Garlasco. l’avvocato di Sempio: “Non ha senso chiedere perizia su impronta 33”. Nessun interrogatorio in vista per l’indagato
Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco e per cui è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, non si sottoporrà a interrogatorio da parte dei pubblici ministeri fino alla chiusura delle attuali indagini. L’avvocato Liborio Cataliotti, succeduto a Massimo Lovati dal qualche settimana, ha sottolineato con La Provincia pavese che si tratta di un diritto previsto dal codice e di un “vantaggio che vogliamo custodire gelosamente”. Secondo il legale, al momento non è stata ancora chiarita la linea dell’accusa, e Sempio non intende fornire dichiarazion”i.
La difesa non ha inoltre intenzione di chiedere al momento una perizia sull’impronta nota come “33”, rinvenuta su una parete in cima alle scale che conducono alla cantina della villa di via Pascoli, nel punto in cui è stata trovata morta Chiara. Cataliotti ha spiegato: “Non ha senso chiedere una perizia su questa impronta prima che ci vengano comunicati gli esiti della nuova analisi Bpa, cioè lo studio scientifico delle tracce ematiche repertate sulla scena del crimine”.
Il caso dell’impronta 33
La traccia 33 già nel 2007 fu ritenuta “non utile” dal Ris dei carabinieri perché risultata negativa ai test. L’impronta – che risultava già parziale perché mancavano le “creste” – era stata sottoposta a un doppio test per rilevare la presenza di sangue: il primo aveva dato esito incerto (combur test) quello più specifico (Obti test che rileva sangue umano) aveva restituito appunto un “esito negativo”. L’impronta del palmo della mano era stata rilevata sul muro delle scale che portano in taverna, vicino al luogo dove era stata trovata massacrata Chiara Poggi. Poco più c’erano anche un’impronta del fratello – che era in montagna da giorni – e anche di uno degli investigatori.
Perché quella traccia poteva essere importante per gli inquirenti nella ricostruzione della pista alternativa degli inquirenti di Pavia? Perché il corpo della 26enne fu trovato su quelle quelle scale dopo essere stato lanciato dalla soglia. Le sentenze che hanno condannato Alberto Stasi a 16 anni come l’autore del delitto di Garlasco avevano cristallizzato una ricostruzione che ha stabilito che il killer aveva trascinato il corpo della vittima e lo aveva lanciato. Nell’ipotesi dei pm di Pavia quella impronta sarebbe stata lasciata dall’assassino proprio senza scendere gli scalini.
La famiglia Poggi – che da sempre ha partecipato a tutti gli atti istruttori –aveva fatto svolgere a propri consulenti un approfondimento e le analisi dei consulenti hanno stabilito la “estraneità dell’impronta alla dinamica omicidiaria” e la non “attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio”. Gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, alla luce di questi risultati, avevano chiesto ai pm di “sollecitare” un incidente probatorio proprio su questa impronta. Istanza che, però, è stata “rigettata” dai pm. I legali ricordavano come la notizia di un’impronta fosse data con ampia eco dal TG1 (come avvenuto oggi, ndr) “mediante immagini quantomai suggestive” perché si intravedeva un rossore che poi si è compreso fosse relativo al reagente chimico – ninidrina – usato dagli investigatori per rilevare le impronte e che restituisce un colore rosso-violaceo. La scorsa estate c’è stato uno scontro aperto tra parte civile e procura sul rigetto dell’istanza dei Poggi.
Adesso a pochi giorni dall’udienza del 18 dicembre si capirà come si muoveranno e cosa chiederanno le parti alla giudice per le indagini preliminari.