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Sicilia, chiesto il rinvio a giudizio per l’assessora Amata (FdI). L’opposizione: “Schifani la rimuova subito e si dimetta”

L'esponente di Fratelli d'Italia è accusata di corruzione in concorso con l’imprenditrice Marcella Cannariato. La Regione è riconosciuta parte offesa. La giunta sempre più traballante
Sicilia, chiesto il rinvio a giudizio per l’assessora Amata (FdI). L’opposizione: “Schifani la rimuova subito e si dimetta”
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L’assessora regionale siciliana al turismo e allo sport, Elvira Amata (Fratelli d’Italia) dovrà presentarsi il 13 gennaio davanti al gup di Palermo, Walter Turturici, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura guidata da Maurizio de Lucia. La comunicazione è stata trasmessa anche alla Regione Sicilia, riconosciuta parte offesa, e bisognerà capire se il governatore Renato Schifani deciderà di costituirsi nel processo contro la sua stessa assessora. Traballa ancora una volta la giunta regionale, già minata da inchieste e scandali, e non è escluso un possibile ed ennesimo rimpasto. Il presidente dovrà riflettere sulla posizione di Amata, visto che nei giorni scorsi ha già revocato le deleghe agli assessori cuffariani Nuccia Albano e Andrea Messina, non indagati ma travolti dall’indagine sulla DC e sul suo leader Totò Cuffaro, mentre resta saldamente nel suo scranno l’assessore all’agricoltura, il siculo-leghista Luca Sammartino, imputato a Catania per corruzione.

Amata, secondo l’inchiesta della Guardia di finanza e coordinata dai pm Felice De Benedittis e Andrea Fusco, è accusata di corruzione in concorso con l’imprenditrice Marcella Cannariato, moglie del patron Tommaso Dragotto fondatore della società di noleggio Sicily by Car. L’imprenditrice avrebbe promesso di assumere il nipote dell’assessora, Tommaso Paolucci (non indagato) nella A&C Broker Srl, società in cui Cannariato risulta legale rappresentante, e avrebbe inoltre pagato le spese per l’alloggio del nipote nella struttura “Leone Suite B&B” di Palermo, nel periodo compreso tra settembre 2023 e marzo 2024, per un costo complessivo di 4.590,90 euro. In cambio, secondo l’accusa, dall’ufficio dell’assessorato al turismo sarebbe stato promesso il finanziamento pubblico di 30 mila euro per l’evento “XXIII edizione Donna, Economia e Potere”, promosso dalla Fondazione Marisa Bellisario, di cui Cannariato risultava rappresentante regionale, poi dimessasi a seguito dell’inchiesta. In parallelo, si attende anche la richiesta di rinvio a giudizio per il presidente dell’assemblea regionale, il meloniano Gaetano Galvagno, delfino del presidente del senato Ignazio La Russa, indagato nello stesso filone d’inchiesta per corruzione, peculato, falso e truffa.

“Schifani abbia un sussulto di dignità, rimuova l’assessore Amata immediatamente e si dimetta dopo i danni enormi che ha fatto in questi ultimi tre anni. Non usi due pesi e due misure: così come ha fatto con gli assessori dalla Dc, incredibilmente non indagati, faccia lo stesso con la Amata. Schifani ha scelto una squadra di governo che fa acqua da tutte le parti e adesso non ha altra scelta che rimuovere pure lei. Mi chiedo come un presidente della Regione si ostini a continuare a governare in queste condizioni; con una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione per Amata che con il suo assessorato ha la discrezionalità di stanziare dei fondi, è follia pura”, ha commentato il deputato regionale Ismaele La Vardera (Controcorrente).

“Schifani ora estrometta FdI dal governo come ha fatto con la Dc. Non può essere moralizzatore a corrente alternata e usare due pesi e due misure. Applichi con Fratelli d’Italia lo stesso metro usato per gli assessori della Democrazia Cristiana, oppure deve chiedere prima il permesso a Roma? Schifani deve dare un segnale forte alla collettività: estrometta gli assessori di FdI e un minuto dopo si dimetta, non ci sono più le condizioni per andare avanti. Abbia un sussulto di dignità e ne prenda atto, sono più gli indagati e gli imputati nella sua maggioranza che le riforme del suo inefficace e inefficiente governo”, ha detto il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca.

Sulla stessa linea anche il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo: “E ora, con l’assessore al Turismo indagata e per cui la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio, anche Fratelli d’Italia fuori dalla giunta Schifani! Deve valere anche per loro quello che Schifani ha detto a proposito degli assessori cuffariani rimossi (anche se non indagati): la loro presenza confliggeva con i principi fondamentali di trasparenza del suo governo. Non si rende conto – ma per quanto ancora? – in quale spirale Schifani stia trascinando la Sicilia, a causa della sua incapacità di accorgersi della slavina di scandali, episodi poco trasparenti e ombre che gravano sulla sua giunta. La soluzione è una: abbia un sussulto di dignità e si dimetta liberando l’Isola da questa cappa di clientele di cui lui è il principale responsabile politico”, conclude Barbagallo.

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