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Mercosur, la premier Meloni non tira la corda con Coldiretti: “Prematuro firmare ora l’accordo”

Alla vigilia della protesta dei trattori di Bruxelles e del Consiglio Ue, l'Italia sceglie di prendere tempo, allineandosi alla Francia
Mercosur, la premier Meloni non tira la corda con Coldiretti: “Prematuro firmare ora l’accordo”
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Giorgia Meloni scioglie ogni dubbio e sceglie di non tirare troppo la corda con Coldiretti. A poche ore dalla protesta organizzata a Bruxelles, dove sono attesi circa 12mila agricoltori e un migliaio di trattori, pronti a manifestare contro le politiche della Commissione europea, in primis i tagli alla Politica agricola comune e il Mercosur, la premier esprime quella che, ad oggi, è la posizione dell’Italia sull’accordo di libero scambio tra Unione europea e Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. La storica firma era prevista per il 20 dicembre, in Brasile. “Riteniamo che firmare l’accordo nei prossimi giorni, come ipotizzato, sia ancora prematuro. È necessario attendere che il pacchetto di misure aggiuntive a tutela del settore agricolo sia perfezionato e allo stesso tempo illustrarlo e discuterlo con i nostri agricoltori” ha detto Giorgia Meloni nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue. Perché i trattori protesteranno mentre sarà in corso il Consiglio europeo nel quale si discuterà anche del bilancio europeo e in cui all’Italia – sul fronte Mercosur – spetterà il ruolo dell’ago della bilancia tra Paesi favorevoli, come Germania e Spagna e contrari, come Polonia, Austria e Francia. Che, per inciso, nei giorni scorsi ha chiesto di rinviare il voto. Il presidente Emmanuel Macron ha ribadito la posizione di Parigi: “Si opporrà in maniera molto determinata” ad un eventuale “atto di forza” dell’Ue per l’approvazione del trattato. I due Paesi sono sostanzialmente allineati, ma per l’Italia il terreno resta molto scivoloso.

Meloni alle prese con le istanze di Coldiretti e Confindustria

Se l’attuale “prudenza” è un passo verso la Coldiretti, contraria all’intesa (negoziata per oltre venticinque anni) che apre le porte del mercato europeo a carne bovina, pollo, zucchero e miele in arrivo senza oneri dall’America Latina, dall’altro c’è da tenere a bada anche le aspettative di Confindustria che, invece, caldeggiava la firma. Alla fine, Giorgia Meloni ha deciso di non aggiungere anche una eventuale firma del Mercosur alle ragioni che alimentano il malcontento della Coldiretti, da sempre legata a doppio filo all’Esecutivo (Leggi l’approfondimento), ma già sul sul piede di guerra per i fondi tagliati alla Politica agricola comune). Tra i punti più difficili da digerire della nuova Pac, per cui i trattori sfileranno a Bruxelles, ci sono un taglio di circa 80 miliardi che lascia agli agricoltori un budget da 300 miliardi di euro. La Commissione europea lo definisce “un importo minimo garantito”, ma gli agricoltori guardano con sospetto anche all’accorpamento di quelli che finora sono stati i due pilastri della Pac, ossia i sussidi erogati in relazione alla superficie di ettari coltivata (che finora ha avvantaggiato le grandi aziende) e i finanziamenti ai programmi di sviluppo rurale, in un Fondo unico, nel quale ci sono altre voci e per il quale sono pure previste alcune flessibilità. Quanto basta per arrivare a Bruxelles e per spingere il Governo ad essere prudente sul Mercosur.

Il Governo Meloni prende tempo: “La firma non prima di gennaio”

Meloni stessa chiarisce, però: “Non significa che l’Italia intende bloccare o opporsi, ma intende approvare l’accordo solo quando include adeguate garanzie reciprocità per il nostro settore agricolo. E sono molto fiduciosa che con l’inizio del prossimo anno tutte queste condizioni possano verificarsi”. Poche ore prima che la Meloni si esprimesse, anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine della Conferenza Nazionale dell’Export e dell’internazionalizzazione delle imprese in corso a Milano, aveva fatto intendere quale potesse essere la posizione del governo. “Noi siamo favorevoli a firmare l’accordo, c’è da vedere cosa si può e si deve correggere per le clausole di salvaguardia per alcuni settori del mondo agricolo. Risolto questo, noi firmeremo, sarà adesso o sarà gennaio” aveva detto. A fargli eco, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Il mio parere è che il Mercosur sia un buon accordo, può diventare ottimo se dopo 25 anni si riesce a fare un passo definitivo sulla reciprocità”.

La reazione di Confindustria

Non si è fatta attendere la reazione di Confindustria che, evidentemente, avrebbe preferito che la questione si concludesse da qui ai prossimi giorni. Il Mercosur “ha un valore di 14 miliardi per il nostro Paese. In un momento in cui ci sono i dazi imposti da Trump per noi è sicuramente un buon luogo per portare i nostri prodotti” ha ricordato il presidente, Emanuele Orsini, anche lui a margine della Conferenza nazionale dell’export di Roma. “Speriamo che si trovino le giuste compensazioni per gli agricoltori che è giusto che ci siano – ha aggiunto – sappiamo e ci aspettiamo che il governo italiano porti avanti queste istanze”.

Le clausole di salvaguardia

E che si tratti di un percorso ancora in salita la dimostra anche il voto del 16 dicembre, al Parlamento europeo, che ha approvato in prima lettura proprio le clausole di salvaguardia proposte dalla Commissione per accompagnare l’accordo commerciale. Secondo il Parlamento, l’Ue potrebbe sospendere temporaneamente le preferenze tariffarie sulle importazioni di alcuni prodotti agricoli considerati sensibili (come pollame o carne bovina) provenienti da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, se tali importazioni sono ritenute dannose per i produttori dell’Ue. La Commissione, inoltre, dovrebbe avviare un’indagine sulla necessità di attivare queste misure di protezione quando le importazioni di prodotti agricoli sensibili aumentano in media del 5% su un periodo di tre anni (rispetto al 10% annuo previsto nella proposta della Commissione). I deputati chiedono, inoltre, indagini più rapide (da sei a tre mesi in generale e da quattro a due mesi nel caso di prodotti sensibili), affinché le misure di salvaguardia possano essere introdotte più rapidamente. Gli eurodeputati propongono anche l’introduzione di un meccanismo di reciprocità, in base al quale la Commissione avvierà un’indagine e adotterà misure di salvaguardia, qualora vi siano prove credibili che le importazioni che beneficiano di preferenze tariffarie non rispettino requisiti equivalenti in materia di ambiente, benessere animale, salute, sicurezza alimentare o tutela del lavoro applicabili ai produttori dell’Ue.

Fratture politiche e polemica tra Federalimentare e Coldiretti-Filiera Italia

Durante il voto, sono emerse fratture importanti: maggioranza di governo e opposizioni spaccate. Nonostante il testo rafforzi le tutele per i settori agricoli più esposti e consenta l’attivazione di misure difensive in caso di squilibri di mercato, le tensioni non si sono placate, anche lontano dalla sede del Parlamento Ue. Perché se per il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, associazione di Confindustria a tutela dell’industria alimentare le clausole di salvaguardia dell’accordo sono “solide ed efficaci”, non la pensano così Coldiretti e Filiera Italia che, hanno espresso “sconcerto e profonda preoccupazione” per le dichiarazioni di Mascarino. Di fatto, in Unione Europea si è aperta, così, la fase negoziale con il Consiglio, dove serve una maggioranza qualificata degli Stati membri. Che, ad oggi, non c’è.

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