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Big Bang, la proposta Ue per inglobare subito Moldavia e Ucraina manda in pensione i principi

Benvenuti nel nuovo ordine europeo: meno democrazia, più Nato. Meno riforme, più armi
Big Bang, la proposta Ue per inglobare subito Moldavia e Ucraina manda in pensione i principi
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di Francesco Valendino

Chiamatelo pure “Big Bang 2.0”, ma sembra più un botto a salve. L’Ecfr – sigla che fa tanto think tank ma che pensa soprattutto a blindare gli interessi atlantici – ha partorito l’ennesima genialata: allarghiamo l’Unione Europea a Ucraina e Moldavia senza aspettare che rispettino quei noiosi, fastidiosi, antipatici requisiti che abbiamo imposto per decenni a tutti gli altri. Riforme? Stato di diritto? Lotta alla corruzione? Roba da museo. Roba da Prima Repubblica europea, quando ancora ci si faceva illusioni sulla democrazia.

Vladimir Shopov, l’autore di questa proposta rivoluzionaria, spiega che non c’è tempo da perdere: o li inglobi subito, o quei cattivoni di russi, cinesi e turchi si pigliano lo spazio. Quindi meglio accelerare, abbassare gli standard (ops, scusate: “scomporre” l’adesione in componenti modulari, che fa più scientifico), e portarsi a casa Kiev e Chisinau prima che qualcun altro ci metta le mani sopra. Questione di ore, praticamente. Un po’ come quando compri un immobile per impedire al vicino di accaparrarselo: chi se ne frega se poi devi ristrutturarlo per vent’anni.

L’adesione “componibile” è la ciliegina sulla torta: mercato unico sì (così esportiamo a casa loro), politiche energetiche e di difesa sì (così paghiamo noi le loro guerre), ma decisioni vere? Quelle macché. Una specie di limbo europeista dove sei “dentro il processo” ma non sei dentro, sei “contrassegnato dall’Ue” come i pacchi Amazon, ma il pacco alla fine lo ricevi tu. E intanto Bruxelles ti controlla, ti indica cosa fare, ti detta l’agenda – ma senza doverti dare le sovvenzioni vere, quelle che poi fanno piangere i contadini polacchi, rumeni, ungheresi.

Già, perché la faccenda delle sovvenzioni agricole è il piccolo dettaglio che nessuno vuol vedere. Varsavia, Budapest e Bucarest – già in fibrillazione per la concorrenza del grano ucraino – accoglieranno la proposta con lo stesso entusiasmo di un vegano a una grigliata. Ma questo è un problema tecnico, un’inezia burocratica. L’importante è il messaggio geopolitico: noi vi marchiamo prima che lo facciano gli altri.

Perché, diciamocelo chiaro, non stiamo parlando di economia. Stiamo parlando di militarizzazione. Come ammette candidamente lo stesso testo, l’adesione di Ucraina e Moldavia ha ormai un “aspetto militare” prioritario. Traduzione: vogliamo le loro terre, i loro confini, la loro carne da cannone eventuale. Il resto – democrazia, diritti, benessere – è folklore per gli ingenui.

Il “Big Bang 2.0” è quindi un progetto cristallino: espansione rapida per accerchiare la Russia, controllo geopolitico travestito da allargamento democratico, gestione delle aspettative (belle basse) dei candidati, e tanti saluti agli standard che per trent’anni ci hanno raccontato fossero sacri e inviolabili. Quegli stessi standard che hanno fatto aspettare la Turchia dal 1987, che hanno tormentato i Balcani per decenni, che hanno imposto lacrime e sangue a chi voleva entrare nel club.

Ma adesso c’è la guerra, c’è la competizione tra grandi potenze, c’è l’urgenza. E quando c’è l’urgenza, i principi diventano optional. Anzi, diventano “modulari”. Benvenuti nel nuovo ordine europeo: meno democrazia, più Nato. Meno riforme, più armi. Meno Europa dei popoli, più Europa delle basi militari.

Il botto del Big Bang lo sentiremo tutti. Soprattutto quando ci presenteranno il conto.

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