Nato “amica” dei Brics e Difesa Ue allargata ai Balcani: l’idea di Crosetto per risvegliare l’Occidente
L’Occidente, vecchio e stanco, “balla sull’orlo del precipizio. E pare non capire, non reagire, non elaborare”. Guido Crosetto, che ieri aveva commentato la Nuova strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti (“Trump ha semplicemente esplicitato che l’Europa gli serve poco o nulla” nella competizione con la Cina), oggi ha affidato a un’intervista ad Avvenire la propria ricetta per risvegliare la nostra parte di mondo, basata sulla necessità di dialogare con le potenze che fino a oggi sono state schierate sul lato opposto della barricata.
“Nel 2100 la popolazione italiana crollerà a 35 milioni di abitanti -, premette il ministro della Difesa – il 40 per cento in meno di quella attuale, l’Africa toccherà invece quota 3,7 miliardi. L’età media in Italia salirà a 53 anni, in Africa sarà di 17”. Numeri che fotografano un’emergenza natalità contro cui l’Europa e l’Italia sono chiamate a fare qualcosa: “Senza crescita della popolazione saltano i welfare dell’intero Occidente. Una catastrofe. I Pil andranno a picco, i sistemi sanitari non reggeranno l’invecchiamento, le pensioni non verranno più pagate”. Come si rimedia? “Dovremmo introdurre, già da subito, una misura choc per provare a invertire la rotta: tasse zero per quelle famiglie che fanno più di due figli“.
Quello che accadrà se non faremo qualcosa per invertire la tendenza “ci deve far paura. Almeno quanto la fanno Russia e Cina“. A proposito, “io non penso che la Russia muoverà guerra all’Europa – dice Crosetto -. Ma quello che mi dicono i colleghi dei Paesi del Nord e dell’Est Europa è un timore che, ai loro occhi, risulta più che fondato. Per loro il tema è solo capire ‘quando’ lo farà. Non se lo farà”.
Cosa può fare, allora, la nostra parte di mondo per evitare la catastrofe? “Dobbiamo, tutti insieme – e intendo tutti gli Stati e gli organismi multilaterali mondiali, compresi gli Stati che, ieri, facevano parte del “Sud globale” -, ripensare le strutture multilaterali e i sistemi istituzionali” e “occorrono anche una nuova Europa e una nuova Nato, più inclusiva, globale, che guardi ben molto oltre l’Atlantico. Penso a una sempre più pressante, necessaria, vera difesa europea, convinto che l’Europa a 27 è troppo piccola. La necessità è una difesa continentale in cui coinvolgere Paesi che, oggi, sono fuori dai “confini” della Ue: il Regno Unito, la Norvegia, l’Albania, i balcanici”.
Non solo. “Serve una trasformazione profonda e veloce della Nato, che la faccia diventare una struttura capace di garantire un’alleanza per la pace nel mondo, un ‘braccio’ armato ma democratico, di una Onu rinnovata, uscendo dal ruolo di organizzazione di difesa del solo Occidente ‘atlantico’”. E come si fa? La Nato, così com’è è stata percepita per decenni e cioè come un nemico per i Paesi del Sud, per i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, ndr), deve invece aprirsi e allargarsi. Deve pensare al mondo, non solo a una sua parte”.
Una prospettiva, quella che India e Cina possano in una qualche forma entrare nell’orbita della Nato, difficile da immaginare: per quale motivo Pechino e Nuova Dehli dovrebbero avvicinarsi al Patto atlantico che è un’alleanza anti-Russia, quando la Cina compra petrolio e gas da Mosca tenendola economicamente in vita nel corso di una guerra che in assenza di questo intervento potrebbe ridurla sul lastrico? Riguardo l’India, poi, nel 2023 negli Stati Uniti la Commissione Speciale della Camera sulla Competizione Strategica tra gli Stati Uniti e il Partito Comunista Cinese aveva proposto che l’India entrasse in una versione allargata del meccanismo Nato Plus, ma solo a livello di collaborazione e in ogni caso in chiave anti-cinese. Pensare, quindi, che l’India e la Cina – in questo momento entrambe vicine alla Russia – possano entrare o collaborare con la Nato appare un controsenso.
Le minacce, secondo il ministro, non mancano neanche sul fronte interno: “Sono spaventato da una violenza che cresce, da un odio ideologico e politico che si cerca di alimentare”. Da qui al richiamo allo spettro degli Anni di piombo il passo è breve: “Qualcuno – e non mi riferisco a una parte politica specifica – sta contribuendo a creare un humus che assomiglia a quello degli anni Settanta, anni della violenza e del terrorismo. Foto bruciate nelle piazze, confronti negati nelle Università, assalti alle redazioni dei giornali. Si respira un’aria brutta, pesante, irragionevole. Non vorrei che all’improvviso ci trovassimo a fare i conti con delle ‘Brigate Rosse 4.0’“.