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Il generale Camporini lascia Limes: “Incompatibilità con la linea politica dopo l’invasione dell’Ucraina”. È il quarto analista in pochi mesi

E' il quarto caso di abbandono in pochi mesi. prima di lui se ne erano andati Federigo Argentieri, professore di scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University, Franz Gustincich e Giorgio Arfaras
Il generale Camporini lascia Limes: “Incompatibilità con la linea politica dopo l’invasione dell’Ucraina”. È il quarto analista in pochi mesi
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Quasi quattro anni di guerra russo-ucraina hanno polarizzato il dibattito non solo politico e mediatico, ma anche quello tra analisti. In questa battaglia tra parti contrapposte è finita anche la prestigiosa rivista italiana di geopolitica Limes, fondata e diretta da Lucio Caracciolo. Il motivo non è un articolo in particolare o una delle sue famose mappe, bensì l’abbandono di ben quattro noti collaboratori per incompatibilità con la linea editoriale.

L’ultimo esempio è quello del generale Vincenzo Camporini. Con un post su X, l’alto ufficiale, che in questi anni ha cercato anche fortuna in politica prima con +Europa e poi con Azione, candidandosi anche alle ultime Europee 2024 tra le fila dei calendiani senza però essere eletto, ha annunciato così il suo addio: “Informo i pochi cui può interessare che sono uscito dal Consiglio Scientifico di Limes per incompatibilità con la linea politica di mancato sostegno ai principi del Diritto Internazionale, stracciati dall’aggressione russa all’Ucraina“.

Nell’annuncio di Camporini non si cita alcun episodio o articolo specifico che possano essere stati determinanti nella sua scelta. Ma non è l’unico, in questi giorni, ad aver deciso di dare l’addio a Limes. Prima di lui, nei giorni scorsi, erano arrivati gli annunci di altri tre analisti: Federigo Argentieri, professore di scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University, Franz Gustincich e Giorgio Arfaras. A differenza di Camporini, Argentieri ha fornito una lunga spiegazione della sua decisione in un’intervista ad AdnKronos: “Siamo in una fase cruciale, probabilmente la più difficile per l’Ucraina dall’inizio della guerra, non tanto sul piano militare quanto su quello diplomatico e internazionale. Con gli Stati Uniti che si svincolano dalla Nato, che attaccano l’Unione europea apertamente e con un allineamento sempre più evidente tra America e Russia, questo è il momento in cui bisogna fare scelte chiare, senza ambiguità“. Un’ambiguità che, evidentemente, ritrova nella linea editoriale della rivista di Caracciolo: “Non si tratta di opportunismo né di saltare sul carro del vincitore, anche perché l’Ucraina oggi non è certo il vincitore – continua – È una scelta di coerenza. Io ho scritto poco per Limes, anche perché il suo approccio geopolitico – centrato quasi esclusivamente sui rapporti di forza – non mi è mai stato del tutto congeniale. Ma il punto non è questo. Il vero problema è il pregiudizio strutturale che la rivista ha nei confronti dell’Ucraina da oltre vent’anni”. E da qui il professore passa a citare la “diffidenza” rispetto alla rivoluzione arancione del 2004, fino al 2014, con l’occupazione della Crimea in seguito alla cacciata dell’ex presidente ucraino Viktor Janukovyč. Adesso però, sostiene, è il momento di schierarsi con l’Ucraina senza se e senza ma. Sempre che sia questo il compito di un analista.

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