Il piano segreto per gli arbitri: la risposta alle mire di Gravina è la rivoluzione con una Federazione unica e autonoma
L’inchiesta della procura federale sul presidente Antonio Zappi sta per decapitare l’Aia, così da eliminare anche l’ultimo ostacolo alla riforma con cui la Figc vuole mettere le mani sulla classe arbitrale. Ma sotto traccia, in parallelo, si muove anche un progetto alternativo, che sarebbe davvero una rivoluzione per i fischietti: la nascita di una Federazione degli arbitri, non solo di calcio, ma di tutte le discipline.
Puntualissimo è arrivato il deferimento per Zappi, n.1 dell’Associazione Italiana Arbitri, accusato di presunte pressioni legate al cambio degli organi tecnici di Serie C e Serie D: il processo di primo grado si terrà il 12 gennaio e con tutta probabilità si concluderà con una condanna che, una volta definitiva, porterebbe alla decadenza di Zappi. Come già raccontato dal Fatto, questa strana inchiesta “ad orologeria” si intreccia con le manovre politiche per riformare l’Aia. La Figc vorrebbe creare un nuovo soggetto (la cosiddetta PGMOL, Professional Game Match Officials Limited, sul modello inglese) sotto cui far confluire l’élite arbitrale, circa 20 fischietti professionisti, quindi praticamente solo la Serie A: una vera e propria società, con soci la Figc e la Lega Calcio (non l’Aia), la cui direzione tecnica sarebbe affidata probabilmente ancora a Gianluca Rocchi, attuale designatore e principale artefice dello sfacelo arbitrale italiano, vicino ai vertici federali e invece ormai in disgrazia all’interno della sua Associazione, dove a fine anno sarebbe stato sostituito (anche per sopraggiunti limiti di mandato). Zappi si è schierato contro la riforma e adesso è nel mirino della giustizia sportiva.
La riforma Figc sembra ineluttabile (Gravina ha il potere nelle sue mani), ma non tutti sembrano pensarla così. Negli scorsi giorni, a Roma, è andata in scena un’insolita riunione fra i rappresentanti delle classi arbitrali di calcio, pallacanestro, pallavolo, rugby, pallamano, praticamente tutti gli sport di squadra più praticati del Paese. Ufficialmente, si è parlato di valori dell’arbitraggio e contrasto alla violenza, per il crescente fenomeno delle aggressioni nei confronti dei direttori di gara. In realtà il programma è molto più ambizioso: nelle intenzioni di chi l’ha pensata, questa piattaforma che è ancora solo in fase embrionale dovrebbe sfociare nella costituzione di una vera e propria Federazione degli arbitri, sul modello di quella già esistente dei cronometristi.
Già queste cinque discipline mettono insieme una base di oltre 60mila tesserati (circa la metà nel calcio). Il prossimo passo sarà aprire un confronto col governo: in particolare col ministero dello Sport e dell’Istruzione, per ottenere il riconoscimento dell’arbitro come studente sportivo (cioè percorsi scolastici specifici, come avviene già per gli atleti); e soprattutto con la partecipata Sport e Salute, per cominciare ad esplorare possibilità di finanziamento. Perché poi il tema è, come sempre, anche economico (questa parte potrebbe essere appaltata ad una società di servizi, partecipata dalla Federazione).
Il piano in realtà è complesso: non è facile riunire sotto un unico cappello fischietti di discipline diverse, quindi con peculiarità ed esigenze anche molto differenti fra loro. Anche da un punto di vista tecnico ci sono ostacoli normativi, forse insuperabili, visto che gli statuti internazionali dicono che gli arbitri sono organi tecnici delle rispettive Federazioni (un’obiezione che fu già posta all’Italia in passato, quando se ne parlò come possibile soluzione dopo Calciopoli). Però l’idea piace anche al governo: su qualcosa di simile si ragionava in tempi non sospetti negli uffici del ministro Abodi. Al contrario della finta riforma della Figc (pensata per cambiare tutto senza cambiare nulla, ovvero lasciare Rocchi al suo posto e gli arbitri sotto il controllo politico di Figc e Serie A), questa infatti realizzerebbe un vero cambiamento: togliere gli arbitri dal controllo delle Federazioni, esattamente come del resto andrebbe tolta alle Federazioni anche la giustizia sportiva, che ormai è diventata il manganello della politica (altro fascicolo sul tavolo del ministro Abodi). Renderli terzi, finalmente autonomi: come dovrebbero essere gli arbitri. Una rivoluzione. Proprio per questo magari non si farà mai.