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I piani di pace per l’Ucraina affossano i titoli europei della difesa. Ma da febbraio 2022 l’indice europeo è salito del 200%

Lo Stoxx Aerospace & Defence a fine seduta cede l'1,7% dopo il -3% di venerdì, toccando i minimi da fine agosto. L'italiana Leonardo ha ceduto il 2,2%, il produttore tedesco di sensori per applicazioni in ambito difesa e sicurezza Hensoldt oltre il 6%, la svedese Saab addirittura il 7,2%, la francese Thales il 3,3%
I piani di pace per l’Ucraina affossano i titoli europei della difesa. Ma da febbraio 2022 l’indice europeo è salito del 200%
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Il pressing degli Stati Uniti per chiudere il conflitto in Ucraina affonda i titoli della difesa europei. L’indice del settore, lo Stoxx Aerospace & Defence, a fine seduta perde l’1,7% dopo il -3% di venerdì, toccando i minimi da fine agosto. Washington come è noto ha presentato a Kyiv un piano in 28 punti che recepisce diverse richieste russe, tra cui la cessione a Mosca di Crimea, Luhansk e Donetsk e un limite all’espansione delle forze armate ucraine. Volodymyr Zelensky ha detto di essere pronto a lavorarci “in maniera costruttiva e onesta”, ma senza cedere sugli interessi ucraini. Nel fine settimana la Ue ha poi avanzato una controproposta con condizioni migliori per l’Ucraina, che aderirebbe all’Unione e a cui non sarebbe precluso l’accesso alla Nato. Lunedì è arrivato anche un nuovo piano a cui avrebbero lavorato insieme Usa e Ucraina.

L’indice europeo del settore in una settimana ha lasciato sul terreno il 7,8%. Lunedì l’italiana Leonardo ha ceduto il 2,2%, il produttore tedesco di sensori per applicazioni in ambito difesa e sicurezza Hensoldt oltre il 6%, Rheinmetall il 5%, il fornitore di componenti per la difesa Renk il 2,7%. A Londra Bae Systems è arretrata di oltre il 2%, la svedese Saab addirittura del 7,2%, la francese Thales il 3,3%.

Va però ricordato che lo Stoxx Europe Total Market Aerospace & Defense, che comprende titoli come Airbus, Safran, Bae Systems e la stessa Leonardo, resta su livelli superiori di quasi il 200% rispetto a quelli precedenti l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. All’epoca era intorno agli 850 punti, oggi viaggia sui 2.500. Il comparto, evidenziano gli osservatori, ha fondamentali solidi e in un contesto geopolitico sempre più teso ci sono tutte le premesse perché le quotazioni tornino a salire. Gerry Fowler, strategist di UBS, parlando con Reuters sottolinea che i titoli della difesa restano “la parte più costosa e affollata del mercato”, fattore che aumenta la volatilità.

In una nota, la settimana scorsa, JP Morgan ha definito l’ondata di vendite un “punto d’ingresso interessante” nel comparto. In pratica, per gli analisti i prezzi sono scesi abbastanza da rendere convenienti nuovi acquisti. Per la banca d’affari il piano americano non è accettabile per Kyiv né per gli alleati europei. E se Washington riuscisse comunque a imporlo, ipotesi giudicata improbabile, equivarrebbe a una vittoria per Mosca, con l’effetto di spingere la spesa militare europea ancora più su e più rapidamente del previsto.

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