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I droni a basso costo rendono la guerra ‘alla portata’ di tutti

Un singolo drone può costare poche centinaia di euro, mentre soluzioni difensive complesse possono arrivare a costare diversi milioni e richiedere tempi di produzione lunghi
I droni a basso costo rendono la guerra ‘alla portata’ di tutti
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Negli ultimi anni i droni a basso costo hanno trasformato il modo di fare guerra.

L’Ucraina si è imposta come protagonista nell’uso tattico di questi mezzi, schierandone decine di migliaia ogni mese grazie a un ecosistema di innovazione civile-militare che include ingegneri e nuove start-up di stampa 3D. Oltre ai fronti terrestri, i droni ucraini sono stati impiegati anche in operazioni marittime nel Mar Nero, con attacchi in stile kamikaze contro navi e infrastrutture offshore. Successivamente, il loro impiego si è diversificato, e alcuni USV MAGURA sono stati equipaggiati con missili aria-aria per abbattere caccia ed elicotteri russi. A ciò si aggiungono gli USV portadroni che si distinguono per la presenza di una sorta di hangar situato al centro dell’imbarcazione.

L’esperienza ucraina dimostra come piattaforme economiche possano produrre effetti strategici rilevanti su grandi distanze soprattutto in contesti bellici moderni. Anche la Russia dal suo canto ha accelerato il processo: da un impiego limitato è passata a una dottrina UAV pienamente istituzionalizzata, con ampio uso di droni FPV, maggiormente versatili, per la correzione del tiro d’artiglieria, ricognizione e attacchi loitering.

Le tattiche con i droni hanno pure una componente psicologica: in contesti urbani vengono usati per tracciare civili, identificare rotte di fuga e colpire vie di evacuazione nei momenti di maggiore vulnerabilità, aumentando l’impatto dell’artiglieria sulle popolazioni. Sul versante industriale, la Cina gioca un ruolo chiave nelle catene globali di fornitura: circa l’80% dell’elettronica per droni — microelettronica a duplice uso, sensori e hardware di comunicazione — proviene da produttori cinesi e talvolta sfugge a restrizioni attraverso intermediari in Paesi terzi. Questa dipendenza ha aiutato la Russia a conservare e rilanciare la propria produzione nonostante le sanzioni, evidenziando i limiti dei controlli sulle esportazioni.

Negli Stati Uniti emergono invece aziende come Anduril, che puntano a produzioni di massa con gigafactory, e centinaia di startup che trasformano droni civili in sistemi a uso militare. La combinazione di basso costo, manovrabilità e scalabilità rende questi velivoli adatti alla produzione in serie per attacchi di saturazione — da qui il termine “missili da crociera dei poveri”. Un esempio significativo è il Feilong-300D di Norinco, presentato allo Zhuhai Air Show. Un drone pensato per sorveglianza, ricognizione e attacco prodotto su larga scala e dal costo unitario intorno ai 10.000 USD (circa 8.686,59 €). Un prezzo così contenuto apre il mercato anche a Paesi con bilanci ridotti e facilita la proliferazione tecnologica verso attori statali e non statali — inclusi gruppi terroristici — aumentando i rischi di uso offensivo.

I sensori moderni — per esempio il sistema radar della svedese Saab, azienda di riferimento nel settore della difesa — sono però già in grado di rilevare e classificare con precisione bersagli anche molto piccoli, come i droni. Rimane però aperto il problema del rapporto costi-benefici: spesso il costo di schieramento e impiego di sistemi difensivi sofisticati è sproporzionato rispetto al prezzo contenuto degli attacchi con droni. Un singolo drone può costare poche centinaia di euro, mentre soluzioni difensive complesse possono arrivare a costare diversi milioni e richiedere tempi di produzione lunghi.

Per rispondere a questa discrepanza, sempre la svedese Saab sta sviluppando “Nimbrix”: un missile in rapido sviluppo, pensato per essere economico e compatto ma dotato di cercatore di bersaglio e testata ad azione diretta. In sintesi, la diffusione di droni economici non cambia soltanto l’esito delle battaglie odierne, ma ridefinisce la natura dei conflitti futuri e la «war economy» associata: guerra più accessibile, più frammentata e più difficile da contenere con le difese tradizionali.

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