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Crollo della Torre dei Conti, le accuse dell’archeologo Carandini: “Evidenti segni di incompetenza tecnica”

Lo studioso esperto della storia di Roma: "In un bene così fragile occorreva procedere con interventi minimi. E non mi sembra che sia stato così. Il troppo stroppia, come in certe operazioni di chirurgia estetica"
Crollo della Torre dei Conti, le accuse dell’archeologo Carandini: “Evidenti segni di incompetenza tecnica”
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L’archeologo Andrea Carandini non usa eufemismi per commentare il crollo di una parte della Torre dei Conti a Roma, vicino al Colosseo: “Incompetenza tecnica”, un crolloimpensabile“. Sotto i detriti della struttura medievale ha perso la vita un operaio di 66 anni Octay Stroici, mentre era impegnato nei lavori di ristrutturazione. Carandini – uno degli archeologhi più esperti della storia di Roma, ex presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, ex presidente del Fai – intervistato dal Corriere della Sera lancia l’accusa contro la gestione del cantiere: “Mi sembrano evidenti i segni di una incompetenza tecnica. Penso sia mancata la presenza di un adeguato ingegnere strutturista in un delicatissimo manufatto del IX secolo”. L’archeologo sottolinea come a Roma le competenze siano “divise tra la Sovrintendenza comunale, con la ‘v’, e le realtà statali: la Soprintendenza, con la ‘p’, Statale Speciale per Roma Capitale, il Parco Archeologico del Colosseo e dei Fori… È ora di ricondurre tutto sotto il controllo dello Stato centrale”.

Secondo Carandini, “è impensabile che, in un’era come la nostra in cui si hanno a disposizione le soluzioni tecnologicamente più avanzate e sicure per gli interventi strutturali sul patrimonio culturale, sia avvenuto un crollo paragonabile a quello causato da un terremoto“. Il sospetto è che il progetto implicasse interventi eccessivamente invasivi: “Valorizzare è più che legittimo. Ma se per valorizzare un bene lo fai crollare, si procura un danno culturale enorme. In un bene così fragile occorreva procedere con interventi minimi. E non mi sembra che sia stato così. Il troppo stroppia, come in certe operazioni di chirurgia estetica in cui si esce devastati e irriconoscibili. Penso sia necessario e doveroso stabilire le responsabilità“.

In un’altra intervista al quotidiano La Stampa, Carandini commenta l’ipotesi di una gestione da parte del ministero della Cultura: “Non sarebbe perfetto ma sarebbe migliore della gestione attuale. Il ministero ha delle mancanze nella valorizzazione, è burocratico, statalista e con pochi rapporti con la società civile, ma è stato eroico nella tutela. Penso, per esempio, a Pompei“. I lavori di ristrutturazione sono gestiti dalla Sovrintendenza del Comune di Roma, il soggetto attuatore del progetto finanziato con fondi del Pnrr.

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