
Il generalissimo Vannacci spiega, illustra, dimostra. Ineccepibile. L'Italia si è desta. A destra. Il post che ha pubblicato su Facebook è un capolavoro di storiografia "al contrario"
di Berardino De Bari
Ma quale Professor Barbero! Non fatevi più ingannare dagli storici di sinistra. Sappiate che c’è un nuovo corso di storia contemporanea in rete, tenuto sulla pagina Facebook di chi, contrariamente a Barbero, la storia la mastica. E poi la ingoia. “E poi, e poi, e poi..”, citando Mina (che spero mi perdonerà). Parlo del mitologico generale Vannacci che, in un suo recente post su Facebook, dimostra in maniera lucida e incontrovertibile, con citazioni di storici (anzi di storico, uno, uno solo, tal Francesco Perfetti) che l’arrivo del fascismo in Italia “fu tutto legale”.
Qualche zecca dirà che il generale fa, di tutta la Storia, “un fascio”, che non bastano tre date, due virgolette e un tono professorale, per dare al ventennio una patina democratica. Non è così. Il generalissimo Vannacci spiega, illustra, dimostra. Ineccepibile. Fratelli d’Italia, l’Italia si è desta. A destra.
Il post in questione non è che un capolavoro di storiografia “al contrario”, come il mondo del libro best seller scritto dal nostro eroe. Vannacci dimostra che Mussolini salì al potere “in maniera formalmente legale”. Ed ha ragione! Chi può affermare che non è “formalmente legale” nominare un premier sotto minaccia? E poi, mica è colpa del Duce se i fascisti picchiavano meglio e più forte degli avversari. È questione di allenamento, di chi al pugno alzato rispondeva, in maniera più efficace, col pugno in faccia.
Vannacci ha ragione affermando che la Marcia su Roma non fu un colpo di Stato, ma una “manifestazione di piazza”. Certo. Il raduno di quarantamila squadristi armati, con l’esercito pronto a sparare e il Re che decide di no, non fu altro che un grande picnic patriottico, a base di manganelli e olio di ricino, un flash mob in camicia nera. Che sfina. E che che sfila. Niente di più. Mancava solo lui, il Duce, rimasto a Milano, umilmente, in attesa degli eventi. Poi, scelse il treno per scendere a Roma per farsi nominare premier: ma quanto fu green?
Ah, Mussolini, fece un governo di coalizione. C’erano liberali, popolari, nazionalisti e, col passato socialista del Duce, anche la sinistra era rappresentata. C’erano ministri non fascisti, e ciò annulla la violenza, la censura e le aggressioni già in corso. Chiaro?
Questo capolavoro storiografico prosegue ricordandoci che tutto avvenne “secondo lo Statuto Albertino”. Il fascismo non piegò le istituzioni fino a svuotarle: le usò, per abolire la libertà, fece votare il Parlamento, per auto-annullarsi, e chiese al Re di firmare decreti, che lo resero irrilevante. Tutto fu fatto “legalmente”: come ogni dittatura che si rispetti. E solo chi è un “povero comunista” (cit. il braccialetto di Sangiuliano) può negare il fatto che anche le leggi razziali del 1938 furono approvate dal Parlamento e promulgate dal Re. Basta parlare di fascismo antisemita: il Duce propose, ma il Re firmò. Non fosse stato d’accordo, poteva rifiutare. Non c’è più vergogna, se è protocollata in cancelleria.
Il fascismo non fu una violenza sistematica che si servì della legalità per demolire la democrazia, pezzo dopo pezzo. No. Ci sono firme reali e voti parlamentari che legittimano quei vent’anni, che tutto furono, tranne che dittatura: al massimo, fu un grande errore di marche da bollo.
Ha ragione il generale: bruciamo “i manuali di storia del Pd”. Smettiamola di dire che il fascismo nacque dalla paura, e prosperò sulla violenza e morì nel disastro. Basta con la solita, nostalgica egemonica erudizione bolscevica. Evviva la Rinascita Storiografica Italiana (RSI) promossa dal generale, eurodeputato, 3 volte laureato, di cui una in scienze militari, all’università di Bucarest, uomo di spicco della culturalissima Lega salviniana.
Da medico, aspetto con trepidazione la lezione che ci spiegherà come Giacomo Matteotti non fu assassinato, ma morì di freddo, dopo una lunga e “formalmente legale” passeggiata in campagna: non fu il vigore fascista, ma la sua cagionevole natura socialista a uccidere Matteotti. E tutti gli altri.