Nordio insiste: “Dopo il referendum, metteremo mano al processo penale. Limiteremo la carcerazione preventiva”
“Quando avremo chiuso la parentesi del referendum, che mi auguro sia confermativa, metteremo subito mano al processo penale”. Parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio nel suo videointervento alla giornata conclusiva del nono congresso di Nessuno tocchi Caino, in corso al teatro Puntozero del carcere Beccaria di Milano. Un intervento che conferma quelle che sono da tempo le intenzioni del Guardasigilli e di cui il FattoQuotidiano ha scritto da mesi (leggi l’articolo di Paolo Frosina). La visione dell’ex procuratore è di plasmare il processo penale rendendolo “garantista” dove “la presunzione di innocenza, la certezza di una pena umana e la rieducazione del condannato” siano principi cardine. Ma che in realtà riduce ai minimi termini il rischio per diversi categorie di criminali di finire in carcere: che sia la corruzione, la bancarotta, la truffa aggravata e finanche il traffico di droga.
Nordio ha ribadito più volte di non voler anticipare dettagli sull’esecuzione delle pene, “non tanto per scaramanzia ma perché sarebbe improprio”, assicurando tuttavia che “stiamo lavorando per un nuovo codice di procedura penale che enfatizzi i momenti del garantismo”. Che, analizzando le intenzioni, sembrano sfociare nell’impunità.
“Questi principi spero che troveranno attuazione in questa legislatura e l’esito del referendum dovrebbe facilitarle” dice Nordio. Il ministro ha poi insistito sulla necessità di limitare al minimo la carcerazione preventiva, “in ossequio alla presunzione di innocenza”. Una limitazione che negli effetti potrebbe evitare in carcere per chi commette tutti i reati non violenti, cioè sia quelli tipici dei colletti bianchi (come corruzione o falso in bilancio) ma anche reati “di strada” come furti, spaccio e traffico di stupefacenti, truffe, estorsioni o usura.
“Abbiamo riformato i criteri per l’emissione degli ordini di custodia cautelare introducendo l’interrogatorio preventivo – ha spiegato – e fra qualche mese entrerà in vigore la composizione collegiale dell’organo che deve emettere l’ordinanza”. Un meccanismo che, secondo Nordio, porterà un “grandissimo vantaggio per la presunzione d’innocenza”, considerando che in Italia ci sono oltre 15mila persone detenute senza condanna definitiva, molte delle quali poi scarcerate perché la detenzione si rivelava ingiustificata. Meccanismo fortemente criticato dai magistrati.
Il ministro si è anche soffermato sulla restitutio in integrum per chi viene assolto. “Quando vi è una sentenza definitiva di assoluzione penso che la cosa debba concludersi con una restituzione di tutto ciò che è stato perduto, non solo patrimonialmente ma anche moralmente. La sentenza penale con assoluzione piena non deve avere conseguenze negative di nessun tipo sulla persona prosciolta”, ha aggiunto, auspicando il rimborso delle spese legali. Ma il risarcimento per ingiusta detenzione è già previsto dalla legge.
Nordio ha richiamato anche l’attenzione sulla lentezza dei processi: “Il processo, diceva Carnelutti, non è solo strumentale all’applicazione della pena ma è esso stesso una pena. Continuiamo ad avere esempi di processi eterni, indagini che si aprono, si chiudono e si riaprono”. La riforma, assicura, punterà anche a “mettersi nei panni di chi viene coinvolto in questo inferno kafkiano”. Ma la riforma del ministro rischia al contrario di allungare i tempi perché per esempio nei tribunali più piccoli, già sotto pressione per gli accorpamenti avvenuti negli anni passati, potrebbero non esserci abbastanza toghe per tutte le procedure.
Intanto il dibattito sul referendum si inserisce in questo contesto. Il Comitato per il No, che unisce associazioni e magistrati, ha presentato la campagna nazionale: “Sarà il più largo e trasversale possibile», ha spiegato Giovanni Bachelet. L’evento di lancio è previsto il 10 gennaio a Roma. Secondo l’Anpi, la riforma di Nordio “è un attacco ai fondamenti costituzionali” e rischia di “assoggettare i magistrati al governo”, minacciando “gli equilibri democratici”.