Scattano gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro: la decisione del gip nell’ambito dell’inchiesta su appalti e sanità in Sicilia
Salvatore Cuffaro è stato arrestato e da oggi si trova agli arresti domiciliari. Torna in stato di detenzione vent’anni dopo l’inchiesta che lo ha portato alla condanna per favoreggiamento alla mafia: nel 2015 era stato scarcerato dopo aver scontato cinque anni. È quanto disposto dal gip di Palermo per l’ex presidente della Regione siciliana, indagato con altre 17 persone, a vario titolo, per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Per la procura Totò Vasa Vasa sarebbe al vertice di un’associazione criminale, un comitato d’affari occulto che ruoterebbe intorno a un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità e assunzioni di soggetti segnalati dall’ex governatore e dai suoi sodali. La misura cautelare era stata chiesta dai pm agli inizi di novembre. Il gip ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari, pur riqualificando la contestazione da corruzione a traffico di influenze. Il giudice, che come prescrive la legge ha interrogato gli indagati prima di decidere, ha invece respinto la richiesta di arresto di Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati, anche lui coinvolto nell’inchiesta.
Gip: “Sistema per condizionare gli appalti”
“Con il ‘sistema‘ gli indagati agivano per rafforzare le potenzialità del partito di nuova costituzione, individuando come strategia principale quella di condizionare l’andamento di appalti pubblici, e più in generale di procedure amministrative, tramite pubblici funzionari fidelizzati, operativi nei seguenti settori: i consorzi di Bonifica, anche grazie al ruolo di Dirigente Generale del Consorzio di per la Sicilia Occidentale ricoperto da Giovanni Giuseppe Tomasino, e la sanità pubblica, soprattutto nella città di Palermo – anche grazie all’appoggio fornito da Roberto Colletti, Direttore Generale di Villa Sofia-Cervello- nella città di Siracusa – ove è Direttore Generale dell’Asp un altro soggetto molto vicino a Cuffaro”, scrive il gip nell’ordinanza cautelare nei confronti di Cuffaro. “È estremamente significativo – aggiunge il giudice – che gli indagati parlassero di spartizione di nomine come se la composizione delle commissioni aggiudicatrici dell’ente pubblico andasse scelta non in considerazione dell’oggetto dell’appalto e delle competenze dei membri utili a consentire la miglior valutazione possibile delle offerte, ma secondo logiche di potere, tese ad avvantaggiare questa o quella fazione politica, questo o quell’imprenditore”. L’ex governatore siciliano “con pervicacia e spregiudicatezza”, ha sistematicamente “sfruttato” il “potere politico” da più parti riconosciutogli e approfittato delle conoscenze dirette esistenti con pubblici ufficiali, dallo stesso reputati “influenzabili” in ragione del supporto politico garantito, per “assecondare e favorire le richieste avanzate da privati, concludendo accordi illeciti, con grave compromissione dell’interesse pubblico”, si lege ancora nell’ordinanza. Davanti al gip di Palermo, durante l’interrogatorio preventivo, Cuffaro si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma aveva reso dichiarazioni spontanee. E in quella occasione, come si legge nella misura cautelare che ha portato Cuffaro agli arresti domiciliari, aveva ammesso “qualche errore“.
Le altre decisioni del gip
Oltre che per Cuffaro i domiciliari sono stati disposti per Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia e Antonio Iacono. Per l’ex braccio destro di Cuffaro Vito Raso, il gip ha invece deciso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre per Mauro Marchese e Marco Dammone l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la misura cautelare interdittiva del divieto, per un anno, di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche. Per tutti i 18 indagati la procura aveva chiesto i domiciliari. Il gip, però, ha respinto la richiesta e non ha applicato alcun provvedimento cautelare per il capogruppo all’Assemblea regionale Siciliana della Democrazia Cristiana e fedelissimo di Cuffaro, Carmelo Pace, e per Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.
Niente braccialetto elettronico
Cuffaro (come Iacono e Colletti) non dovrà comunque indossare il braccialetto elettronico. Per il giudice delle indagini preliminari la misura degli arresti domiciliari è sufficiente a garantire le esigenze cautelari. Non viene applicato il braccialetto elettronico “non emergendo particolari esigenze da imporre il costante monitoraggio”, ma viene imposto un “assoluto divieto di comunicazione così da escludere qualsiasi possibilità di mantenere contatti con altri coindagati o con soggetti terzi, comunque appartenenti alla pubblica amministrazione e all’imprenditoria”, si legge nella misura cautelare.
La notizia è stata subito commentata deputato di Noi moderati Saverio Romano per il quale la Procura aveva chiesto l’arresto ma il gip ha respinto la richiesta: “Ancora non ho letto la misura, ho visto però che hanno riqualificato il reato per Cuffaro in traffico di influenza. Ma non conosco le motivazioni dell’ordinanza. Sono, comunque, contento del fatto che, come dice il gip, non ci sono le esigenze cautelari nei miei confronti”.