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“Non è trasparente, non c’è una lista di candidati, né una giuria”: l’ong asfalta il premio Fifa per la pace fatto su misura per Trump

Il riconoscimento verrà consegnato durante la cerimonia dei sorteggi dei Mondiali 2026 in programma a Washington venerdì 5 dicembre alle 18 italiane
“Non è trasparente, non c’è una lista di candidati, né una giuria”: l’ong asfalta il premio Fifa per la pace fatto su misura per Trump
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Il nuovo Peace Prize – Football Unites the World, premio per la pace istituito dalla Fifa per premiare “individui che hanno compiuto azioni eccezionali per la pace, unendo le persone nel mondo” è finito nel mirino di Human Rights Watch, organizzazione non governativa che denuncia opacità e mancanza di criteri verificabili.

Le critiche arrivano a poco più di 24 ore dall’assegnazione del riconoscimento, prevista per venerdì 5 dicembre – alle 18 italiane – durante i sorteggi dei Mondiali 2026 al Kennedy Center di Washington DC. Riconoscimento che però sembra già avere un netto favorito: Donald Trump, che sarà presente alla cerimonia.

“La procedura non è trasparente, non esiste una lista di candidati né una giuria”, ha dichiarato la direttrice di Human Rights Watch, Minky Worden, sottolineando che persino il Consiglio Fifa, organo di supervisione della federazione, sarebbe all’oscuro dell’iniziativa.

Premio istituito da Gianni Infantino proprio poche settimane dopo l’esclusione di Donald Trump dalla corsa al premio Nobel per la pace, nonostante le pressioni esercitate da diversi leader mondiali e da lui stesso. La Fifa ha affermato che il premio consegnato quest’anno dallo stesso Infantino, verrà conferito annualmente “a nome dei tifosi di tutto il mondo”.

Nel corso dell’evento ci sarà anche Andrea Bocelli, che si esibirà e condividerà il palco con star mondiali come Robbie Williams, Nicole Scherzinger e i Village People, mentre la serata sarà condotta da volti internazionali dello spettacolo quali Heidi Klum, Kevin Hart e l’attore e produttore Danny Ramirez.

Dubbi e timori sono stati espressi anche da Reporters Without Borders, che teme ripercussioni sui media internazionali durante i Mondiali: secondo l’organizzazione, i rigidi controlli alle frontiere statunitensi potrebbero impedire ai giornalisti l’ingresso nel Paese durante il torneo, anche per motivi banali come un post sui social non gradito all’amministrazione.

Worden ha infine ricordato come, dall’insediamento di Trump, “il mondo non sembri più il benvenuto” negli Stati Uniti: secondo dati governativi analizzati da Human Rights Watch, tra il 20 gennaio e il 15 ottobre almeno 92mila persone sarebbero state arrestate nelle città americane che ospiteranno i Mondiali.

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