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Al via la commissione d’inchiesta voluta da Netanyahu sul 7 ottobre. In Cisgiordania riconosciuti altri 19 insediamenti

Il procuratore generale israeliano Gali Baharav-Miara ha già espresso una posizione netta: secondo lui la commissione non consentirà di indagare e di conoscere la verità sulla strage di Hamas. Nella West Bank prosegue col placet del governo l'espansione dei coloni
Al via la commissione d’inchiesta voluta da Netanyahu sul 7 ottobre. In Cisgiordania riconosciuti altri 19 insediamenti
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Una commissione d’inchiesta di nomina governativa per indagare sul 7 ottobre. Voluta dal governo Netanyahu, politicizzata, ma sulla quale il procuratore generale israeliano Gali Baharav-Miara ha già espresso una posizione netta, dichiarando che non c’è alcun motivo per promuoverla e che non consentirà di indagare e di conoscere la verità sulla strage di Hamas. Secondo il procuratore generale, scrive Haaretz, il piano proposto è “pieno di difetti fondamentali” e “dà priorità alle considerazioni politiche rispetto ai principi di un’indagine indipendente, imparziale e professionale”.

Intanto la situazione a Gaza resta drammatica: migliaia di persone restano in difficoltà e a rischio, specialmente i più piccoli, nonostante la tregua tra Israele e Hamas in vigore da ottobre e i negoziati in corso tra più Paesi per consolidare la de-escalation. Diversi neonati nelle ultime settimane sono infatti morti assiderati. Inoltre, ha spiegato Medici senza frontiere, le nuove misure introdotte da Israele per la registrazione delle organizzazioni non governative internazionali rischiano di privare centinaia di migliaia di persone a Gaza di cure mediche salvavita. Sul fronte Cisgiordania, invece, nulla pare rallentare i piani espansionistici israeliani: il nucleo duro del governo di Netanyahu ha annunciato l’approvazione di 19 nuovi insediamenti nella regione: una mossa con cui diventano 69 le colonie israeliane autorizzate negli ultimi tre anni.

La commissione d’inchiesta – Il disegno di legge per istituirla, sulla cui composizione e sul cui mandato il Primo Ministro Netanyahu avrà un’influenza diretta e indiretta, riceverà il via libera dal Comitato ministeriale per la legislazione lunedì e sarà sottoposto a votazione preliminare alla Knesset mercoledì. Secondo il disegno di legge, il presidente della Knesset, attualmente membro del Likud Amir Ohana, selezionerà la composizione della commissione in “consultazione” con i rappresentanti della coalizione e dell’opposizione. La Knesset dovrà poi approvare la composizione della commissione con una maggioranza di 80 membri.

Riconosciute altre 19 colonie in Cisgiordania – Proseguono i piani espansionistici israeliani in Cisgiordania, con l’approvazione di 19 nuovi insediamenti nella regione: una mossa con cui diventano 69 le colonie israeliane autorizzate negli ultimi tre anni. Né l’altolà espresso da Donald Trump a ottobre, né gli appelli contro le violenze dei coloni da parte di diversi governi, compreso quello italiano, né il recentissimo allarme lanciato dall’Onu sull’aumento “incessante” di occupazioni di terre, le quali “minacciano la fattibilità di uno Stato palestinese”. Come sottolineato da un esultante Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze appartenente all’ala di estrema destra del governo, questo ritmo di allargamento delle colonie israeliane in territori palestinesi, generalmente considerate illegali in base al diritto internazionale, “è a livelli record”. Gli obiettivi principali della decisione, ha aggiunto, sono due: permettere “al popolo di Israele” di “tornare nella propria terra” e “bloccare la creazione di uno Stato terrorista palestinese”. Il nuovo piano, sottolinea la testata Haaretz, riguarda anche quattro insediamenti evacuati nel 2005 nell’ambito di una legge definita “di disimpegno” e che ora, secondo le intenzioni del governo Netanyahu, potranno essere ristabiliti.

“A vent’anni di distanza, stiamo rimediando a una dolorosa ingiustizia”, ha commentato in merito Smotrich, secondo cui l’autorizzazione di nuove colonie è un’iniziativa di “sionismo semplice, corretto e morale”. Tali progetti sono stati quindi approvati dal gabinetto di sicurezza, composto da una cerchia ristretta di membri del governo. Nell’immediato, l’annuncio è stato accolto da un sostanziale silenzio della comunità internazionale.

La decisione che rende felici i falchi di Netanyahu è arrivata mentre sia in Cisgiordania sia a Gaza il sangue continua a scorrere. Secondo fonti locali, a Gaza City domenica tre civili sono stati uccisi in attacchi di droni israeliani e almeno tre donne di una stessa famiglia sono morte nel crollo di una casa precedentemente danneggiata da bombardamenti. Sabato, invece, militari israeliani hanno ucciso nel nord della West Bank un 16enne e un 22enne dopo che questi ultimi, secondo l’Idf, avevano attaccato i soldati. A circa 24 ore di distanza, nella stessa zona sono stati riportati scontri tra coloni e palestinesi, con le forze israeliane che avrebbero aperto il fuoco ferendo alcuni residenti locali e fatto scattare arresti.

La denuncia di Medici senza frontiere – Le nuove misure introdotte da Israele per la registrazione delle organizzazioni non governative internazionali rischiano di privare centinaia di migliaia di persone a Gaza di cure mediche salvavita. Lo denuncia Medici Senza Frontiere – tra le più grandi organizzazioni mediche attualmente operative nella Striscia – secondo cui le nuove disposizioni potrebbero comportare la revoca della registrazione delle ong internazionali a partire dal 1 gennaio. Infatti, la mancata registrazione impedirebbe alle organizzazioni, tra cui Msf, di fornire servizi essenziali alla popolazione di Gaza e della Cisgiordania, sostiene l’organizzazione.

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