Strappano il fiore per il figlio morto, la comunità del basket reagisce: la rete del campetto si riempie di girasoli per Alessandro
Al campetto di basket di via Dezza a Milano decine di persone oggi sono arrivate con un girasole in mano. È un gesto semplice, ma diventato il simbolo di una mobilitazione collettiva in ricordo di Alessandro Meszley, il 15enne morto nel 2017 mentre giocava con gli amici. Una risposta corale nata dopo che qualcuno, più volte, aveva strappato il fiore lasciato dai genitori del ragazzo e aveva deturpato il biglietto con cui la madre ricordava il figlio.
In poche ore quel luogo è stato attraversato da un via vai continuo: adulti, bambini, studenti, residenti della zona. Alcuni fiorai hanno regalato mazzi di girasoli, mentre amici e conoscenti di Alessandro hanno deciso di organizzare un torneo in suo nome. Anche i genitori, emozionati per l’ondata di vicinanza, hanno annunciato un incontro pubblico per sabato 29 novembre, alle ore 14.30, invitando chiunque voglia a portare un girasole.
La storia è riemersa dopo che la madre, Laura Scolari, ha raccontato di aver visto i fiori strappati sempre più spesso nelle ultime settimane. Per questo aveva iniziato a sostituirli ogni giorno, lasciando un biglietto che ricordava la tragica vicenda del figlio, invitando a non rimuovere quel piccolo segno di memoria: “Non strapparmi. Non mi sono più rialzato dopo essere caduto su questo campo. Questo girasole mi ricorda, Alessandro”. Una mano anonima non solo ha continuato a deturpare i girasoli, ma ha anche scritto sul biglietto un messaggio sprezzante: “Se tutti mettessero un fiore per ogni morto, Milano sarebbe una pattumiera”.
Da lì la reazione della comunità del basket, dopo i numerosi articoli e la denuncia pubblicata anche sula pagina La Giornata Tipo, punto di riferimento per gli appassionati di pallacanestro italiani. I girasoli sono tornati a decine sulla rete del campetto da basket, insieme alle proposte per un murales o per intitolare il campetto ad Alessandro. Il fiore come simbolo di un ricordo che in questi otto anni i genitori hanno sempre custodito. Da quando il ragazzo è morto per un arresto cardiaco, la madre e il padre, Giorgio Meszley, ne hanno lasciati più di duecento. Un gesto ripetuto in silenzio, che ora ha coinvolto un’intera comunità. Dopo la scomparsa del figlio, i genitori hanno fondato l’associazione The Dab Game, nata per sostenere e migliorare gli impianti sportivi frequentati dai giovani a Milano. Con le donazioni raccolte, è stato ristrutturato il campo da calcio di San Vittore.
L’abbraccio arrivato in queste ore ha colto di sorpresa la famiglia, che ha parlato di una “crepa” da cui è filtrato non solo il dolore, ma anche un calore inatteso. La rete metallica del campo di via Dezza ora è piena di girasoli: sabato, promettono i residenti, i fiori saranno ancora di più. Perché quel girasole è diventato il simbolo di un ragazzo che non c’è più, ma anche di una comunità intera che ha scelto di ricordare, di reagire all’inciviltà e di proteggere uno spazio sportivo fondamentale per il tessuto sociale. Quel campo su cui giocare a basket, come tanto piaceva fare ad Alessandro.