Il fondo Flacks: “Accordo col governo per acquisire l’ex Ilva”. FdI attacca la procura che ha detto no al dissequestro dell’altoforno 1: “Intimidazione”
Il gruppo statunitense Flacks Group ha annunciato di aver raggiunto un’intesa con il governo per l’acquisizione dell’acciaieria ex Ilva, il più grande impianto siderurgico integrato d’Europa. Lo si legge in un post pubblicato su LinkedIn dalla holding americana, secondo cui l’operazione “garantisce il futuro a lungo termine di una piattaforma industriale storica, sostiene circa 8.500 lavoratori qualificati e rafforza le catene di approvvigionamento europee fondamentali per i settori automobilistico, edile e delle infrastrutture”. La notizia è arrivata nel giorno in cui la procura di Taranto, come riferito dalla Gazzetta del Mezzogiorno, ha nuovamente respinto la richiesta di dissequestro dell’altoforno 1 avanzata da Acciaierie d’Italia. L’altoforno è sottoposto a sequestro senza facoltà d’uso dallo scorso maggio quando un incendio ha danneggiato l’impianto. Da allora l’acciaieria tarantina funziona con un solo altoforno, il 4, e con capacità produttive ulteriormente ridotte.
Flacks si dice pronto a investire fino a 5 miliardi di euro per la modernizzazione degli impianti “inclusa l’elettrificazione e l’ammodernamento dei forni”, ma per l’acquisto ha offerto solo un euro e il suo piano prevede solo 8.500 lavoratori: significa che ci sarebbero oltre 1.200 esuberi, rispetto ai 9.741 lavoratori attualmente dipendenti di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, di cui di cui 7.938 a Taranto. Nella nuova società lo Stato italiano resterebbe partner strategico con una quota del 40%, mentre Flacks Group avrebbe un’opzione per acquisire in futuro un ulteriore 40%.
I sindacati: “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori nelle mani di un fondo”
Preoccupazione da parte dei sindacati. “È inaccettabile che le trattative avvengano con fondi speculativi alle spalle dei lavoratori”, commenta Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil. “Ora più che mai è necessaria la costituzione di una società a maggioranza pubblica al fine di garantire la continuità industriale per la decarbonizzazione e l’occupazione”.
“La scelta da parte dei commissari dell’ex Ilva di ritenere migliore l’offerta presentata da Flacks Group ci preoccupa per molti aspetti”, aggiunge il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori (compreso l’indotto, ndr) nelle mani di un fondo di investimento. È fondamentale un ruolo centrale dello Stato nella futura società, con poteri effettivi e vincolanti per garantire la decarbonizzazione, il risanamento ambientale e la piena tutela occupazionale”. Tra gli elementi critici, Palombella sottolinea innanzitutto che “si tratta, di fatto, dell’unica proposta presentata per l’acquisto dell’intero gruppo ex Ilva”. “Inoltre parliamo di un fondo di investimento, privo di una vera solidità industriale e che non si è mai occupato di acciaio. Non vi sono state offerte da parte di soggetti siderurgici e non conosciamo i dettagli del piano industriale, se non attraverso titoli o indiscrezioni di stampa. Prima dell’avvio della trattativa in esclusiva con Flacks chiediamo ai commissari e al governo un incontro urgente a Palazzo Chigi, alla presenza della presidente Meloni, per conoscere tutti gli aspetti occupazionali, ambientali e industriali dell’offerta e le ragioni che hanno portato a questa decisione”.
FdI attacca la procura: “Atto intimidatorio contro chi vuole salvare l’azienda”
Intanto da destra arriva un nuovo attacco alla magistratura rea di aver di nuovo detto no al dissequestro dell’altoforno. Acciaierie d’Italia si era già vista respinta una prima istanza presentata lo scorso agosto. “Il no della Procura al dissequestro dell’altoforno 1 dell’ex Ilva è l’ennesima prova di una giustizia che ha scelto di distruggere gli impianti e impedire ogni rilancio produttivo. Una giustizia ad orologeria che fa filtrare la notizia proprio in una giornata cruciale per sabotare il processo di aggiudicazione”, ha dichiarato in aula il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. “Si tratta di un atto intimidatorio contro chi vuole salvare l’azienda e il lavoro, con accertamenti che durano mesi o anni e finiscono per devastare il patrimonio industriale sulla base di motivazioni palesemente infondate. È la solita casta che libera i criminali e distrugge le aziende. Una vergogna che gli italiani ricorderanno al referendum sulla giustizia, che spazzerà via chi oggi soffoca il Paese”.