Perché per comprare casa il mutuo non è sempre la scelta più furba: la verità sulla leva finanziaria
Conviene davvero tenere i soldi investiti e comprare casa con un mutuo? La risposta esiste, ed è molto meno glamour dei consigli da social: la leva funziona solo se i tuoi investimenti battono stabilmente il costo del debito. Quando questo non accade, l’unico a guadagnarci è chi il mutuo te lo ha venduto
Comprare casa è una delle decisioni finanziarie più rilevanti nella vita di una persona e la domanda ricorrente è sempre la stessa: se si dispone di un capitale sufficiente per l’acquisto dell’immobile, conviene pagare in contanti o accendere comunque un mutuo e investire il capitale disponibile?
La risposta può sembrare complessa, ma in realtà parte da un principio molto semplice e verificabile: la leva finanziaria diventa vantaggiosa solo se il rendimento ottenibile dagli investimenti supera in modo stabile il costo del debito. Se questa condizione non si realizza, il mutuo non crea valore aggiuntivo, ma diventa un peso finanziario senza alcun beneficio compensativo.
La narrazione secondo cui “conviene sempre fare il mutuo e tenere investiti i propri risparmi” si fonda sull’idea che il rendimento degli investimenti sia costantemente superiore al tasso del finanziamento. È un ragionamento lineare, apparentemente logico, ma che ignora sia la variabilità dei mercati sia l’impatto del flusso di cassa mensile sulla vita reale di una famiglia.
Consideriamo, ad esempio, un mutuo da 220mila euro al 3,5% per 25 anni. La rata mensile si aggira intorno ai 1.100 euro. Chi acquista cash quella rata non la paga e potrebbe destinare tale importo a un piano di accumulo disciplinato, costruendo nel tempo un patrimonio finanziario parallelo alla casa acquistata.
Quando si fanno i conti con rendimenti realistici, il confronto tra mutuo e pagamento cash diventa meno scontato di quanto sembri. Se immaginiamo che l’investimento renda intorno al 2,2% l’anno, chi compra casa cash e investe ogni mese l’equivalente della “rata che non paga” finisce con più soldi di chi fa il mutuo e lascia investito il capitale iniziale. Anche se il rendimento sale al 3,5%, cioè lo stesso tasso del mutuo, i due percorsi si equivalgono e chi paga cash conserva comunque un piccolo vantaggio, perché non ha il peso fisso della rata tutti i mesi.
La leva finanziaria comincia davvero a funzionare solo quando l’investimento supera il 4% annuo. Ma ottenere quel rendimento in modo continuo, anno dopo anno, è tutt’altro che facile. Bisogna togliere dalle percentuali le tasse, l’imposta di bollo e i costi di gestione, e soprattutto bisogna sperare che il mercato finanziario mantenga quel ritmo per molti anni di fila. Una cosa che, nella vita reale, non accade quasi mai con regolarità se il tuo patrimonio investito non è seguito con particolare attenzione.
Un ulteriore elemento spesso trascurato riguarda il peso del flusso di cassa mensile. Chi accende un mutuo deve sostenere un’uscita obbligatoria tutti i mesi: nei mutui a tasso fisso la rata rimane costante, mentre nei mutui a tasso variabile può cambiare nel tempo seguendo l’andamento dei tassi di interesse. Chi compra cash, invece, non ha questo vincolo e può investire liberamente la stessa cifra ogni mese. Questa differenza incide sul risultato finale perché l’investimento periodico, grazie al meccanismo dell’accumulo, riduce il rischio legato ai movimenti dei mercati, mentre chi lascia investito un capitale unico iniziale è completamente esposto alla volatilità.
Se si osservano questi elementi nel loro insieme, emerge un quadro chiaro e privo di ambiguità: il mutuo può essere una scelta efficiente solo se il rendimento netto dell’investimento riesce a superare in maniera stabile il costo del debito. Se questa condizione non si manifesta, acquistare cash e investire la cifra equivalente alla rata consente di ottenere un risultato complessivo più sicuro e spesso più elevato.
La conclusione è quindi meno ideologica e più tecnica di quanto spesso si legga nelle semplificazioni online. La leva finanziaria non è una panacea e non è nemmeno un nemico da evitare. È soltanto uno strumento che funziona quando ci sono le condizioni matematiche per farlo funzionare. Quando queste condizioni non ci sono, l’unico soggetto che ottiene un risultato certo è l’intermediario che eroga il finanziamento, perché incassa gli interessi indipendentemente dall’andamento degli investimenti del cliente. Tutti gli altri attori sono esposti al rischio che il rendimento reale dell’investimento non sia sufficiente a compensare il costo del debito.