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Inchiesta corruzione Ue, l’ambasciatore Sannino lascia l’incarico alla Commissione Ue. Mogherini e gli altri indagati sono stati rilasciati

Sono accusati di frode negli appalti e corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto. Erano stati fermati all'alba di martedì durante un'operazione della polizia federale
Inchiesta corruzione Ue, l’ambasciatore Sannino lascia l’incarico alla Commissione Ue. Mogherini e gli altri indagati sono stati rilasciati
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Il primo nome a fare un passo indietro in seguito al nuovo scandalo corruzione in Ue è quello dell’ambasciatore Stefano Sannino. Nella mattinata di mercoledì, insieme agli altri due indagati, Federica Mogherini e Cesare Zegretti, era stato rilasciato dopo gli interrogatori condotti dalla polizia federale delle Fiandre occidentali. Nonostante ciò, in una lettera inviata al personale, ha annunciato che lascerà anticipatamente il proprio incarico di direttore della DG Mena (Medio Oriente, il Nord Africa e il Golfo) della Commissione europea, andando in pensione. Sannino ha affermato di avere “fiducia nel lavoro dei magistrati e di essere fiducioso che tutto verrà chiarito”, ma non ha ritenuto più “opportuno continuare” e che si ritirerà a fine dicembre: “La Direzione generale deve rimanere concentrata sulla sua attività e attuare l’ambizioso programma che abbiamo sviluppato”, ha scritto.

I tre erano stati fermati martedì nell’ambito di un’inchiesta su un presunto uso improprio di fondi europei e le accuse contestate erano quelle di frode negli appalti e corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale ma i tre sono stati rilasciati perché “non ritenuti a rischio di fuga“. I tre risultano ora formalmente indagati e sono stati informati delle accuse a loro contestate.

“L’interrogatorio è stata una lunga maratona, dalle 14 fino a mezzanotte. Sono stati forniti chiarimenti a 360 gradi, in modo più che esauriente, come richiesto legittimamente dagli inquirenti”, ha fatto sapere la legale di Federica Mogherini, Mariapaola Cherchi, sottolineando il clima “sereno” in cui si è svolto l’esame. “Mogherini è stata rilasciata senza condizioni. Ha chiesto più volte se dovesse limitare i suoi movimenti, ma le è stato sempre ribadito che non vi era alcuna restrizione, perché non ce n’era motivo. Questo – ha aggiunto – dovrebbe contribuire a calmare il polverone che finora è stato sollevato soprattutto da parte dei media”.

Al centro dell’indagine – nata da un esposto presentato all’Ufficio europeo antifrode (Olaf) e successivamente trasmesso alla Procura europea – i “forti sospetti” di irregolarità nell’appalto per la nuova Accademia diplomatica europea. Il fermo è così scattato per due italiani e un italo-belga: l’ex ministra Pd e Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Mogherini, che dal 2020 è rettrice del Collegio d’Europa; l’ambasciatore Sannino, ex segretario generale dell’Eeas (il Servizio europeo per l’azione esterna) e oggi a capo della Direzione generale della Commissione europea per il Medio Oriente e Nord Africa, mentre il terzo nome, è quello di Zegretti, codirettore dell’Ufficio Executive Education, Training and Projects del Collegio d’Europa.

Secondo quanto trapela da fonti vicine all’inchiesta, l’ambasciatore Sannino è attualmente oggetto anche di una verifica amministrativa dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), relativa al sospetto che, durante il suo mandato alla guida del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), possa aver favorito alcuni candidati nell’assegnazione di ruoli di alto livello in violazione delle procedure interne. Nell’ambito dell’inchiesta, per Sannino – precisano le stesse fonti – l’esecutivo comunitario ha acconsentito a revocare l’immunità relativa ai beni, permettendo agli investigatori di accedere ai suoi dispositivi elettronici, mentre per il Seae sarebbe stata temporaneamente sospesa l’immunità degli uffici al fine di consentire ulteriori perquisizioni.

Era da poco passata l’alba di martedì quanto a Bruxelles è scattato il blitz delle forze dell’ordine: intorno alle 7.30 una decina di agenti in borghese ha varcato la soglia del Seae, il “ministero degli Esteri” dell’Ue, sequestrando documenti e supporti informatici. Altre squadre, in parallelo, passavano al setaccio alcune abitazioni private mentre, un centinaio di chilometri più a nord, venivano controllate le aule del Collegio d’Europa a Bruges. Poi i fermi, scattati tutti nella capitale delle istituzioni Ue in uno stretto coordinamento tra la procura europea (Eppo), l’ufficio anti-frode (Olaf) e la polizia federale delle Fiandre occidentali.

L’inchiesta di concentra sul bando per il progetto dell’Accademia diplomatica dell’Unione europea, un programma di formazione di nove mesi per giovani diplomatici Ue, assegnato nel 2022 da Eeas proprio al Collegio d’Europa del quale Mogherini è rettrice. Un incarico, quest’ultimo, che a suo tempo venne criticato per possibile conflitto d’interessi, dato che il Collegio, formalmente un istituto indipendente di studi europei, viene finanziato in gran parte con fondi della Commissione, dove l’ex ministra italiana ha servito come vicepresidente dal 2014 al 2019. “Vi sono forti sospetti che, durante la procedura di gara per il programma, sia stato violato l’articolo 169 del Regolamento Finanziario relativo alla concorrenza leale e che informazioni riservate relative all’appalto in corso siano state condivise con uno dei candidati partecipanti alla gara“, ha scritto l’Eppo.

La notizia dell’inchiesta ha provocato diverse reazioni dentro e fuori dall’Ue. L’Unione europea “chiude un occhio sulla propria corruzione, ma continua a fare la predica agli altri“, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Altrettanto acida la presa di posizione del governo ungherese, il più stretto alleato di Mosca in Europa: “Un altro giorno, un altro scandalo ‘choc’ Ue“, ha scritto su X Zoltan Kovacs, portavoce del premier Viktor Orbán. Ma l’onda d’urto ha presto investito anche l’Europarlamento, toccando da vicino l’intero spettro della politica italiana con Lega e Movimento 5 stelle che hanno chiesto chiarezza immediata, mentre da Roma il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha ribadito il suo rispetto del garantismo. È intervenuta anche la delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo secondo cui si vivono “ore di profondo sconcerto per l’ennesimo caso giudiziario che investe le istituzioni europee, ancora una volta con il coinvolgimento di esponenti della sinistra come l’ex Alto rappresentante Federica Mogherini”. Il partito di Giorgia Meloni si augura “venga fatta rapidamente piena luce sul caso Mogherini e sulla gestione del Collegio d’Europa, al fine di verificare se siano stati compiuti i gravi reati denunciati dall’indagine in corso”.

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