Milano, 11 nov. (Adnkronos) - "Pensare che Impagnatiello abbia progettato un piano diabolico è eccessivo visto che commette errori grossolani, madornali che, in caso di premeditazione, non avrebbe commesso". Lo afferma Giulia Gerardini che insieme alla collega Samanta Barbaglia, difende Alessandro Impagnatiello imputato per l'omicidio aggravato della compagna Giulia Tramontana, incinta del piccolo Thiago. La difesa respinge l’ipotesi che l’imputato avesse intenzione di inscenare il suicidio di Giulia, così come che abbia usato il topicida per indurre l’aborto o che abbia fatto ricerche online per nascondere le sue responsabilità.
Quando viene meno il "castello di bugie" si vede smascherato, ma "c'è un'assoluta occasionalità nel delitto", come "se il destino gli avesse teso un tranello" con l'incontro tra le due donne. E' sulla presunta insistenza dell'altra donna, la collega con cui aveva una relazione parallela, che le avvocatesse insistono per spiegare il movente del delitto, ma soprattutto per sottolineare che l'aggravante della premeditazione "non è provata".
Il movente "è lo smascheramento, il trauma che ne deriva, la rabbia fredda, l'emotività distruttiva che l'ha portato a commettere il reato". L'uccisione di Giulia "non è stata premeditata, ma è stata una decisione presa sul momento. Ha messo in atto azioni maldestre, come se Alessandro volesse essere scoperto quando la trascina sulle scale e la nasconde nel box" aggiunge l'avvocatessa Barbaglia.
Per la difesa non ricorre l'aggravante dei futili motivi e neppure della crudeltà, sebbene ci sia un "numero aberrante" di colpi, ben undici hanno attinto parti vitali. "Ci sono 37 coltellate totali ma è una condotta unitaria, i colpi si susseguono con continuità e per questo non c'è crudeltà, Giulia non ha reagito, non si è difesa, non ha avuto tempi e la causa della morte è stato uno choc emorragico improvviso, ha perso talmente tanto sangue in modo velocissimo che è morta subito" spiega la legale Barbaglia.
La difesa chiede le attenuanti generiche perché "è lui a dire dove è nascosto il cadavere, ha dato un modesto contributo e il 31 maggio ha un atteggiamento collaborativo consegnando l'auto e il suo cellulare, senza cancellare chat e cronologia, mostrando che non è uno stratega. Lui ha voluto costituirsi, ha fatto di tutto per farsi prendere. E' un uomo misero che ha trovato una maniera aberrante per risolvere una situazione per lui insostenibile". Impagnatiello "è schiacciato dal senso di colpa, in lui c'è un semino di redenzione". Le due avvocatesse ritengono dunque che esista solo l'aggravante del vincolo della convivenza per Impagnatiello "che è caduto sotto il peso delle sue bugie" e dunque chiedono la pena minima.