Perché credo che le parole di Trump e Musk sull’abolizione dell’Ue meritino una riflessione
Le recenti dichiarazioni, sull’Unione europea, di Donald Trump e di Elon Musk – con quest’ultimo arrivato a sostenere apertamente che la Ue dovrebbe essere “abolita” – segnano un punto di discontinuità sconvolgente se confrontato con la storia dei tradizionali rapporti tra Stati Uniti ed Europa unita. In particolare, se consideriamo come e quanto gli Usa abbiano non solo ufficialmente e legittimamente “auspicato” e “assecondato” il processo di unificazione europeo, ma quanto lo abbiano deliberatamente, e astutamente, “influenzato” e “manipolato” fin dagli albori.
È noto, e ormai ampiamente documentato, che l’Europa occidentale del dopoguerra venne ricostruita dentro un perimetro rigidamente americano: dai fondi del Piano Marshall alla creazione di un mercato perfettamente complementare a quello statunitense fino al vincolo atlantico tramite la Nato, prerequisito obbligatorio per ogni Paese che volesse salire sul treno dell’integrazione.
In una intervista del 2015, Morris Mottale, professore di relazioni internazionali, politica comparata e studi strategici presso la facoltà di Scienze Politiche della Franklin University, università americana con sede a Sorengo, vicino a Lugano, ha avallato una tesi ben precisa. E cioè che l’Unione europea – lungi dall’essere un’idea frutto della spontanea aggregazione di un “comune sentire” dei popoli – sia una costruzione in vitro degli americani finalizzata a togliere le briglie alla circolazione dei capitali tra le due sponde dell’atlantico: “Gli Stati Uniti non hanno mai nascosto che la creazione di un’Europa unita e da loro controllata fosse la premessa della propria politica estera. Per costruirla hanno utilizzato e utilizzano la Nato”.
E gli Usa non si sono limitati a un lavoro di soft power, per così dire, ma hanno direttamente coinvolto il deep state per incanalare quello che è sempre stato descritto come uno “spontaneo afflato” dei popoli europei verso la “giusta” (cioè voluta dagli americani) direzione. A confermare questo quadro vi sono ricerche d’archivio condotte negli ultimi anni. Nel 2000, venne pubblicato su The Telegraph, dal giornalista Evans Pritchard, il risultato delle indagini svolte da Joshua Paul, studioso della Georgetown University. Lo scoop in questione portò alla luce documenti attestanti il fatto che organismi legati all’intelligence americana, inclusa la Cia, avevano finanziato e sostenuto per anni movimenti, think tank e personalità politiche favorevoli all’unificazione europea, considerando quest’ultima un tassello fondamentale della strategia occidentale nel pieno della Guerra fredda.
Secondo Joshua Paul, un memorandum del 1950, sottoscritto dal generale William Donovan, già direttore dell’Oss (antesignano della Cia) durante il secondo conflitto mondiale, indicava nell’American Committee for a United Europe (Acue) il “veicolo” per la realizzazione degli obiettivi statunitensi. Nella direzione dell’Acue troviamo proprio Donovan e alcuni altri ufficiali della Cia. L’Acue finanziò il “Movimento europeo”, l’organizzazione su cui confluirono nel 1948 numerosi movimenti unitari europei (di cui facevano parte Winston Churchill, Konrad Adenauer, Léon Blum e Alcide De Gasperi) che nel 1958 arrivò a incamerare il 53,5% dei propri fondi proprio dagli Usa. In uno di questi memorandum, la sezione “affari europei” del dipartimento di stato Usa “suggeriva” al vicepresidente della Comunità Economica Europea (Cee), Robert Marjolin, di “portare avanti in segreto” i progetti di Unione monetaria finché “l’adozione di tali proposte diventerà virtualmente inevitabile”.
Per tutte le suesposte ragioni, le parole di Trump e soprattutto quelle di Musk, appaiono oggi come una sorta di “oggetto verbale non identificato” nella storia delle relazioni transatlantiche, un elemento totalmente alieno rispetto all’approccio di tutte le amministrazioni Usa per quasi un secolo. E meritano una riflessione.
Forse, i cittadini europei – prima di cedere al sussulto “patriottico” ed euro-sovranista invocato dagli attuali vertici della Ue – dovrebbero chiedersi: 1) se sia mai esistito un desiderio autenticamente popolare di fusione dal basso delle singole sovranità nazionali del vecchio continente in quella entità cui diamo il nome di Unione; 2) se questa entità – alla luce delle vicende degli ultimi anni, della scarsa legittimazione dei suoi apici e dell’opaca e quasi “illeggibile” modalità di funzionamento della medesima – possa realmente definirsi “democratica; 3) se, e in che misura, lungo questo cammino, i popoli europei siano stati “usati” e manipolati (tramite una ben precisa operazione di intelligence) da certe realtà d’oltreoceano; 4) se quello evocato da Musk – al netto delle considerazioni, dei dubbi, delle riserve che il personaggio in questione solleva a ogni piè sospinto – non sia, dopotutto, uno scenario da prendere in seria considerazione.
www.francescocarraro.com