conti sulla riforma tornano meglio: è la Cdp a garantire i pagamenti della Pa.

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