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Un antidoto universale contro i morsi di cobra, mamba e rinkhals sviluppato con nanocorpi

Il team ha iniziato immunizzando un alpaca e un lama con i veleni di 18 specie diverse di serpenti africani. Successivamente, hanno costruito librerie di nanocorpi usando una tecnica chiamata phage display, che permette di selezionare molecole in grado di legarsi con alta precisione e neutralizzare le tossine
Un antidoto universale contro i morsi di cobra, mamba e rinkhals sviluppato con nanocorpi
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Un antidoto ricombinante a base di nanocorpi per contrastare il veleno di morsi di cobra, mamba e rinkhals. Un gruppo di ricercatori – come si legge su Nature – ha sviluppato questo un nuovo tipo di antiveleno basato appunto su piccole molecole simili ad anticorpi che si trovano naturalmente negli alpaca e nei lama.

Ogni anno, migliaia di persone in Africa subsahariana muoiono o subiscono gravi lesioni a causa dei morsi di serpente. Attualmente, l’unico trattamento disponibile sono gli antiveleni ottenuti dal plasma di animali come cavalli, una soluzione costosa e non sempre efficace. Questi antiveleni possono provocare reazioni immunologiche indesiderate e spesso non proteggono contro tutte le specie di serpenti velenosi, lasciando molti pazienti vulnerabili. Inoltre, la parte attiva del veleno neutralizzata dagli antiveleni tradizionali può rappresentare solo una piccola frazione del farmaco, rendendo necessarie dosi elevate e costose.

Il team ha iniziato immunizzando un alpaca e un lama con i veleni di 18 specie diverse di serpenti africani. Successivamente, hanno costruito librerie di nanocorpi usando una tecnica chiamata phage display, che permette di selezionare molecole in grado di legarsi con alta precisione e neutralizzare le tossine.

Dopo aver identificato i nanocorpi più efficaci, gli scienziati ne hanno combinati otto in una miscela oligoclonale definita, ottenendo un antidoto ricombinante in grado di neutralizzare le tossine di sette famiglie di serpenti. Nei test preclinici, questo antidoto ha salvato gli animali dalla morte provocata dai veleni di 17 specie e ha ridotto significativamente i danni ai tessuti locali, come la dermonecrosi, problema comune negli avvelenamenti gravi. Rispetto agli antiveleni tradizionali, il nuovo antidoto ricombinante ha mostrato maggiore efficacia e potenziale di protezione universale. La speranza è che, una volta sviluppato per l’uso clinico, possa offrire una soluzione più sicura, efficiente e accessibile per combattere i morsi di serpente in tutta l’Africa subsahariana, riducendo sia mortalità che amputazioni.

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