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Cnel, Meloni irritata per la decisione di Brunetta di aumentarsi lo stipendio a 310mila euro all’anno. Le opposizioni: “Ecco la destra al governo”

Incremento di 60mila euro sfruttando una sentenza della Corte Costituzionale e vuole gli arretrati. Dal M5s a Renzi: "Indecente e senza vergogna". Il governo in silenzio
Cnel, Meloni irritata per la decisione di Brunetta di aumentarsi lo stipendio a 310mila euro all’anno. Le opposizioni: “Ecco la destra al governo”
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Non avrebbe dovuto percepirlo, poi una norma legata al Pnrr gli ha permesso di intascarlo e ora arriva anche un ritocco al rialzo sfruttando una sentenza della Corte Costituzionale. E che ritocco. Lo stipendio di Renato Brunetta in qualità di presidente del Cnel passa da 250mila a 310mila euro. Un aumento di oltre il 20% che scatena la bufera politica. Da Palazzo Chigi trapela l’irritazione della premier mentre le opposizioni attaccano il governo e l’ex ministro, che fino a un anno e mezzo fa non percepiva un euro perché già pensione. Poi, nel marzo 2024, all’interno del decreto Pnrr spuntò un articolo cucito su misura: la norma consentiva al presidente e ai componenti del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro di ricevere un compenso nonostante dal 2012 fossero vietati incarichi retribuiti da parte della pubblica amministrazione a chi è in pensione.

L’asticella era stata fissata al massimo del tetto per i dirigenti della Pubblica amministrazione. Salario maxi per uno dei più acerrimi nemici del salario minimo a 9 euro all’ora. Ora il nuovo aumento, rivelato dal Domani, e cavalcato dalle opposizioni. Il provvedimento è stato votato l’11 settembre a una manciata di settimane dalla sentenza della Corte costituzionale di fine luglio che ha dichiarato incostituzionale la soglia per le remunerazioni pubbliche. Pronti-via e Brunetta si è mosso, predisponendo anche il recupero degli arretrati. La mossa, una volta scoperta, ha irritato perfino il governo che aveva aperto il varco per il doppio stipendio nel 2024. Pubblicamente nessuno ha commentato, come invece hanno fatto le opposizioni. In serata ambienti di Palazzo Chigi trapela l’irritazione di Giorgia Meloni per la notizia dell’aumento dello stipendio deciso dal presidente del Cnel avvalendosi della sentenza della Corte Costituzionale. Una decisione “non condivisibile“, ritiene la premier così come è “inopportuna” la scelta relativa all’adeguamento del compenso.

Il presidente del M5s Giuseppe Conte affonda: “Quando portai a Meloni la proposta per aumentare gli stipendi a 4 milioni di lavoratori col salario minimo, lì per lì finse interesse per la proposta e disse che avrebbe lavorato con il Cnel di Brunetta a misure per gli stipendi. Ci siamo lasciati così e poi? Niente salario minimo, ma sono aumentati gli stipendi dei vertici Cnel e di Brunetta, i rimborsi a ministri e sottosegretari. Mentre crollano i salari reali e abbiamo tasse record. Presidente Meloni: a posto così?”.

“È indecente che, in un momento in cui l’Italia registra il record storico di poveri assoluti e 6 milioni di lavoratori dipendenti prendono meno di 1.000 euro al mese, il Cnel di Renato Brunetta decida di aumentare gli stipendi dei propri vertici. A iniziare proprio da quello del presidente, reintrodotto con una norma ad personam inserita in uno dei vari decreti Pnrr, che cumula a pensione e vitalizio. Il tutto non solo con effetto retroattivo, circostanza già di per sé gravissima, ma addirittura senza nemmeno attendere che il governo vari un provvedimento per recepire quanto stabilito a luglio dalla Corte costituzionale. Insomma, Villa Lubin si è trasformata in Villa Brunetta: un luogo dove tutto può succedere, in barba persino alla legge”, afferma Dario Carotenuto (M5s). “Che ne pensa il Governo? – chiede il pentastellato – Altro che patriottismo: è la difesa della Casta della peggior specie”.

Duro anche Matteo Renzi: “Il Cnel ha deliberato un aumento di 1,5 milioni per i vertici e di 200.000 euro per lo staff. Giorgia Meloni non trova i soldi per aumentare gli stipendi al ceto medio ma li trova per aumentare il poltronificio di Brunetta”, ha scritto su X il leader di Italia viva ed ex premier. “È proprio lo stesso Brunetta che si è duramente opposto al salario minimo di 9 euro lordi l’ora. Sono davvero senza vergogna alcuna – tuona il leader di Avs Nicola Fratoianni – Insomma, grandi aumenti per se stessi e briciole per gli altri quando si tratta di rinnovare i contratti e adeguarli al costo della vita, come si vede dal contratto di questi giorni dei lavoratori della scuola. Avida, predatoria e senza vergogna: questa è la destra al governo del Paese”.

Per il Cnel, invece, è tutto normale. Anzi, era sostanzialmente necessario far piovere altre centinaia di migliaia di euro nelle tasche dei vertici: “Il Cnel non ha effettuato alcun ‘adeguamento’, ma si è limitato a dare doverosa applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale n. 135 del 9 luglio 2025, che ha ripristinato a decorrere dal 1° agosto u.s. il tetto retributivo dei 311.658,53 euro”, scrive in una nota contestando le ricostruzioni giornalistiche. “Si tratta, con ogni evidenza di una serie di errori – voluti o meno non importa – che complessivamente concorrono a falsare la condotta di assoluta regolarità e legittimità cui il Cnel informa la propria attività”.

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