Ci risiamo: i Giochi del Mediterraneo sono di nuovo a rischio. Quella tra Roma e Atene è ormai una telenovela stucchevole
I Giochi del Mediterraneo sono “a serio rischio”. A dirlo è sempre il Comitato internazionale (CIGM) con sede ad Atene, che in una relazione interna stronca un’altra volta, e su tutti i fronti, l’organizzazione italiana: che si tratti di un attacco fondato o pretestuoso – legato a interessi privati e magari all’obiettivo di ottenere una guida più gradita del Comitato, con un ulteriore commissariamento – a otto mesi dalla cerimonia inaugurale è un allarme che non può essere sottovalutato. Siamo di fronte all’ennesimo capitolo di questa telenovela, ormai anche un po’ stucchevole, che riguarda alcuni servizi fondamentali allo svolgimento delle gare, come timing, produzione televisiva, antidoping, che il Comitato internazionale pretende svolto da sue aziende di fiducia, mentre quello locale non ritiene di poter assegnare senza gara, violando le normative nazionali, considerando anche l’entità degli importi in ballo (oltre 10 milioni di euro). Un bisticcio raccontato a più riprese sul Fatto, e che sembrava risolto a novembre: si era deciso di versare l’importo ad Atene, e poi ci avrebbero pensato loro a siglare i contratti. Una partita di giro che pareva aver messo tutti d’accordo. Ad una condizione, però: la riscrittura della convenzione e il pagamento al CIGM doveva passare comunque da un parere di congruità sulla cifra, o qualcosa del genere: una sorta di bollinatura ad ulteriore rassicurazione per il presidente Ferrarese e gli altri membri del Comitato, che non è una Fondazione come ad esempio Milano-Cortina (dove gli organizzatori sono “scudati” dal diritto privato), ed è pure sottoposto al controllo concomitante della Corte dei Conti. Questo parere dovrebbe rilasciarlo la società governativa Sport e Salute (che però non è nemmeno un ente certificatore, infatti meglio parlare di analisi), ma non è ancora arrivato perché per farlo la partecipata ha bisogno di dati e documenti che ad oggi non ha. Quindi la situazione non solo non si è sbloccata, ma è precipitata nuovamente.
Anche così si spiega la pesantissima relazione che i dirigenti del CIGM hanno portato all’ultima assemblea del CIGM a Portimao, in Portogallo. In questo documento ufficiale, che Il Fatto ha visionato, i tecnici del CIGM sparano a zero sull’organizzazione italiana. Viene ovviamente ribadita la questione dei servizi, con un caso nel caso relativo alla produzione tv: valutata in origine 3 milioni di euro, ora costerebbe il doppio, circa 6 milioni; e bisogna trovare anche un produttore locale, visto che la Rai si è detta disponibile a coprire solo cerimonie e gare di atletica. L’opzione di una gara europea, scartata da Atene, probabilmente consentirebbe un risparmio. Ma le contestazioni sono su tutta la linea: gli impianti, che devono essere pronti per maggio 2026, su cui Atene ritiene di non avere aggiornamenti. Il personale, insufficiente, con buchi in posti chiave (direttore dei servizi medici, capo sicurezza, capo comunicazione), e troppo lontano dal cuore delle operazioni (molti funzionari del Comitato non vivono a Taranto). Il famoso villaggio, che dovrebbe essere ospitato su navi che però ancora non sono garantite. Il piano dei trasporti, la piattaforma per il reclutamento dei volontari, praticamente tutto – secondo il CIGM – è in ritardo. “Senza queste azioni, lo svolgimento dei Giochi del Mediterraneo 2026 è a serio rischio”.
Dal Comitato italiano, invece, filtra ormai solo rammarico per una conflittualità permanente, che danneggia solo l’evento. A sentire gli organizzatori di Taranto, ci sarebbero ancora tempi e condizioni per condurre in porto la manifestazione. Gli impianti non era previsto che fossero pronti oggi, da cronoprogramma lo saranno fra qualche mese e sarebbe già un grande risultato, considerando il ritardo accumulato dal precedente Comitato; del resto, a Milano-Cortina ancora non hanno inaugurato l’Arena SantaGiulia per l’hockey, e i Giochi sono fra 8 settimane, non 8 mesi. Le navi per ospitare gli atleti ci saranno (sono in corso le trattative private, dopo che la gara è andata deserta), e così anche volontari, personale, antidoping. La scommessa è che i Giochi si faranno. Il problema è che il Comitato internazionale sembra non essere più disposto a dare credito. E ormai ci sarebbe anche una scadenza: il 15 marzo 2026. È la data di chiusura delle Paralimpiadi di Milano-Cortina. Perché durante i Giochi, con i riflettori di tutto il mondo puntati sull’Italia, sarebbe un’onta troppo grande cancellare un altro evento al Paese ospitante. Anche per una questione di diplomazia sportiva, si aspetterà la chiusura. Poi, se la situazione non sarà risolta, ad Atene potrebbero pensare davvero di staccare la spina.