Zonaeuro

Un autista ubriaco sta portando l’Ue verso l’autodistruzione: che fine hanno fatto le promesse di pace?

Alcune scelte politiche dell'attuale dirigenza sono così folli e autolesioniste che sorge il dubbio che tra i fini vi sia quello di rendere l'Unione indifendibile agli occhi dei cittadini

di Giuseppe Castro

Dovevi portare equilibrio nel mondo, non gettarlo nelle tenebre!
Quanti vecchi europeisti vorrebbero gridare questa frase all’Unione Europea (Ue), nata dopo la Seconda guerra mondiale con la promessa di garantire pace e prosperità all’Europa dopo secoli di guerre.

La promessa era grossomodo questa: l’Ue sarebbe stata la versione civile, pacifica e progressista dell’Occidente, quella che non cedeva al darwinismo economico americano né alle tentazioni autoritarie di altre potenze, in un equilibrio tra stato sociale robusto, democrazia e crescita economica in un contesto strategico autonomo. Una promessa forse troppo bella per essere del tutto realistica ma per cui gli Europei hanno lottato per decenni.

Le prime perplessità sulla capacità dell’Ue di rispettare queste promesse sono emerse intorno al 2010, con la crisi dei debiti sovrani e più in generale con la subalternità agli Stati Uniti nella gestione delle rivoluzioni arabe e della crisi ucraina. Emblematico, in tal senso, il celebre “Fuck the EU” di Victoria Nuland nel 2014. Tuttavia, tanti segnali evidenziavano la volontà di giocare comunque un ruolo da protagonista nel 21° secolo, emancipandosi dalle tutele estere: pensiamo agli accordi di Minsk con la Russia, agli accordi commerciali con la Cina degli anni ’10, ai piani per la costruzione dei gasdotti Nord Stream, al Green Deal e alla straordinaria capacità dell’Ue di gestire la crisi del Covid, gestione che ha poi portato al Pnrr, un piano di crescita senza precedenti.

A partire dal 2022, però, l’Ue ha incomprensibilmente e improvvisamente abbandonato questa traiettoria, tradendo e rinnegando uno dopo l’altro i suoi principi originari e passando, in un certo senso, al lato oscuro.

La politica estera dell’Ue è divenuta totalmente subalterna a quella della Nato. La difesa dei diritti umani come principio fondante dell’Unione è andata a farsi benedire con l’imbarazzante doppio standard nei confronti del genocidio di Gaza. Il Green Deal si è ridotto a un insieme di obiettivi disarticolati e incongruenti, senza alcuna visione alternativa che ne raccolga l’eredità politica, economica e sociale. Per non parlare dell’esito fallimentare della “miniguerra” dei dazi con gli Usa, una resa incondizionata senza contrattazione.

Il piano di riarmo, in auge in questi mesi nelle cancellerie Europee, rischia di diventare non solo la pietra tombale del sogno di pace dell’Europa, ma anche del suo stato sociale: i fondi per le armi non possono che arrivare dallo svuotamento del welfare e delle politiche sociali dei paesi aderenti all’Unione. Cosa ancora più grave, diventa sempre più profondo il disagio di chi detiene il potere verso il dissenso. Se da sempre chi comanda non ama le critiche, stavolta il potere sta reagendo con tentativi sempre più concreti di censura e criminalizzazione del dissenso, in una cornice di preoccupante involuzione autoritaria.

Cosa rimane delle promesse iniziali alla base della costituzione dell’Ue? Poco o nulla. Perché mai questo repentino passaggio al lato oscuro della geopolitica? Chi scrive vorrebbe tanto capirlo.

Le spinte verso la dissoluzione dell’Ue sono profonde e vengono sia dall’esterno che dall’interno dell’Europa. Anzi, alcune scelte politiche dell’attuale dirigenza sono così folli e autolesioniste che sorge il dubbio che tra i fini di queste scelte vi sia quello di rendere l’Unione indifendibile persino agli occhi dei suoi cittadini.

L’Ue rimane tra le cose migliori fatte dagli Europei in qualche millennio, ma l’autista ubriaco che sta portando l’Ue verso l’autodistruzione sta vanificando decenni di lavoro dei nostri avi. Tre generazioni hanno costruito l’Europa unita; alla nostra spetta il compito di provare a difenderla e di rimetterla sulla strada giusta, affinché possa finalmente mantenere le promesse fatte tanti decenni fa. Almeno prima che sia troppo tardi.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!