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Totò Cuffaro, per i pm c’era il pericolo di fuga: “Invece di starci dieci giorni in Burundi, ci sto tre mesi”

La procura di Palermo aveva chiesto di porre l'ex governatore direttamente ai domiciliari, senza passare dall'interrogatorio preventivo, perché sussiteva il pericolo di fuga. Ma il gip non ha condiviso la richiesta
Totò Cuffaro, per i pm c’era il pericolo di fuga: “Invece di starci dieci giorni in Burundi, ci sto tre mesi”
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Secondo la procura di Palermo, Salvatore Cuffaro voleva darsi alla fuga. Per questo motivo i sostituti Giulia Falchi e Andrea Zoppi, coordinati dal capo Maurizio de Lucia, avevano chiesto direttamente la custodia cautelare agli arresti domiciliari per l’ex governatore, senza cioè passare dall’interrogatorio preventivo. Per tutta una serie di reati, infatti, la riforma varata dal ministro Carlo Nordio impone di avvisare gli indagati con almeno cinque giorni di anticipo della richiesta di arresto emessa dalla procura nei loro confronti: saranno interrogati prima di finire in carcere o ai domiciliari. Ma la previsione non vale in caso sussistano le esigenze cautelari del pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. Secondo i pm di Palermo era questo il caso di Cuffaro e degli altri 17 indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti.

“Per tutti ricorrono le esigenze cautelari di cui all’art. 274 c.p.p. lett. b), ovvero il pericolo concreto e attuale di fuga che, per fatti quali quelli di cui alla presente indagine e con riferimento a indagati aventi profili quali quelli tratteggiati, appare sussistere al massimo grado. Invero, in ragione delle circostanze sopra riportate circa la necessità di accertare le responsabilità di terzi per fatti connessi a quelli indicati nei capi di incolpazione provvisoria, nonché di approfondire il grado di infiltrazione del sodalizio criminale nei tessuti dell’amministrazione pubblica, si rilevano elementi che depongono per un effettivo e prevedibilmente prossimo pericolo di allontanamento clandestino degli indagati, che richiede un tempestivo intervento cautelare. Gli indagati hanno una grande e facile disponibilità di mezzi, con i quali si spostano frequentemente dentro e fuori il territorio nazionale, frequentano soggetti pregiudicati e ciò rende reale ed effettivo il pericolo di fuga degli stessi, difficilmente eliminabile con interventi tardivi”, si legge nella richiesta di arresto dei pm. Un passaggio che gli inquirenti scrivono anche alla luce del fatto che “sono state registrate conversazioni in cui Cuffaro, ipotizzando attività di indagine nei suoi confronti, ha esplicitato la volontà di sottrarsi alla pretesa della giustizia, sfruttando l’occasione di un suo viaggio già programmato, così manifestando non solo la volontà ma anche la concreta possibilità di un’ostruzione all’esecuzione di un provvedimento restrittivo della libertà personale”.

Dall’inchieste, infatti, emerge come Cuffaro fosse stato allertato dell’esistenza di indagini in corso: per questo motivo Stefano Palminteri, tenente colonnello dei carabinieri, è indagato per violazione di segreto. A un certo punto l’ex governatore, infatti, viene intercettato mentre chiede a un suo interlocutore, Domenico Di Carlo: “Quello che potresti fare è sapere… sapere… tentare di intuire… se…quell’attenzione che quattro mesi fa trasferirono… a tuo genero”. Gli investigatori annotano che su queste ultime parole, Cuffaro abbassa la voce. Di Carlo risponde: “Lo debbo fare perché…“. A quel punto Cuffaro aggiunge: “È un’attenzione che si smorzata…dice no si è alzata. Allora io sai che faccio… invece di starci dieci giorni in Burundi… di sto tre mesi… (batte le mani, ndr.)… non so se ho reso l’idea”. Dopo aver scontato quasi cinque anni di carcere per favoreggiamento alla mafia, infatti, Cuffaro era andato a fare il medico volontario in Burundi all’ospedale Cimbaye Sicilia, finanziato con i soldi del Fondo della Solidarietà quando era governatore. Più di recente la sua onlus ha siglato un accordo col ministero africano per la gestione del nuovo ospedale di Karuzi, una delle zone più povere del Paese. La richiesta dei pm, però, non è stata accolta dalla gip Carmen Salustro, che non ha evidentemente ritenuta fondata l’esigenza cautelare del pericolo di fuga. A Cuffaro e gli altri, infatti, è stato notificato l’avviso d’interrogatorio, fissato per l’11 novembre.

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