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Corruzione Ucraina, chiesto l’arresto dell’ex vicepremier: “Tangenti per 1,2 milioni”. La Procura vuole il processo anche per l’ex viceministro dell’Energia

L'Ufficio nazionale anticorruzione che coordina l'inchiesta "Midas" stringe le maglie su Oleksiy Chernyshov, nelle chat indicato come "Che Guevara": a giugno si era dimesso dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione

Che Guevara” deve essere arrestato. La Nabu, l’Ufficio nazionale anticorruzione che coordina l’inchiesta “Midas“, stringe le maglie su Oleksiy Chernyshov e ha presentato una richiesta per arrestare l’ex vice primo ministro, accusato di quello che l’articolo 368‑5 del codice penale ucraino definisce “arricchimento illecito” nell’ambito della maxi-operazione anti-corruzione che coinvolge la società nucleare statale Energoatom. Secondo gli inquirenti, Chernishov era tra le persone che frequentavano la cosiddetta “lavanderia“, l’appartamento in via Hrushevskoho 9A, a Kiev, “dove venivano riciclati i fondi ottenuti con mezzi criminali”.

“La Nabu e il Sapo (la Procura specializzata che conduce l’inchiesta con la Nabu, ndr) – si legge in una nota dell’Autorità Anticorruzione – hanno documentato come i membri dell’organizzazione criminale trasferivano fondi all’ex vice primo ministro dell’Ucraina, che nelle comunicazioni interne veniva chiamato ‘Che Guevara’”. In totale gli inquirenti hanno “registrato il trasferimento di 1,2 milioni di dollari Usa e quasi 100 mila euro in contanti, direttamente nell’ufficio o nella clinica medica di proprietà di uno dei membri dell’organizzazione criminale”. L’ultima tranche, poi, “pari a 500 mila dollari Usa, è stata trasferita alla moglie di Che Guevara dopo che lui stesso era stato indagato per reati di corruzione“. Fondi illeciti che l’ex vicepremier avrebbe usato per costruire case di lusso nella capitale.

Ex amministratore delegato di Naftogaz, la società nazionale di petrolio e gas dell’Ucraina, poi nominato vice primo ministro, Chernyshov era finito nei guai in estate, quando la Nabu gli aveva recapitato un avviso di garanzia per corruzione mentre si trova all’estero per una missione diplomatica. Tornato in patria su richiesta di Volodymyr Zelensky, si era dimesso.

L’inchiesta continua a concentrarsi anche sul settore minerario, strategico per Kiev anche alla luce dell’accordo capestro sulle terre rare stretto da Zelensky con Donald Trump. Nelle scorse ore la Nabu e il Sap hanno chiesto il rinvio a giudizio di un ex viceministro dell’Energia. Secondo l’agenzia di informazione Parlament.ua, si tratta di Oleksandr Hale, ex numero due di Hernan Galuschenko, dimessosi nei giorni scorsi perché coinvolto nell’indagine. Per i magistrati, nel 2024 Hale aveva “promesso ai dirigenti delle imprese statali del bacino carbonifero di Leopoli-Volyn (nell’ovest del paese, ndr) di trasferire gratuitamente nel loro distretto “attrezzature dalle miniere del distretto di prima linea della regione di Donetsk“, regione dell’est che Vladimir Putin vuole fortemente e dalle cui sorti dipenderà quella della guerra. In cambio, aveva chiesto soldi.

Hale, spiegava la Nabu all’epoca, aveva 3 complici: “Un commerciante privato di energia, il capo di una compagnia energetica della regione di Mykolaiv e il capo di un’impresa mineraria della regione di Donetsk. Era da questo complesso minerario che doveva iniziare l’evacuazione delle attrezzature dopo che l’organizzatore dell’affare aveva ricevuto parte della tangente”. Che avrebbe dovuto essere pagata in 5 rate da 100mila dollari. Nell’agosto 2024 i quattro erano stati colti “con le mani nel sacco” mentre incassavano la terza tranche, scrive la Nabu in un comunicato su Telegram, quindi erano stati arrestati e Hale si era dimesso da viceministro. L’indagine preliminare sul caso si è conclusa il 20 marzo 2025 e l’atto di accusa è stato ora trasmesso al tribunale per la valutazione nel merito.