Agnelli, al tribunale di Thun è il giorno di Elkann. Il testamento della nonna e l’eredità: ecco su cosa è il processo
Thun (Svizzera) – Fa molto freddo, appena 3 gradi, e tira aria di neve nella cittadina elvetica di Thun: regione dell’Oberland, cantone di Berna. Così, alle 8,15 quando arriva nel Tribunale, John Elkann indossa abiti invernali. All’interno, ci sono già da qualche minuto sua madre Margherita Agnelli e la sorella Ginevra: impossibile sapere se i protagonisti di uno scontro familiare ed ereditario che dura da 22 anni si siano rivolti la parola o anche solo un saluto ne faccia a faccia prima nei corridoi e poi nell’aula del piccolo Palazzo di Giustizia di Thun.
Il presidente di Stellantis è qui per deporre davanti alla presidente del Tribunale Amelie Meyes Schürch che deve decidere sulla validità del testamento di sua nonna, Marella Caracciolo. Scomparsa il 23 febbraio 2019, la vedova di Gianni Agnelli aveva lasciato infatti delle ultime volontà che indicavano in John e nei fratelli Lapo e Ginevra gli unici suoi eredi. Escludendo l’unica legittima erede, secondo il Codice civile italiano: la figlia Margherita, secondogenita dell’Avvocato, e i suoi altri cinque figli nati dal secondo matrimonio con Serge de Pahlen.
Una contesa lunga, intricata e che dilania la dinastia Agnelli dal 24 gennaio 2003, giorno della morte del “signor Fiat”. Da allora, Margherita contesta tutte le decisioni ereditarie della madre e anche l’accordo transattivo e il patto successorio stipulati nella primavera del 2004 con Marella, nei quali rinunciava all’eredità dei genitori, in cambio di un patrimonio valutato intorno a poco più di un miliardo di euro: in ville e appartamenti in Italia, fondi esteri e opere d’arte.
Documenti tutti redatti, compreso il testamento e le sue due aggiunte, secondo il diritto svizzero in forza di una presunta residenza elvetica di Marella Caracciolo che sarebbe cominciata addirittura alla fine del secolo scorso. Non la pensa così Margherita Agnelli che ha avviato una causa civile a Torino, in cui sostiene, tra le altre cose, la nullità del testamento svizzero della madre, la fittizia “costruzione” della presunta residenza elvetica di Marella e chiede infine di tornare a essere l’erede legittima del patrimonio Agnelli. A cominciare dalla società semplice Dicembre: quella che consente al figlio John, così come accadeva già con il nonno Gianni, la guida dell’impero di famiglia e di Exor.
Parallelamente alla causa di Torino, da tempo sono aperti in Svizzera altri quattro procedimenti che contrappongono la madre ai suoi tre figli e viceversa: uno a Ginevra e tre a Thun, presso il Tribunale competente per Lauenen, il villaggio di montagna vicino a Gstaad, dove secondo le dichiarazioni ufficiali Marella Agnelli avrebbe trascorso per lo più gli ultimi anni della sua vita: rispettando dunque, all’apparenza, la presunta residenza svizzera.
Quello le cui udienze sono in corso in questi giorni (lunedì sono state già state ascoltate una prima volta Margherita Agnelli e Ginevra Elkann) è chiamato il “processo Thun 2” e riguarda proprio la validità del testamento di Marella. Una causa avviata dai tre figli contro la madre per chiedere la conferma della validità di quell’atto. Il testamento della vedova dell’Avvocato era stato redatto l’11 agosto 2011 davanti al notaio elvetico Urs von Grünigen: a quel documento avevano poi fatto seguito due aggiunte, il 14 agosto 2012 e il 22 agosto 2014.
Quale può essere a questo punto l’argomento della deposizione di John Elkann davanti alla giudice svizzera (le udienze si svolgono tutte a porte chiuse in camera di consiglio e con la presenza solo di un cancelliere, una interprete e i legali delle due parti)?.
Una delle possibilità è che la giudice Schürch, oltre a porre domande sull’effettiva presenza della nonna in Svizzera per almeno sei mesi e un giorno ogni anno (condizione richiesto dalla legge italiana per una residenza estera valida) e in particolare sul suo “centro d’interessi” in territorio elvetico (secondo i legali degli Elkann sarebbe quest’ultima, invece, la caratteristica fondamentale richiesta dal diritto elvetico)alle questioni ereditarie anche se i legali ), possa introdurre considerazioni o elementi dell’inchiesta penale avviata dalla procura di Torino nel febbraio 2024, dopo un esposto di Margherita Agnelli. Indagini nelle quali John Elkann e i suoi due fratelli sono indagati per truffa ai danni dello Stato per evasione fiscale e mancato pagamento della tassa di successione. Nel settembre scorso, i tre fratelli hanno versato 183 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate italiana. In qualche modo accettando dunque che le tasse di successione (e anche l’ammontare di alcune evasioni fiscali) legate al patrimonio della nonna, ricostruito dai pm e dalla Guardia di Finanza, spettassero al fisco italiano. In cambio, il presidente di Stellantis ha ottenuto il parere favorevole della procura sulla sua richiesta di “messa alla prova” presso le scuole salesiane di Torino come tutor e formatore. Se così sarà (la gip dovrebbe decidere il 28 novembre prossimo) il reato di Elkann si estinguerà dopo 10 mesi di lavori socialmente utili.
Le indagini dei pm di Torino e delle Fiamme Gialle, in particolare, avrebbero però dimostrato che la residenza della vedova dell’Avvocato sarebbe stata fittizia e costruita con “artifizi e raggiri”: un’ipotesi d’accusa legata soprattutto a documenti sequestrati nello studio del commercialista di famiglia, Gianluca Ferrero (presidente della Juventus e anche lui indagato nell’inchiesta dell’eredità così come il notaio elvetico del testamento) e nei cassetti della scrivania di Paola Montaldo, segretaria che un tempo assisteva Marella Caracciolo e oggi è dipendente di John Elkann. Sempre durante le perquisizioni, gli inquirenti avevano trovato traccia di scambi di mail sulle vicende ereditarie tra lo stesso John Elkann, i suoi collaboratori a Torino e un avvocato d’affari e docente universitario svizzero, l’ultranovantenne Peter Hafter. Il legale, che risulta anche come uno dei tre testimoni notarili per la redazione del testamento e dell’ultima aggiunta, avrebbe svolto in realtà – secondo le carte recuperate dai pm – il compito di “consigliere” sulla gestione della “credibilità” della residenza svizzera di Marella Caracciolo nel villino di Lauenen e addirittura riguardo alle formule da utilizzare nell’aggiunta del 22 agosto 2014. In particolare, esiste uno scambio di mail sulla necessità di inserire questa frase di Marella Caracciolo: “Da oltre 40 anni la Svizzera è al centro delle mia attività”. Qualcosa che potrebbe avere un significato proprio riguardo all’allestimento del presunto “centro d’interessi svizzero” della vedova dell’Avvocato. Così come un’altra delle mosse suggerite dal “regista” Hafter: quella di inserire nel libro autobiografico di Marella Agnelli, “Ho coltivato il mio giardino”, alcune frasi in cui si dovevano sottolineare l’attaccamento della signora allo Chalet Icy di Lauenen e alla Confederazione Elvetica.
Tutto questo, però, potrà entrare a far parte del processo “Thun 2” e produrre effetti sulla sua conclusione? L’unica cosa certa, per ora, è che la giudice svizzera dovrà intanto decidere, dopo le varie udienze e audizioni testimoniali, se ritiene che la questione della validità del testamento ricada nella giurisdizione elvetica oppure se debba essere decisa nel processo civile in corso a Torino che riprenderà agli inizi di dicembre.
In questi giorni, al Tribunale di Thun hanno deposto anche alcuni collaboratori e domestici che assistevano Marella Caracciolo e alcune sue antiche conoscenze torinesi che la frequentavano abitualmente e con continuità a Villa Frescot: la residenza italiana dei coniugi Agnelli sulla colline della città dell’ex impero Fiat. Conoscenze sentite proprio per accertare anche il legame della vedova dell’Avvocato per Torino e l’Italia piuttosto che per la Svizzera: su qual era, insomma, il suo vero “centro d’interessi”.